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Intervista ad Eugenio Finardi, il genio ribelle della musica italiana.

Ho avuto la fortuna di conoscere Eugenio Finardi, molti anni fa. L’ho seguito e l’ho apprezzato molto come artista, come musicista e poi, per un certo periodo, anche come persona, condividendo con lui alcuni piccoli spazi temporali, ritagliati tra un concerto e l’altro.

La stima che nutro per lui è rimasta invariata nel tempo, anzi, aggiungerei, come impreziosita dal tempo. Attraverso questi presupposti, la mia giornata di oggi si sta trasformando in una giornata speciale, perché devo conversare con lui, e perché sono molto contento di avere modo di risentire la sua voce.

In questi giorni poi, ho riflettuto per ore sul titolo e sull’introduzione da dare a questa intervista, dedicata a lui. Come riuscire a definirlo? Come regalare alle migliaia di persone che ogni giorno leggono il nostro giornale, quella mia impronta personale, quella sfumatura di umanità, che mi piace tanto nascondere tra le parole dei miei racconti?

Trovare una definizione calzante per Eugenio Finardi è molto difficile, come lo è riassumere in poche frasi la sua lunghissima e brillante carriera di cantautore, musicista polistrumentista e artista.

Indubbiamente, è uno dei protagonisti della nostra migliore musica d’autore, ha vissuto in prima persona i meravigliosi anni della Cramps Records, eccentrica e famosa casa discografica milanese, quella degli Area e di Demetrio Stratos, di Alberto Camerini e di Claudio Rocchi.

EugenioFinardi ha una voce inconfondibile, uno stile unico, è un esperto conoscitore di musica, e ha collaborato con tutti. Oltre ai già citati Alberto Camerini e Claudio Rocchi, anche con Roberto Vecchioni, Fabio Concato, Claudio BaglioniElio e le Storie Tese e tanti altri.

A livello umano, si è notevolmente distinto per il suo appoggio, assolutamente autentico, rivolto a molte associazioni di volontariato e beneficenza. È così che alla fine ho pensato di aggiungere al titolo, due parole: genio e ribelle.

La genialità,secondo l’enciclopedia Treccani, può avere due significati. Il primo è: ”piacevolezza, affabilità nei rapporti tra persone,sentimento di simpatia”. Mentre il secondo è “eccezionale vivacità inventiva e creativa.

Conoscendo Eugenio, entrambi i significati vanno bene. Per quanto riguarda il “ribelle” è sufficiente ascoltare alcune delle sue canzoni e cercare di comprendere bene i contenuti della sua scrittura impegnata ed emozionante. Parlo di canzoni come “ Musica Ribelle” ,“Extraterrestre”, “Cuba”, “Legatizzatela”, “Scimmia” e tante altre.

Eugenio Finardi, insieme a sua nipote la violoncellista Federica Finardi Goldberg e a Giuvazza, giovane musicista torinese, ha partecipato, esibendosi in trio acustico, alla Rassegna Storica e Nuova Canzone dAutore a Ferrara, organizzata dall’associazione culturale e musicale “Aspettando Godot” .

Ecco l’intervista:

Cantautore, polistrumentista, autore, artista, compositore, come si definisce Eugenio Finardi?

“Direi che sono ‘condannato’, dalla nascita, ad essere un musicista. Sono nato in una cantante lirica, in uno strumento musicale, perché mia madre era appunto una cantante lirica. Mio padre si occupava anche lui di musica, dall’aspetto tecnico, produceva nastri magnetici. Diciamo – ci racconta Eugenio Finardi – che il mondo del suono, in tutte le sue sfaccettature, mi appartiene. Mia madre mi ha dato una preparazione vocale, ma non mi ha fatto studiare come si fa adesso. Comunque ho iniziato a 12 anni e da allora sono cresciuto nella musica”.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica quali sono state le band o gli artisti che ti sono maggiormente interessati?

“Decisamente i Rolling Stones! Loro sono stati la mia introduzione al blues, sono stati veramente la mia passione. Oggi riconosco i limiti di questa cosa, ma allora come ben sai, ci si divideva tra beatlesiani e rollingstoniani. Devo dire che -prosegue il cantautore milanese – anche in seguito, il blues mi é rimasto proprio come amore primario, compreso il suo particolare atteggiamento. Poi da lì,  l’amore per il pop, ed altre influenze musicali importanti tipo Miles Davis e Bob Marley con il suo modo di porsi, con il suo essere un po’ profeta, un po’ salvatore. Nella mia vita ho ascoltato molta musica, compresa quella classica”.

Nella tua lunga carriera hai incontrato veramente tanti artisti famosi come te. Vuoi ricordarne qualcuno?

“ In questo momento sto studiando Mango, che è stato un caro amico, un mio compagno di casa discografica. Insieme si andava a fare le promozioni a Roma. Poi mi sento di ricordare Demetrio Stratos, Claudio Rocchi, con il quale ho scritto anche un paio di pezzi all’inizio della mia carriera, Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè e tanti altri , compresi i gruppi dell’epopea del rock, gli Who, i Led Zeppelin, etc”.

Cosa rappresenta per te la musica?

La musica per me rappresenta l’assoluto. Io non sono credente, ma è come ricevere il sentimento del divino dalla musica. Quando per esempio ascolto lo ‘Stabat Mater’ di Pergolesi, sento il divino, tocco il divino, lo sento dentro di me, lo sento agire dentro di me. Io non credo che esista un essere che ha costruito l’Universo, che ha creato l’Universo, penso però – continua Eugenio Finardi – che il sentimento del sublime, dell’eterno, quello che molti attribuiscono a un Dio, sia invece da attribuire alla musica che secondo me è un contatto diretto con l’assoluto cosmico, con le leggi della fisica, letteralmente con l’Universo”.

A Ferrara, nel corso della splendida rassegna storica nuova canzone d’autore organizzata dall’associazione “Aspettando Godot”, hai suonato con tua nipote Federica (Federica Finardi Goldberg n.d.r.), e poi alla fine, a sorpresa, hai suonato con Alberto Camerini. Cosa hai provato?

“Emozioni! Mia nipote, che è nata in America,ha questa capacità di sentire la musica come la sento io. Ma prima, ti devo raccontare questa cosa…Finardi è il suo secondo nome, come io mi chiamo Eugenio Gustavo.Lei si chiama Federica Finardi, perché in America non potevano sapere che Finardi fosse in realtà un cognome. Per cui lei si chiama Federica Finardi di primo nome, e  Goldberg di cognome. La cosa bella è che pur essendo una maestra d’orchestra diplomata (è l’unica diplomata tra tutti noi), è un’improvvisatrice molto brava, improvvisa facilmente. Come ho già detto, ha un modo di sentire la musica molto simile al mio e soprattutto apprezza anche lei gran parte della musica, dalla moderna a Scarlatti ,per dire. A Ferrara, l’incontro con Alberto (Camerini n.d.r.) è stato commovente. Alberto è il mio migliore amico. Quando si è amici a 16 anni si rimane amici per sempre. Abbiamo fatto le prime esperienze musicali insieme, se non suoniamo insieme ancora oggi è solo perché abbiamo deciso entrambi di intraprendere la strada dei cantautori”.

Che progetti hai per il futuro?

“In questo momento sto lavorando ad un progetto parallelo alla musica, un progetto di beneficenza che mi occupa anche manualmente perché sto costruendo chitarre d’arte. Poi sto pensando, aspetto l’ispirazione. Io non sono uno di quelli che si mettono lì a scrivere con disciplina un pezzo al giorno. Io non sono così, devo aspettare qualcosa che mi colpisca”.

Solo un’ultima domanda Eugenio. Ho scritto recentemente un articolo in ricordo di Stefano Cerri, famoso bassista che ha anche collaborato con te. Ti ricordi?

Certamente! Stefano Cerri era un grandissimo musicista, era una persona di una grande simpatia. Con lui ed altri ho registrato ‘Extraterrestre’ nel 1977. Uscì come singolo, anticipando il mio album “Blitz”. In quella canzone ci sono due linee di basso, entrambe suonate da lui. Parlare di Stefano Cerri, ancora oggi, mi commuove”.

— Onda Musicale

Tags: Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Fabrizio De Andrè, Fabio Concato, Eugenio Finardi, Alberto Camerini, Demetrio Stratos
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