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Alla scoperta del Concept Album, 10 titoli da non perdere

La definizione del Concept Album è un po’ come la forma dell’acqua: se questa varia a seconda del contenitore, la descrizione del particolare mezzo espressivo di cui parliamo, varia a seconda di chi ne tenti una classificazione.

Per molti basta che un disco ruoti attorno a un tema fisso per poterlo annoverare nel genere, per altri le canzoni devono costituire la vera e propria ossatura di una trama.

Altrettanto vana è la diatriba attorno al titolo del primo Concept Album della storia; la ricerca del Sacro Graal sembra quasi impresa più abbordabile. Rick Wakeman, tastierista degli Yes e titolare di una fortunata carriera solista in cui ha spesso pubblicato album indiscutibilmente concept, faceva risalire il prototipo a Dust Bowl Ballads di Woody Guthrie; molti ritengono che Frank Sinatra, che usava compilare gli album in modo che le canzoni suggerissero una trama, utilizzasse il format già negli anni ’50.

Passando a tempi più consoni al tema, ovvero gli anni ’60, esempi di proto-concept abbondano: Pet Sounds dei Beach Boys e Freak Out di Frank Zappa and The Mother Of Inventions, entrambi del ’66, appartengono al genere concept legato dal tema comune.

Il celeberrimo Sgt. Pepper dei Beatles, l’anno dopo, fa meglio, attribuendo i brani del disco a una band di fantasia. Ma l’esempio più fulgido, che io personalmente ritengo il capostipite, è S.F. Sorrow, della sottovalutata band psichedelica di area Mod dei Pretty Things, del 1968. Siamo in presenza di una vera e propria rock opera, che farà quasi da modello a Tommy degli Who, primo vero successo indubitabilmente concept.

Con l’avvento del rock progressivo il Concept Album diverrà vero banco di prova per la fantasia e la tecnica dei grandi gruppi – anche italiani – del genere. Tramontata l’era prog, il format cadrà in parziale disuso, anche se periodicamente verrà riesumato da qualche band coraggiosa o semplicemente pretenziosa.

Disclaimer: come sempre, la nostra Top 10 non pretende di essere una classifica definitiva, ma rispecchia esclusivamente le idee – non per forza i gusti – di chi scrive, quindi alcuni album sono inseriti per il valore tecnico, altri più per l’importanza storica. Nella stesura non sono stati considerati i concept italiani, ai quali verrà dedicata una Top 10 dedicata.

Ecco la nostra Top 10:

10. The Six Wives Of Henry VIII – Rick Wakeman

Primo lavoro solista di Rick Wakeman, forse il più celebre tastierista prog con Keith Emerson. L’album è incentrato sulle sei mogli di Enrico VIII; ogni brano è dedicato a una delle mogli, spaziando tra tutti gli stili tipici di Wakeman. Si va dal rock a passaggi classici, dalle fughe à la Bach a cavalcate di organo Hammond. Al concept collaborarono molti musicisti di area Yes, tanto che alcuni brani sarebbero stati spesso riproposti dal vivo anche dalla band. Parte dell’importanza è anche dovuta al fatto che sia il primo concept totalmente strumentale incentrato sulle tastiere.

9. Freak Out – Frank Zappa

Primo geniale lavoro di Frank Zappa, è considerato da molti il primo vero concept della storia del rock. Album doppio, pur non raccontando una vera e propria storia, vanta una grande omogeneità di temi, incentrati sull’ossessione per i media, l’ignoranza e l’ipocrisia dei tabù sessuali; a ben pensarci, sarebbe attuale anche oggi, a riprova della grandezza di Zappa, artista e intellettuale spesso più di un passo avanti, oltre che grande chitarrista. Uscito un anno prima di Sgt. Pepper dei Beatles, lo ispirò in parte per ammissione di Paul McCartney.

8. Pet Sounds – The Beach Boys

Altro esempio di concept album discusso, nel senso che non racconta una vera e propria storia ma vanta comunque un filo conduttore unico, quello della fine della spensieratezza a favore di un’età più adulta, metafora anche del passaggio della band da gruppo di surfisti a gruppo sperimentale. E proprio le sperimentazioni sono il pezzo forte dell’album, dall’uso di strumenti peculiari – il theremin ad esempio – a raffinate tecniche di studio. Anche Pet Sounds sarà importantissimo nella genesi di Sgt. Pepper, di cui – secondo McCartney e George Martin – questo costituiva una risposta.

7. The Wall – Pink Floyd

Album essenzialmente di Roger Waters, anche se i numeri migliori vengono da David Gilmour, Comfortably Numb su tutte. L’apporto di Mason e Wright fu minimo, tanto che quest’ultimo appare addirittura come turnista e non come membro effettivo. Uscito quasi a tempo scaduto del periodo d’oro del genere, racconta la storia di alienazione di Pink, rockstar depressa che nasconde lo stesso Waters e in parte il fantasma di Syd Barrett. Ebbe grande successo e ne fu tratto un film di successo; i live rimangono tuttora memorabili ed è forse oggi l’opera più conosciuta dei Pink Floyd presso il grande pubblico. Le atmosfere fin troppo cupe e oppressive e l’andamento quasi funk di alcune parti non lo hanno fatto però invecchiare bene come altri lavori della band.

6. The Lamb Lies Down On Broadway – Genesis

Quasi all’unanimità ritenuto il miglior concept prog, The Lamb riflette l’abilità di narratore e interprete di Peter Gabriel, tanto istrionico sul palco quanto bravo a scrivere la storia di Rael, teppista newyorchese di origine portoricana. Il giovane, folgorato dalla mistica apparizione di un agnello nei fumosi sobborghi di New York, inizia una folle corsa alla ricerca di se stesso e del fratello, in una New York sotterranea popolata da mostri mitologici e figure mistiche, attraversando tutte le atmosfere musicali tipiche dei Genesis.

5. S.F. Sorrow – Pretty Things

Band e album poco ricordati ma che meritano un posto così in alto nella nostra classifica per indubbi meriti storici. S.F. Sorrow è infatti la prima vera e propria opera rock totalmente compiuta e che farà da modello per il celebre Tommy degli Who che uscirà un anno dopo, nel 1969. I Pretty Things erano una band della prima ondata britannica, quella dei Rolling Stones e degli Yardbirds, dedita a una psichedelia in salsa mod. L’album racconta la storia di Sebastian F. Sorrow: nascita, amori, guerra, tragedia, follia e delusione finale. Seminale.

4. Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band – The Beatles

Il sergente Pepe dei Beatles potrebbe giustamente stare in cima a tante classifiche di album che hanno fatto la storia, ma non in questa, essendo un concept solo in parte. Sgt. Pepper non racconta una vera e propria storia, sebbene le canzoni siano legate dal filo conduttore della città e dei suoi strambi protagonisti, con atmosfere di delicata psichedelia inglese a legare il tutto. Dalla grafica alla circolarità garantita dalla presentazione alla chiusura del tutto, dopo Sgt. Pepper nulla sarà come prima nel mondo del rock.

3. The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars – David Bowie

Album che spinge il concetto di concept un passo più avanti, creando l’alter ego di Ziggy Stardust che Bowie interpreta sul palco – e forse anche nella vita – con mimesi totale. La storia è quella di Ziggy, non un alieno come erroneamente spesso riportato, ma aspirante rockstar che viene scelto come messaggero dallo Starman che cerca di salvare il pianeta Terra dalla sua imminente descrizione. Al di là del concept raffinatissimo e di grande successo, racchiude in un solo lavoro alcune delle più belle canzoni di Bowie e del rock tutto, da Starman a Five Years, da Moonage Daydream a Ziggy Stardust e Suffragette City. Imperdibile.

2. Tommy – The Who

Ispirato da S.F. Sorrow dei Pretty Things e dagli insegnamenti del guru Meher Baba, Pete Townshend compone l’opera rock più iconica e seminale dell’intero genere, a cui anni dopo seguirà Quadrophenia. Tommy è un ragazzo che si isola dal mondo a causa di un trauma infantile che lo rende sordo, cieco e muto. Grazie alla sua incredibile abilità al flipper, diverrà una star mondiale e una sorta di guru guaritore, fino a che un episodio catartico lo libererà dai traumi e tornerà a vivere una vita normale. Con le tipiche atmosfere musicalimod e aggressive – degli Who, Tommy sarà un successo che verrà portato anche sul grande schermo.

1. The Dark Side Of The Moon – Pink Floyd

Al primo posto il capolavoro dei Pink Floyd. Un disco che rende fruibile a tutti il concept album e il rock progressivo, che evolve le tipiche suite floydiane degli anni precedenti – Atom e Echoes – in una serie di potenziali singoli legati tra loro; sono canzoni splendide, quelle di Dark Side, omogenee in temi e atmosfere, ma tutte dotate di personalità unica. Non mancano ripescaggi dal repertorio passato – Us And Them è ripreso da un pezzo scartato da Antonioni dalla soundtrack di Zabriskie Point – e tutto il lavoro viene provato live prima della pubblicazione. Si arriva così alle registrazioni con un prodotto perfetto, smussato da imperfezioni e già rodato con successo alla prova del palcoscenico. Money, Time, Breathe, Us And Them spiccano, ma tutti i brani sono di una perfezione e semplicità irripetibili.

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Genesis, David Bowie, Peter Gabriel, Paul McCartney, Syd Barrett, Pink Floyd, The Who, Roger Waters, The Wall, The Dark Side of the Moon
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