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I plagi musicali 6: gli Italiani (seconda parte)

Sesto articolo sui plagi musicali, e seconda parte della serie dedicata agli artisti del nostro Paese. Che in quanto a mancanza di ispirazione sembrano non essere secondi a nessuno.

Anche questa volta leggerete e sentirete cose incredibili!

Partiamo con Adriano Celentano. Nel 1976 il molleggiato fece uscire il singolo Svalutation. Bello, ricorda i classici americani degli anni ’50. Infatti l’inizio ha un po’ troppo in comune con Lotta lovin’ di Gene Vincent del 1957.

Passiamo ad un altro gigante della musica. Sembra sacrilego dire che Gino Paoli possa essersi ispirato ad un’altra canzone per la sua Sapore di sale del 1963, anche perché l’arrangiamento è di Ennio Morricone, altro mostro sacro. Però il brano assomiglia molto a Le rock de nerval di Serge Gainsbourg, uscita nel 1961.

Nel 1988 uscì Ti sposerò perché di Eros Ramazzotti, che però ricorda troppo Say you, say me di Lionel Ritchie del 1985. Basta ascoltarle!

Veniamo ad un pezzo più recente: Immobile di Alessandra Amoroso del 2009. Ecco, qui il problema è la sua somiglianza con Space Oddity di David Bowie del 1969. Alessandra: anche meno!

Nel 1999 uscì Guardami negli occhi di Nada; peccato che ricordi così tanto In your house dei Cure, pubblicata nel 1980. Quasi identica!

Quando nel 1992 uscì il brano Voglio una donna di Roberto Vecchioni, in molti pensarono “Ma dai, Vecchioni ha fatto una cover di I’m going down di Bruce Springsteen“. Già, peccato che nei crediti di “Voglio una donna” Springsteen e il suo brano del 1984 non figurino!

Ora io non voglio parlare di politica, però l’Inno di Forza Italia, con musica di Renato Serio e testo di Silvio Berlusconi del 1993, è uguale allo sconosciuto Mombasa di Taiska, uscito nel 1975. C’è da dire che assomiglia anche alla sezione centrale della Pomp and Circumstance March n. 1 di Sir Edward Elgar del 1901 (dal minuto 1.55 in poi).

Vi starete chiedendo: a parte tutti questi Italiani che si sono ispirati ad artisti stranieri, vi sono dei musicisti internazionali che hanno attinto dai compositori del nostro Paese? Vi sono, eccome! Partiamo con Winter Time della Steve Miller Band del 1977, che risulta molto simile nientemeno che a I giardini di marzo di Lucio Battisti del 1972!

Nel 2007 gli emo impazzivano per Moonson dei Tokio Hotel, senza accorgersi di quanto fosse simile a Love last forever di Dj Molella del 2001.

Chiudiamo con un’incredibile somiglianza: il ritornello della famosissima The NeverEnding Story di Limahl del 1984, canzone principale del film “La storia infinita”, con musica di Giorgio Moroder e testo di Keith Forsey, ricorda tantissimo quello di Dicembre (Ad un padre, il mio) di Amedeo Minghi del 1980 (dal minuto 2.02)! In questo caso si tratta quindi di un Italiano, ma in una produzione internazionale, che si è ispirato ad un altro Italiano!

Chiudiamo qui (per ora?) questa serie di articoli dedicata ai plagi musicali. Il mio consiglio è: se scrivete una canzone, fatela ascoltare al maggior numero di persone prima di registrarla, per verificare se qualcuno la riconosce come un pezzo già edito. Oppure copiate bene!

Leggi anche:
I plagi musicali: ecco i più clamorosi
I plagi musicali 2: i recidivi
I plagi musicali 3: Zucchero
I plagi musicali 4: gli incredibili
I plagi musicali 5: gli Italiani (prima parte)

— Onda Musicale

Tags: Alessandra Amoroso, Nada, Amedeo Minghi, Plagi, Lucio Battisti, Gino Paoli, Roberto Vecchioni, Eros Ramazzotti, Adriano Celentano
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