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Quando i Beatles si davano al rock duro: la Top 10

Dici Beatles e ti vengono in mente due filoni: quello degli inizi e del beat, con i tagli di capelli a caschetto e i completi eleganti, le canzoni per ragazzine osannanti e le cover rock’n’roll, tutto rigorosamente senza superare i tre minuti.

E poi i Beatles sperimentali, da Rubber Soul in poi, con le atmosfere indiane, i nastri al contrario e la psichedelia più colorata.

Ci sono però altri infiniti filoni da esplorare nella discografia dei Fab Four, e uno dei più interessanti è quello che li vede cimentarsi col rock più duro. Intendiamoci, all’epoca non solo l’heavy metal, ma anche gran parte dell’hard rock erano di là da venire; le cose più spigolose che si potevano ascoltare erano i Rolling Stones coi loro riff , il blues accelerato e acido dei Cream e – ma solo nel 1969 – i primi vagiti hard dei Led Zeppelin.

Certo, c’erano tanti gruppi che suonavano già musiche che più tardi saranno definite proto-metal o proto-punk: gli Stooges di Iggy Pop e i Velvet Underground di Lou Reed, o gli oscuri Sir Lord Baltimore, ma si trattava di nomi di nicchia, quasi underground, che solo oggi apprezziamo appieno.

Ed ecco allora dei Beatles diversi, dediti alla più pura sperimentazione di Tomorrow Never Knows, alle acidità chitarristiche di George Harrison in Taxman e Think For Yourself, alle pulsioni blues di John Lennon e all’insolita anima heavy di Paul McCartney in un pezzo come Helter Skelter.

E allora è tempo di partire con la nostra Top 10 che, come sempre, potrete rinvigorire coi vostri pezzi preferiti commentando sulla nostra pagina Facebook.

10. TaxmanRevolver

Brano d’apertura dello splendido Revolver del 1966, è scritto da George Harrison ed è forse la prima vera occasione in cui il chitarrista può mettersi in luce. Il testo corrosivo denuncia il sistema fiscale inglese che fagocitava gran parte degli introiti della band; il basso pulsante e la chitarra acida di Harrison la fanno da padrone, con le parti soliste che mettono in mostra un Lennon quanto mai grezzo, con un suono quasi da garage band.

9. Tomorrow Never KnowsRevolver

Ancora da Revolver è tratto questo brano, vero capolavoro di sperimentazione dell’epoca, e anche di oggi, se è vero che gente come Noel Gallagher è praticamente impazzita tentando di replicarne il fascino. Le innovazioni introdotte sonno innumerevoli, dall’ipnotica batteria di Ringo Starr – a un suo svarione linguistico si deve anche il gioco di parole del titolo – i tape loops, gli effetti creati col mellotron, il sitar e l’acido assolo di chitarra di Harrison. Tomorrow Never Knows è – forse più di ogni altro – il brano dei Beatles che potreste ascoltare più volte scoprendo particolari sempre nuovi.

8. Think For YourselfRubber Soul

Ancora un brano di George Harrison, stavolta tratto da Rubber Soul, il disco del 1965 che è un po’ considerato il disco della svolta matura. Il testo – al cui riguardo Harrison era piuttosto confuso negli anni a seguire – potrebbe essere di nuovo dedicato al governo e non a una relazione amorosa, come parrebbe. Il basso è filtrato attraverso un fuzz box e la chitarra è pesantemente distorta, per un suono anche qui molto grezzo e garage. Per l’epoca era un signor pezzo di rock duro.

7. While My Guitar Gently WeepsThe Beatles/White Album

Si tratta di uno dei pezzi più celebri tra quelli scritti da George Harrison, dedicato alle potenzialità inespresse dell’amore universale, in pieno trip freak indiano del beatle silenzioso. Sebbene sia essenzialmente una ballata, basata per di più su un giro di accordi assai sfruttato, il brano risalta per l’arrangiamento pesantemente rock e soprattutto per l’ospite d’onore: Eric Clapton, pur non accreditato. Slowhand e George erano grandissimi amici, e lo sarebbero rimasti anche se Eric era già innamorato di Pattie Boyd, all’epoca moglie di George. Il fantastico carattere di Harrison è messo in luce anche dal fatto che non si fece problemi a chiedere soccorso a Clapton per l’assolo, ritenendolo semplicemente più bravo. Eric ringrazierà per la fiducia regalando ai Beatles la più bella parte di chitarra dell’intera discografia. Da manuale del rock.

6. Get BackLet It Be

Il brano, uno sfrenato rock’n’roll che sembra anticipare il Tulsa Sound, fa parte dello sciagurato – seppur ottimo – Let It Be. Scritto da Lennon e McCartney, è celebre per l’esecuzione durante il famoso Rooftop Concert. Dominato dal suono delle chitarre, con Lennon che a sorpresa suona la solista regalando degli immortali fill, vede però una bella parte di organo Hammond suonata da un ospite illustre, il tastierista americano Billy Preston.

5. Yer BluesThe Beatles/White Album

Ancora dal White Album, il pezzo più blues dell’intera discografia dei Beatles. Yer Blues è scritto da John Lennon nel periodo indiano. L’andamento è quello classico del blues e si rifà al passaggio tra il british blues al rock blues più duro di formazioni come i Cream. Lennon offre una strabiliante prestazione vocale, degna di un vero bluesman. C’è una splendida versione registrata nel Rock’n’roll Circus dei Rolling Stones, con Keith Richard al basso e Eric Clapton che impreziosisce il tutto con la sua Gibson. Impagabile la sua espressione al momento dell’assolo di John Lennon, non proprio memorabile.

4. I Want You (She’s So Heavy)Abbey Road

Un pezzo che costituisce ununicum nella discografia dei Beatles, per varie ragioni. Scritto dal solo Lennon, il brano dura quasi otto minuti, cosa assai inconsueta per la band. Il testo ripete quasi sempre la stessa strofa e le atmosfere sono sospese tra il blues e qualcosa di più roccioso, quasi un hard rock ante litteram. Sebbene alcuni non apprezzassero il pezzo – Robbie Robertson della Band lo definì “rumorosa merdaccia” – di diverso avviso erano i Fab Four, tutti entusiasti della canzone. In particolare Harrison, che passò molto tempo ad affinare la sua parte di chitarra. Per chi scrive è una delle vette della band di Liverpool.

3. Come TogetherAbbey Road

Il pezzo apre l’osannato Abbey Road ed è principalmente una composizione di John Lennon. Here come old flat-top – frase tratta da You Can’t Catch Me di Chuck Berry, costerà una causa, persa, intentata da Morris Levy. L’idea vincente di rallentare il ritmo si deve a Paul. Come Together vanta la particolarità di essere l’ultimo pezzo in cui i Beatles lavorano tutti assieme.

2. Hey BulldogYellow Submarine

Hey Bulldog è un pezzo di rock psichedelico ai limiti dell’hard rock, caratterizzato da un solido riff suonato contemporaneamente da piano, basso e chitarra elettrica. Un riff che entra di diritto tra i più belli dell’epoca, degno rivale di pezzi dei Rolling Stones e dei Deep Purple. Molto buono anche il breve assolo di George Harrison, mai così saturo e acido e la vocalità roca adottata da John Lennon per l’occasione. La registrazione del brano fu forse l’ultima occasione in cui i Beatles sembrarono veramente entusiasti di suonare assieme.

1. Helter SkelterThe Beatles/White Album

E al primo posto non può che esserci Helter Skelter, il pezzo più duro, rumoroso e maledetto dei Beatles. Composta da Paul McCartney con l’intenzione di superare il pezzo I Can See For Miles degli Who, definita la canzone più selvaggia e rumorosa mai sentita, vanta una serie di caratteristiche che negli anni ne hanno fatto una sorta di prototipo dell’heavy metal. Chitarre distorte, un basso potentissimo e la voce urlata alla maniera di Paul – quindi alla maniera di Little Richard, praticamente – sono peculiarità rare nel canzoniere dei quattro. Helter Skelter indica in inglese le montagne russe, ma anche caos o confusione. La triste nomea – che però ha contribuito a mitizzare il pezzo – è legata a Charles Manson e alla strage di Cielo Drive dell’agosto ’69. (leggi l’articolo) Il folle Charles aveva ascoltato il brano più volte e si era convinto che profetizzasse l’avvento delle guerre razziali, così i suoi adepti, col sangue delle vittime di Cielo Drive, vergarono il titolo – sbagliandone l’ortografia (Healter) – sui muri della celebre villa.

— Onda Musicale

Tags: John Lennon, The Rolling Stones, Abbey Road, The Beatles, Led Zeppelin, Ringo Starr, George Harrison, Revolver, Rubber Soul, Eric Clapton, While My Guitar Gently Weeps, Keith Richards, Let It Be
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