In primo piano

Rock & Roll Circus, la follia dimenticata dei Rolling Stones

Gli anni sessanta furono l’epoca d’oro del dualismo tra Beatles e Rolling Stones; una rivalità che spesso era più un cliché narrativo, visto che i ragazzi delle due band erano amici e tra collaborazioni e frequentazioni private passavano spesso del tempo assieme.

Oggi l’analisi per cui i Beatles rappresentassero il lato più colorato del rock, ma anche quello più sperimentatore e innovativo, mentre gli Stones fossero gli esponenti più rudi e grezzi, è universalmente accettata, tanto da essere assurta a semplificazione di due stili di vita diversi, quando non opposti.

All’epoca però la situazione era molto più fluida; il fenomeno del rock era agli albori e i personaggi molto meno caratterizzati. Mancava, in due parole, la prospettiva storica del fenomeno. Ed ecco che allora i Rolling Stones passarono quasi tutto il decennio a inseguire i quattro colleghi di Liverpool, nella loro scia, per così dire, non essendo ancora ben chiare le rispettive caratterizzazioni, ma essendo palesi i dati discografici. Capitava così che, in piena era psichedelica, i Beatles uscissero con Sgt. Pepper, icona del movimento lisergico, e gli Stones subito all’inseguimento giocavano la carta di Their Satanic Majesties Request. Va da sé che le dilatazioni multiformi e lo sperimentalismo richiesti dal genere psichedelico andassero a cozzare con il grezzo e istintivo rock’n’roll di Mick Jagger e soci, specie con Brian Jones – il più all’avanguardia della band – sempre più defilato, preda delle sue svariate dipendenze. Il disco fu un mezzo passo falso, solo tardivamente e parzialmente rivalutato, e presto i Rolling Stones tornarono a fare quello che meglio gli riusciva, raddrizzando la rotta almeno fino all’avvento della disco music.

La rincorsa degli Stones ai Beatles era così forsennata da dare anche risultati paradossali. Alla fine del 1967 i Fab Four pensarono di sfruttare il successo psichedelico del Sgt. Pepper col progetto Magical Mystery Tour, un doppio album e un breve film per la televisione; fu un insuccesso clamoroso – per il quale addirittura la band si scusò – ma che evidentemente non bastò a mettere sull’avviso gli Stones, che vollero seguirli anche su questa perigliosa china.

Fu così che alla fine del 1968 nacque il Rock & Roll Circus; registrato tra la sera del del 10 dicembre e l’alba dell’11 in uno studio televisivo, il progetto nasceva per essere trasmesso in televisione come un lungo concerto ambientato in un vero circo, con tanto di acrobati, trapezisti e belve feroci. L’iniziale costo di 20mila sterline avrebbe dovuto moltiplicarsi tra diritti e pubblicità: l’unica cosa che finì per impennarsi – oltre forse a qualche circense equino – fu il costo dell’operazione.

Il bizzarro titolo – Rock & Roll Circus: immagini e suoni e mirabilia per deliziare occhi e orecchie – faceva il paio con le mise da freak dei protagonisti. Mick Jagger, in marsina rossa e cilindro, impersonava il direttore del circo; avevamo poi una Marianne Faithfull vestita da una tunica medievale, Brian Jones nei panni di un pifferaio magico, John Lennon in tenuta lisergica da clown e Yoko Ono nei panni della strega. La modella – allora celebre – Donyale Luna, una tigre e due nani del circo di Robert Fossett, completavano il parterre che pareva preso dal circo Barnum.

Tantissimi furono gli artisti presenti, anche di altri generi più classici, e pochi ma di peso quelli che declinarono l’invito: Johnny Cash, gli Isley Brothers, i Traffic, Anita Pallenberg e la divina Brigitte Bardot.

Tra esibizioni circensi e intermezzi classici, suonarono degli Jethro Tull alle prime uscite – A Song For Jeffrey, suonata in playback, con Toni Iommi estemporaneamente alla chitarra, ma solo a far finta – gli Who con A Quick One, Taj Mahal e Marianne Faithfull.

Menzione a parte per i Dirty Mac, interessante supergruppo che purtroppo non avrà seguito, composto da John Lennon, Eric Clapton, Keith Richards e Mitch Mitchell; la loro versione di Yer Blues, pur con gli apporti misurati degli ospiti, fa impallidire la versione che appare nel White Album.

Quasi all’alba fu finalmente il turno degli Stones, che – nonostante l’ambiente altamente freak e psichedelico – suonarono un set molto grezzo e concreto, che anticipava i suoni dell’immediato futuro, forse il miglior periodo della band. Introdotti da John Lennon, i Rolling Stones attaccarono con Jumpin’ Jack Flash, per passare poi a Parachute Woman, No Expectations, You Can’t Always Get What You Want, Sympathy For The Devil e Salt Of The Earth. A parte il cavallo di battaglia in apertura, I pezzi erano quasi tutti tratti da Beggars Banquet, appena uscito.

Nonostante Jagger, Richards e compagnia non furono mai contenti del risultato, il live pare piuttosto centrato e presenta una band che è pronta per proporre il suono che segnerà il passaggio tra anni ’60 e ’70. Ma è proprio dopo la registrazione che iniziano le dolenti note. La BBC rifiuta di trasmettere il Rock & Roll Circus, memore forse del doloroso flop dei Beatles di 12 mesi prima, e Jagger – sempre meno convinto del prodotto – non farà certo i salti mortali per trovare canali di distribuzione alternativi.

E così il circo dei Rolling Stones entra a far parte delle leggende bizzarre che da sempre gravitano attorno al mondo del rock; le immagini e i nastri rimangono custoditi chissà dove senza che nessuno si interessi alla loro pubblicazione. Un articolo di Rolling Stone di marzo 1970, scritto da un giovanissimo David Dalton, è l’unica fonte che narra la storia del concerto.

Passano quasi trent’anni prima che, nel 1996, escano un CD e un DVD che mettono finalmente fine ai dubbi e alle speculazioni sorti sullo storico evento. Ne cura il booklet lo stesso David Dalton, ormai affermato giornalista musicale, che rivendica la preziosa testimonianza storica di uno spettacolo che, per quanto bizzarro e discutibile, rappresenta l’ottimismo e l’utopia di un’epoca, nel bene e nel male.

L’epoca d’oro del rock.

— Onda Musicale

Tags: Brian Jones, Mitch Mitchell, Jethro Tull, Yoko Ono, Marianne Faithfull, Eric Clapton, Keith Richards, John Lennon, The Rolling Stones, The Beatles, Mick Jagger
Sponsorizzato
Leggi anche
I Beatles in India: meditazione, truffe e canzoni
Roger Waters: l’ex bassista dei Pink Floyd stasera al Festival di Sanremo con un videomessaggio