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Fabrizio De Andrè: “Quello che non ho” e la scoperta del Faber più rock

Nel 1981 gli scaffali dei negozi di musica si assortiscono del nuovo lavoro di uno degli artisti più amati e rappresentativi del nostro paese: Fabrizio De Andrè.

Il quale pubblicava il suo decimo disco di inediti, album conosciuto col nome de L’Indiano o Album dell’Indiano, a motivo della copertina dove compare l’immagine di un indiano a cavallo dipinta dall’artista statunitense Frederic Remington del 1909 (The Outlier).

L’album è il primo ritorno alle scene dopo la brutale esperienza del rapimento di De Andrè e della sua compagna Dori Ghezzi  il  27 agosto 1979 dalla Anonima Sequestri allo scopo di ottenere un riscatto. La coppia fu trasferita in diversi nascondigli, fino a quello definitivo, in cui rimase fino al 20 dicembre dello stesso anno e, dopo varie trattative, si giunse alla cifra finale di 550 milioni di lire per il riscatto. Faber, dal sequestro, riuscì a raccogliere il meglio, l’ispirazione artistica.

Il riflesso della nefasta esperienza è lampante in alcuni versi della terza traccia del disco, Fiume Sand Creek, dove in alcuni versi il cantautore genovese intona:

“Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura

sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura”

L’album in questione, scritto in collaborazione con Massimo Bubola, con cui l’artista genovese aveva già lavorato per l’album precedente Rimini, viene pubblicato nello stesso anno anche nella Germania Ovest e contiene otto tracce inedite, ad eccezione di Ave Maria che è un canto tradizionale sardo.

Ma la traccia più rappresentativa, la gemma donata dai più riflessi o meglio il manifesto dell’artista di quel periodo è “Quello che non ho”, un brano che parte lento, lentissimo, in un divenire di suoni endemici, tra grida, spari ed una chitarra blues che si fermano poi tutti insieme per lasciare spazio alla voce baritonale di De André che inizia a intonare e a spiegare quello che non ha, dando vita a una della canzoni più rock (se non una della poche) del suo repertorio.

L’interpretazione del brano è la differenza nella mentalità di due popolazioni, il popolo dei pellerossa e quello dei sardi, o più generalmente quello civilizzato, “quello che non ho è quel che non mi manca” sta infatti proprio ad evidenziare la capacità dei nativi di apprezzare la loro esistenza in cui non esiste ricchezza se non quella nelle persone e nell’ambiente e non occorrono fucili o bei discorsi per “conquistare il cielo e guadagnarsi il sole“, così come non servono camicie bianche, conti in banca, denti d’oro, la furbizia del “farla franca” o le “mani in pasta“.

Si tratta dei valori andati perduti al popolo civilizzato sempre in corsa e alla ricerca di qualcosa che non serve o che già possiede.

Scritta insieme a Massimo Bubola, è l’incipit di un concept album che si focalizza su quelle culture popolari, in contrapposizione con il materialismo occidentale tipico dell’uomo “bianco” e la naturalezza e semplicità di chi ha deciso di non immischiarsi a cosa succede in città, di non farsi avvelenare dal profumato fumo colorato.

Adesso, diciamocelo chiaro e tondo, Fabrizio De Andrè vuoi per moda o per cultura snob è da qualche tempo osannato dalle nuove generazioni che poco e niente conosco dell’artista, tranne il nome e la fame che lo segue, in quanto i suoi lavori non sono di facile ascolto per temi e musicalità, soprattutto per i più giovani.

Ma, se volete davvero iniziare a scoprire, piano piano, questo grande autore, miglior pezzo non c’è che “Quello che non ho, dopodiché sarete guidati dal vento della scoperta …

“Quello che non ho una camicia bianca
quello che non ho un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.

Quello che non ho di farla franca
quello che non ho quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.

Quello che non ho un orologio avanti
per correre pi in fretta e avervi pi distanti
quello che non ho un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove sono partito.

Quello che non ho sono i tuoi denti d’oro
quello che non ho un pranzo di lavoro
quello che non ho questa prateria
per correre pi forte della malinconia.

Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho di fregarti a carte.

Quello che non ho una camicia bianca
quello che non ho di farla franca
quello che non ho sono le sue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.”

— Onda Musicale

Tags: Fabrizio De Andrè
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