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George Harrison: il Beatle schivo e tranquillo dal sorriso contagiante

Il 25 febbraio 1943 nasceva al numero 12 di Arnold Grove, nella zona operaia di Liverpool, George Harrison, ultimo di quattro fratelli.

Il padre era stato un marinaio, ma in quel periodo guidava gli autobus. Louise, la mamma veniva da una famiglia irlandese di nome French. Fu proprio la madre che si accorse della sua precoce e forte passione per le chitarre, che disegnava sui quaderni scolastici e, nel 1957, ne comprò una di seconda mano al porto di Liverpool.

Una Gretsch modello “Duo Jet”, chitarra che George cede all’amico Klaus Voormam, ma che dopo venti anni, a Los Angeles, recupera, fa ristrutturare e mostra, orgogliosamente, sulla copertina dell’album Cloud Nine.

Talento immenso, poliedrico, schivo, ma dal sorriso improvviso, dalla battuta pronta, ironico, acuto, sicuramente generoso. Senza ombra di dubbio, un chitarrista raffinato e tra i più influenti della storia della musica. Il suo stile, personalissimo, si riconosce dalla prima nota, il suo eccezionale modo di suonare la chitarra con lo slide, lo ha portato a creare capolavori intrecciando diversi stili, introducendo anche strumenti e suoni della cultura indiana.

I suoi fraseggi hanno scolpito la memoria nelle indimenticabili canzoni dei Fab Four come nella sua carriera da solista. Ha regalato vere e proprie gemme di rara bellezza e dolcezza, come I need you, Taxman, Something, Here comes the sun, “While my guitar gently weeps” e “My sweet Lord, sia come solista che con i Fab Four.

Non ancora ventenne, il suo assolo in “I saw her standing there”, divenne subito un classico del rock’n roll e uno dei marchi di fabbrica harrisoniani. Creando un sound che a distanza di ormai oltre 50 anni è quello cui tutte le band del mondo fanno riferimento, dai Nirvana, ai Foo Fighter, dai Jam, agli Stone Roses, agli Oasis.

Uno dei brani simbolo degli anni 90′ Wonderwall, degli Oasis, è proprio dedicata a George Harrison, e al suo primo album da solista del 1968. Collaborazioni con i più grandi e svariati musicisti del mondo, cui era legato anche da sincera amicizia come Eric Clapton, Bob Dylan, Jeff Lynne, Tom Petty e Roy Orbison.

Personaggio eclettico dagli svariati e variegati interessi che spaziavano dalle religioni, al teatro e al cinema, dove fu produttore del gruppo comico dei Monty Phyton, per il quale fece anche l’attore in Gesù di Nazareth. Ai motori, con un amore particolare per la F1, amico di Niki Lauda e Ronnie Peterson. Una passione cui dedicò anche un suo successo Faster nel cui video compare Jackie Stewart.

Nel 2011 Martin Scorsese ha rilasciato un documentario su di lui, per oltre tre ore d’immagini intitolato George Harrison: Living in the Material World. Di Harrison dei Beatles, si conosce tutto, però forse pochi sono a conoscenza del rapporto stretto che il chitarrista aveva con il Lago Maggiore, una passione nata sul finire degli anni 60.

Quando nel 1968 Cynthia Powell, dopo aver divorziato da John Lennon, visse la love story con Roberto Bassanini, albergatore con interessi sia a Londra che a Foppolo vicino a Bergamo, dove gestiva l’albergo più prestigioso, il Cristallo, proprio sulle piste da sci.

Il centro dell’alta Val Brembana era diventato un ritrovo vip per inglesi. In particolare, un luogo dove, proprio grazie all’appoggio di Bassanini, potevano godere di particolare privacy restando in incognito.

Cynthya Powell, ci andava spesso con due amiche, Maureen Cox moglie di Ringo Starr e Patty Boyd, modella e moglie di George Harrison che portò sulle nevi dell’Alta Val Brembana il chitarrista dei Beatles, Visitò Foppolo, Bergamo e poi laghi Maggiore, Ceresio, Como e Garda. Tappa fissa e imperdibile era il gran premio di F1 a Monza, spingendosi poi in Canton Ticino per l’amicizia con Clay Regazzoni.

Passeggiate in incognito per Milano con Lennon jr e Bassanini, soste varie a seguire la sua passione per i motori nelle storiche fabbriche lombarde, ma Stresa e Bellagio, erano sempre tra i posti favoriti, dove tornava spesso e volentieri.

Harrison purtroppo ha legato anche l’ultima dolorosa parte della sua vita, proprio al Lago Maggiore. Nel 1997 fu sottoposto a intervento per un tumore alla gola, mentre nel maggio 2000 fu costretto a tornare in sala operatoria in un ospedale di Rochester, negli Stati Uniti, per un cancro a un polmone.

All’inizio di aprile 2001, il chitarrista fu nuovamente ricoverato, questa volta a Bellinzona nel Canton Ticino, al centro oncologico dell’ospedale San Giovanni, dove fu seguito dal Prof. Franco Cavalli, uno dei più noti oncologi.

Durante il periodo della cura, Harrison e la seconda moglie Olivia Arias presero in affitto un’abitazione a Luino nella frazione collinare di Colmegna, in via Torretta. La città di Piero Chiara, era un ottimo punto d’appoggio, zona tranquilla, pochi chilometri dalla frontiera e la vista impagabile del lago. La presenza di Harrison per circa tre mesi da aprile a fine luglio fu sempre molto riservata, al di là dei problemi di salute dell’ex Beatles.

Harrison nonostante la malattia, continuò a progettare il futuro e volle comprarsi una casa sul Verbano, proprio in mezzo ai laghi che amava tantissimo e dove pensava di trasferirsi definitivamente, soprattutto dopo la violenta aggressione subita nella propria abitazione il 30 dicembre del 1999, per opera di uno squilibrato. (leggi l’articolo)

Comprò una villa sontuosa a Lugano, sulla collina di Montagnola, proprio accanto a quella dello scrittore Herman Hesse. 900 metri quadri, disposta su quattro piani, con una vista panoramica mozzafiato a 360 gradi su laghi e Alpi, immersa in un ampio parco secolare. Villa da favola che purtroppo usò solo per seguire le ultime vane cure di cobaltoterapia a Bellinzona.

A metà ottobre 2001, venne ricoverato in una clinica di New York per sottoporsi a una terapia sperimentale, ma le sue condizioni ormai erano senza speranza. Si spense a 58 anni a Los Angeles, il 29 novembre 2001.

(di Paola Montonati – Personal Reporter News)

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Bob Dylan, Tom Petty, George Harrison, Roy Orbison, Cynthia Powell, While My Guitar Gently Weeps, Eric Clapton
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