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Ville storiche e magioni maledette: la passione di Jimmy Page

A 20 miglia da Inverness, in Scozia, c’è il famoso lago di Loch Ness; nel 1899 però, la famosa “foto del chirurgo”, quella col mostro in bella vista scattata da un medico e rivelatasi poi un simpatico falso, non era ancora stata scattata, e il luogo era un’oasi di pace per temperamenti tenebrosi.

Quell’anno gli abitanti persero però la tranquillità: Boleskine House, una bellissima villa a un solo piano che sorge sulla riva est del lago, venne acquistata da Aleister Crowley.

Il giovane era agli albori della sua “carriera” di scrittore, occultista, mago e satanista; forse fu affascinato dalla storia della villa, che pare sorgesse sulle rovine di un monastero del X secolo, andato a fuoco con tutta la congregazione che ospitava, o forse dalle atmosfere tetre e nebbiose, amplificate dal cimitero che sorge poco lontano, fatto sta che vi si stabilì per quasi vent’anni.

Settant’anni dopo, la villa – ridotta ormai in rovina – venne acquistata e restaurata da un grande ammiratore di Crowley: Jimmy Page.

Jimmy, il grande chitarrista dei Led Zeppelin, acquistò la magione coi proventi del primo, milionario disco della band; a proposito dei suoi interessi per l’occulto, Page rispondeva sempre in modo molto evasivo, un po’ come quando veniva interpellato sui suoi presunti “furti” musicali. È però un fatto che fosse un grande collezionista di memorabilia di Aleister: libri, illustrazioni, manoscritti originali, vestiti e perfino recipienti rituali, quando ne aveva la possibilità, Page acquistava tutto ciò che reperiva del maestro occulto. Inoltre in quegli anni aprì anche una fornitissima libreria dell’occulto a North Kensington, chiamandola Equinox, casualmente il nome della rivista creata a suo tempo da Aleister.

Jimmy acquistò Boleskine House nel 1970 e la restaurò completamente; all’inizio fu guardato con sospetto, era ancora viva la memoria dei riti orgiastici che quel pazzoide di Crowley officiava nella dimora, tuttavia riuscì a conquistare alfine i locali nel 1979, quando finanziò il restauro e la riapertura del porticciolo di Phillip’s Harbour, ad Harrow, poco lontano da Caithness.

Il progetto di costruire anche uno studio di registrazione tramontò e nel 1992 Jimmy mise in vendita la proprietà, dove riusciva sempre più raramente ad andare. Va da sé che molti pensarono l’avesse fatto perché la casa era maledetta e alcuni eventi tragici legati ai Led Zeppelin – la morte di John Bonham, quella del figlio di Robert Plant – vi fossero in qualche modo legati; sciocchezze, ovviamente. Boleskine House divenne prima un hotel, poi di nuovo residenza privata, prima di bruciare quasi completamente nel 2015.

Un’altra grande passione di Jimmy erano proprio le dimore storiche, forse legata a quella per l’occultismo, o semplicemente a un immaginario gotico che affascinava indubbiamente il chitarrista.

Nato a Heston, nella zona nord di Londra, Page trascorse gli anni della formazione a Epsom, al N° 34 di Miles Road. Nel 1967, coi guadagni come turnista – era richiestissimo – mise insieme 6mila sterline per la caparra di una casa a Pangbourne, sulle rive del Tamigi. Anche questa una casa vagamente misteriosa, piena com’era di corridoi e stanze; al piano più basso una barca era sempre pronta a solcare il fiume. Fu lì che Page ospitò, nel luglio del 1968, Robert Plant per tre giorni. Dopo un’iniziale antipatia, i ragazzi legarono: il seme dei Led Zeppelin era gettato.

Nel 1971 un’altra bellissima dimora storica finì nel portfolio di Jimmy, Plumpton Place. L’edificio, in stile elisabettiano, era classificato “grade II”, e risaliva in parte al XVI secolo, con alcune modifiche attribuite a un celebre architetto, Edwyn Lutyens. Situata a Lewes, East Sussex, era circondata di fossati, laghetti e ospitava un mulino e due grandi cottage; aveva sei stanze da letto, una biblioteca e un enorme salone lungo 15 metri. Page l’aveva acquistata poco dopo la nascita della figlia Scarlet, e proprio nei dintorni è ambientata la scena di “The song remains the same” in cui Jimmy suona la ghironda Plumpton Place distava però ben 107 chilometri da Londra, cos’ Jimmy acquistò la Tower House di Melbury Road, in una zona molto quotata della città, Holland Park.

L’edificio – classificato “grade I” – fu costruito in stile revival gotico francese su progetto del celebre William Burges, tra il 1875 e il 1881. Page la comprò dall’attore Richard Harris, superando sul filo di lana l’offerta di David Bowie; Harris l’aveva pagata pochi anni prima 75mila sterline, per poi rivenderla a Page per 350mila. La casa aveva decorazioni inquietanti, ispirate al gotico e a iconografie pagane, oltre a una solida fama di dimora infestata dai fantasmi.

Il 15 ottobre del 1979 un amico di Jimmy Page morì mentre si trovava a Plumpton House e il chitarrista decise di vendere anche questa abitazione.

Ci riuscì solo anni dopo, alla metà degli anni ’80. Recentemente il nome di Plumpton House è tornato d’attualità per una causa con un altro illustre vicino di casa, Robbie Williams, che, restaurando l’abitazione prospicente ne avrebbe messo in pericolo le fondamenta.

L’ultima magione misteriosa di Jimmy Page di cui vi raccontiamo è la casa di campagna Old Mill House, anche questa al centro di una tragica vicenda; fu infatti qui che il 25 settembre del 1980 trovò la morte il batterista John “Bonzo” Bonham, mettendo fine anche alla storia dei Led Zeppelin.

Anche stavolta la villa era stata acquistata da un attore, il grande Michael Caine, per 900mila sterline. La proprietà sorge a Clewer, vocino a Windsor.

Dopo la tragedia, Page vendette e acquistò un’altra casa di grande prestigio, Deanery Garden, a Sonning, vicino Reading. Anch’essa classificata “grade I”, e a sua volta progettata da Lutyens, la villa risalente al 1901 è un vero goiello che prima di essere acquistata da Jimmy era addirittura aperta al pubblico. Tra i vicini di casa i sono George Clooney e il famoso illusionista Uri Geller.

Si conclude qui il nostro viaggio nelle proprietà di Jimmy Page, un viaggio tanto affascinante quanto misterioso.

— Onda Musicale

Tags: Led Zeppelin, Robert Plant, John Bonham, Jimmy Page
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