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Si scrive 4 marzo 1943, si legge Lucio Dalla

Dire 4 marzo è come dire Lucio Dalla. Parliamo di un artista eclettico, di un instancabile sperimentatore, impossibile da inquadrare in un genere, visto che nella sua lunga carriera di musicista è passato con disinvoltura dal jazz al pop alla musica lirica, trovando sempre e comunque il sostegno del suo pubblico.

Dalla nasce a Bologna il 4 marzo del 1943. Rimane orfano di padre a sette anni, ed è legatissimo a sua madre Iole, che crede fortemente nel suo talento musicale. Il giovane Lucio dimostra scarsa predisposizione agli studi, preferendo lo studio della musica, in particolare della fisarmonica.

Nel 1962 è cantante e clarinettista dei Flippers, band jazz romana, con cui accompagna Edoardo Vianello al tempo de I Watussi, e con cui ha modo di sperimentare nuove tecniche di improvvisazione canore (lo scat), che diventerà il suo marchio di fabbrica in alcune fasi della carriera.

Nel 1963 Gino Paoli lo convince a provare la carriera da solista. Ma non è tutto rose e fiori: nel primo Cantagiro del 1964 Lucio rimedia più ortaggi che applausi (letteralmente), e il successo si fa attendere.

Ma Dalla non si perde d’animo. Nel 1971 partecipa al Festival di Sanremo e si piazza al terzo posto con 4/3/1943, modificato dalla sua forma originale per non avere noie con la censura, nel 1972 ci riprova e arriva ottavo con Piazza Grande. Entrambi i brani raccolgono un grandissimo successo, tanto da costituire ancora oggi due punti fermi del repertorio dei chitarristi da scampagnata.

Dopo la collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi che genera tre album, Lucio nel 1977 si ritira nella sua casa alle Tremiti, sua residenza estiva, e compone testi e musiche di uno dei suoi album più coinvolgenti, Com’è profondo il mare, che proietta Dalla nell’Olimpo dei cantautori italiani più raffinati e apprezzati.

Gli anni 80 sono l’epoca del berretto blu e degli occhialini tondi. Gli album si susseguono a cadenza quasi annuale: gli omonimi Lucio Dalla e Dalla, 1983, Viaggi Organizzati, Bugie.Carlo Verdoneambienta una storia attorno al suo personaggio per il suo film Borotalco. Quando esce DallAmeriCaruso, album live registrato negli Stati Uniti trainato dal brano inedito Caruso, il successo di Lucio Dalla supera i confini nazionali ed europei con 8 milioni di copie vendute.

Negli anni 90 la sua carriera ha una svolta pop: sono gli anni di Attenti al lupo, Canzone e Ciao, che diventano i tormentoni di un decennio.Ma la voglia di sperimentare non si spegne: nel corso degli anni Duemila si cimenta nella musica classica e nell’opera lirica, occupandosi anche di regia.

In tutti questi anni di carriera sono state molto apprezzate le sue collaborazioni con altri grandi cantautori: quella con Francesco De Gregori (Banana Republic, 1979) che si ripeterà nel 2010-11 e quella con Gianni Morandi (Dalla/Morandi, 1988).

Nel febbraio 2012 sale sul palco dell’Ariston, in veste di direttore d’orchestra per accompagnare Pierdavide Carone con il brano Nanì. E’ l’ultima volta che Lucio Dalla appare alla televisione italiana. Poche settimane dopo, il 1° marzo, muore per un attacco cardiaco a Montreux, in Svizzera, dopo un concerto.

Bologna, la città per cui nutriva un amore viscerale, e che ha fatto da scenario a molte sue canzoni, si raduna per salutarlo proprio il 4 marzo 2012, il giorno di quello che sarebbe stato il suo 69° compleanno.

— Onda Musicale

Tags: Festival di Sanremo, Lucio Dalla
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