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L’uomo con la chitarra “uccidi – fascisti”. Questa è la storia di Woody Guthrie

“This machine kills fascists” ovvero “Questa macchina uccide i fascisti” era la frase che campeggiava, scritta a mano, su carta bianca a forma di etichetta rettangolare, ed incollata sopra la cassa della chitarra acustica di uno dei padri della canzone d’autore, l’uomo che con le sue proteste e denunce tradotte in brani cantati, ispirò alcuni dei più eccezionali artisti del ‘900. Questa è la storia del grande Woodrow Wilson Guthrie, detto Woody.

Nato negli U.S.A. e più esattamente nello stato dell’Oklahoma, nel luglio del 1912, nella sua breve vita ebbe parecchie sfortune, tra cui la sorella ed il padre morti a seguito di terribili incidenti, una madre gravemente ammalata, tre figli deceduti in giovane età ed infine una malattia genetica neurodegenerativa (Corea di Huntington) che lo portò a morire a soli 55 anni in un ospedale psichiatrico, il Creedmoor Psychiatric Center del Queens a New York.

Fu un uomo, che, rimasto solo fin da ragazzino, visse la propria vita viaggiando da migrante, saltando sui treni in corsa, cercando di evitare i pericolosi controlli armati. Fu una persona che si dovette adattare, in ogni modo, ad una realtà difficile fatta di povertà, di sfruttamento, di disagevole sopravvivenza.

Woody in tutto questo, riuscì a trovare una rara e straordinaria forza, un’immensa fonte di ispirazione, ed una volta imparato a cantare ed a suonare la chitarra, l’armonica a bocca, ed il mandolino, riuscì a rivelare al mondo intero la sua capacità  di essere un eccezionale osservatore, come da lui stesso raccontato nella sua autobiografia intitolata “Bound for Glory”, all’interno della quale spiega: “Scrivo le cose che vedo, le cose che ho visto, le cose che spero di vedere, da qualche parte, in un posto lontano” .

Il mitico songwriter statunitense, però non è solo un musicista in grado di comporre all’incirca 3.000 brani, ma è anche un poeta ed uno scrittore, che puntualmente traduce ogni suo intimo stato d’animo, ogni sua reazione alle ingiustizie, ogni sua idea, in un testo di una canzone o in uno scritto.

Chissà se Woody Guthrie ebbe anche un solo minimo sentore, nella sua disperazione, trasformata in una vera e propria lotta alla società, di essere un grande talento, un artista in grado di influenzare intere generazioni di scrittori e musicisti a partire da Bob Dylan , che si recò più volte a visitarlo, mentre si trovava in ospedale psichiatrico a New York e che gli dedicò una delle sue prime canzoni Song to Woody contenuta nel suo primo album del 1962 intitolato semplicemente“Bob Dylan”.

Come quando lo scrittore John Steinbeck pubblicò il celeberrimo romanzo “Furore”, il suo capolavoro del 1939, che descriveva il mondo del lavoro e le condizioni di vita dei braccianti giunti in California da tutte le parti degli Stati Uniti per lavorare ed essere loro malgrado sfruttati, il quale senza volerlo, descrisse un triste reale capitolo della vita di Woody Guthrie. Lo stesso Guthrie, molto impressionato dalla bellezza dei racconti, dedicò al protagonista del libro l’omonima canzone “ Tom Joad” del 1940.

Forse il cantautore statunitense ed il suo stile di vita da viaggiatore perenne, furono anche una delle tante fonti d’ispirazione, in grado di convincere Jack Kerouac ad iniziare quel famoso lungo viaggio, senza una vera meta, condotto in lungo e in largo per gli Stati Uniti, nel 1947. Un’esperienza dalla quale, nacque  il celebre romanzo “On the Road”, pubblicato nel 1957, e destinato a diventare in seguito una sorta di manifesto della Beat Generation.

Una strana coincidenza volle che Jack Kerouac scrisse il libro nel 1951, in sole 3 settimane, nella propria casa di Ozone Park, nei sobborghi del Queens a New York, proprio vicino all’ospedale psichiatrico dove in seguito venne ricoverato Woody Guthrie.

Non solo cantautore, cantastorie, precursore della figura di songwriter di protesta, ispiratore di una serie di musicisti famosi come Bob Dylan e lo stesso Bruce Springsteen, nonché amico e collaboratore di Pete Seeger, ma anche un uomo politicamente attivo con idee comuniste, convinto di riuscire a portare avanti la sua ideologia con la sua chitarra, con le sue canzoni. Fu per questo motivo, che Woody Guthtrie  fu attenzionato e controllato dal F.B.I , soprattutto nel periodo newyorkese, periodo  nel quale da pacifista si trasformò in un fervente antifascista attivista.

È di questo periodo la famosa scritta sulla sua chitarra: “This machine kills fascists”, simbolo ancora  oggi del suo grande impegno politico.

Un artista che a differenza di tanti altri non divenne di sicuro ricco, ma che comunque nacque ricco, di personalità, di idee e di coraggio, e che per le sue opere venne omaggiato in seguito, a più riprese, da grandi musicisti  come Joan Baez, Judy Collins, Harry Belafonte, U2, Richie Havens, e tanti altri tra cui anche il figlio Arlo Guthrie.

 

— Onda Musicale

Tags: Bob Dylan, Woody Guthrie
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