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“I hope we have passed the audition”: l’esordio discografico dei Beatles [Seconda Parte]

Leggi la prima parte (link). L’11 Febbraio 1963 il gruppo si mise immediatamente al lavoro, incalzato dal compito appena ricevuto. 

Compito meno gravoso di quel che si potesse immaginare, dal momento che dei dieci brani da inserire nella scaletta del disco, sei erano cover: “Anna Go To Him” (scritta e interpretata da Arthur Alexander nel 1962) / “Chains” (scritta dal celeberrimo duo Goffin e King, originariamente interpretata dalle Cookies nel 1962) / “Boys” (scritta dal celeberrimo duo Dixon e Farrell, originariamente interpretata dalle Shirelles nel 1960) / “Baby It’s You” (scritta dal trio David-Williams-Bacharach, anch’essa originariamente interpretata dalle Shirelles nel 1961) / “A Taste Of Honey” (scritta dal duo Scott e Marlow, originariamente interpretata da Lenny Welch nel 1962; assai più celebre nell’interpretazione strumentale di Herb Alpert, del 1965, diventata l’indimenticabile sigla di “90º Minuto”) / “Twist And Shout” (scritta dal celeberrimo duo Medley e Russell, originariamente interpretata nel 1961 dai Top Notes, ma decisamente più celebre nella versione degli Isley Brothers del 1962).

Incidere questi brani fu quasi un gioco da ragazzi, dal momento che i Beatles li avevano eseguiti svariate centinaia di volte nel corso dei loro spettacoli, soprattutto quelli al Cavern Club. Il locale di Liverpool era stato contemplato in vista di una registrazione dal vivo dell’album, ma la sua acustica non venne ritenuta idonea allo scopo, optando pertanto per gli Studi EMI.

Tra le composizioni originali fecero la loro apparizione la straordinaria “I Saw Her Standing There” (che sarebbe divenuta la traccia di apertura del disco), “Misery” (sovraincisa con il pianoforte di Martin il 25 Febbraio), la deliziosa “Do You Want To Know A Secret” (prima performance canora affidata a George Harrison) e la briosa “There’s A Place”.

La sessione di registrazione fissata per quel giorno d’inverno vide la realizzazione dei dieci brani mancanti al disco d’esordio. Sotto la supervisione di George Martin e dell’ingegnere del suono Norman Smith, il lavoro iniziò alle 10 di mattina e si concluse tra le 22 e le 23.

Tempi fulminei, se paragonati a quelli che serviranno pochi anni più tardi a realizzare colossi come un Sgt. Pepper’s (calcolati in modo precisino dallo storico Mark Lewisohn in circa 333 ore spalmate in quattro o cinque mesi, tempistiche per l’epoca davvero assurde). Da ricordare il fatto che l’ultimo brano ad essere inciso fu “Twist And Shout”, dato che la sua tonalità così alta avrebbe consumato le corde vocali a Lennon, impedendogli di cantare altre canzoni.

In altre parole, fu un ultimo, disperato e straordinario sforzo fisico per tagliare il traguardo e completare quanto programmato (tenendo conto anche dei costi di prenotazione delle sessioni).

Il disco – intitolato Please Please Me (come una delle sue composizioni) – uscì nei negozi inglesi il 22 Marzo 1963 (in Mono, mentre la versione Stereo fu pubblicata il 26 Aprile). La sua permanenza nelle classifiche fu notevole, dal momento che la rivista Record Retailer la registrò per 30 settimane complessive (non saprei dire se consecutive). Non si era mai visto nulla di simile.

Per quanto riguarda la copertina dell’LP, anch’essa entrata nella storia, il suo scatto fu realizzato da Angus McBean: il fotografo catturò i quattro musicisti ritraendoli dal basso verso l’alto sulla tromba delle scale del quartiere generale della EMI, a Manchester Square, nel cuore della Capitale inglese. Da ricordare è anche il fatto che nel 1969 fu realizzato uno scatto che ritraeva i musicisti – ormai profondamente cambiati nell’aspetto e nello spirito – nella stessa posa di sei anni prima. Avrebbe dovuto essere la copertina dell’album Get Back, accantonato in favore di Abbey Road, ma riesumato nel 1970 con una nuova scaletta e un nuovo titolo: diventerà il celebre Let It Be.

La conquista del Regno Unito da parte dei quattro musicisti era appena iniziata. Nel 1964, con lo sbarco in America, sarebbe iniziato quel dominio mondiale che è riuscito a superare ampiamente il glorioso Impero Britannico e che oggi, a 57 anni di distanza da quell’esordio su vinile, non accenna a diminuire.

— Onda Musicale

Tags: Abbey Road, The Beatles, Emi, George Harrison, Please Please Me, Let It Be, Get back
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