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“Let it be”: l’album e il film dei Beatles ritornano dopo 50 anni

Cinquant’anni fa, esattamente l’8 maggio 1970, uscivano l’ultimo album e il film documentario dei Beatles che portano lo stesso titolo: “Let it Be”.

A mezzo secolo di distanza, e senza che la beatlemania accenni a diminuire, sia il disco sia il film tornano disponibili al pubblico in nuove versioni.

Nel 1970 l’uscita dell’album “Let it Be” fu accolta dal pubblico con gioia mista a tristezza: Paul McCartney aveva infatti dichiarato la sua decisione di abbandonare la band già un mese prima (il 10 aprile), trasformando di fatto il nuovo disco del gruppo in un prodotto ormai “postumo”. Il film omonimo diretto da Michael Lindsay Hogg ci mostrava inoltre una band composta da quattro persone rancorose e ormai senza entusiasmo, ancora assieme fisicamente ma con la testa altrove, probabilmente già focalizzate sugli album solisti o su qualsiasi altra cosa avrebbe riservato loro la chiusura dell’esperienza con i Beatles. Poco importava che la pellicola avesse vinto un Oscar e un Grammy per la migliore colonna sonora: il sogno era definitivamente finito con quell’album malnato.

Nel gennaio 1969 i Beatles erano stanchi dopo le lunghe e complicate sessions per il doppio album “bianco”, stufi delle litigate e dello stress legato alla loro vita da stars. Paul McCartney, accorgendosi che ormai il gruppo stava perdendo la sua coesione, ipotizzò che parte di questa loro disaffezione fosse da imputarsi al fatto che le loro registrazioni si fossero fatte complicate, sempre più frutto di montaggi tra nastri e strumenti incisi separatamente, e quindi di fatto i quattro ragazzi non suonavano più veramente assieme.

Propose quindi agli altri di realizzare un album “come una volta” suonando tutti insieme, per ottenere un disco che avesse un suono “in studio dal vivo” e che proprio per questo loro ritorno alle origini avrebbe dovuto intitolarsi “Get Back”.

Sembra inoltre che i Beatles avessero stipulato un contratto con la United Artists che li obbligava a fare un ultimo film prima della separazione. Nel gennaio 1969 McCartney propose quindi di filmare le sessions per il nuovo album “Get Back” e di fare uscire le riprese come un documentario sul loro operato in studio, per mostrare il metodo di lavoro dei Beatles. Nelle intenzioni di Paul la presenza fissa delle cineprese avrebbe inoltre impedito ai ragazzi di litigare. Purtroppo le cose non andarono in questa maniera: i loro screzi furono registrati e il risultato delle sessions non soddisfò i baronetti. Alla fine tutto il materiale audio e video fu accantonato in un armadio.

I Beatles sapevano già che dopo poco si sarebbero separati, e che non avevano più molto tempo, né la voglia, per girare un altro film. Decisero quindi di fare un ultimo concerto e di lasciarsi filmare. Paul McCartney avrebbe voluto tenerlo a Londra, ma gli altri della band non ne avevano voglia; optarono quindi per salire sul tetto della Apple Corps con i loro strumenti e i cameramen, e il resto passò alla storia con il nome di Rooftop concert“.

Il progetto di un album e un film intitolati “Get Back” fu quindi abbandonato, ma il materiale audio registrato fu ripreso in mano l’anno successivo dal produttore Phil Spector, il quale montando i nastri e aggiungendo suoni orchestrali ne ricavò uno dei loro dischi più famosi: “Let it be”. Con lo stesso titolo uscì anche il film, che come detto nel 1971 vinse sia un premio Oscar sia un Grammy, entrambi per la migliore colonna sonora.

Uscito in Italia con il titolo “Let It Be – Un giorno con i Beatles”, l’ultimo film del gruppo ha lo scopo principale di documentare la loro esibizione finale del 30 gennaio 1969. Tutto quello che avvenne su quel tetto fu filmato: i preparativi, le prove, i 42 minuti di concerto e il suo epilogo, quando dei poliziotti interruppero la performance. Ironiche, lapidarie e storiche le parole conclusive di Lennon: “Bene. Grazie a tutti da parte mia e del gruppo, e speriamo proprio di aver passato l’audizione!”

Oggi, nel 2020, tutto questo ritorna grazie alla tecnologia e a Peter Jackson, proprio lui, il regista de Il Signore degli Anelli“. Per il prossimo autunno è infatti prevista una nuova uscita dell’album “Let it Be”, remixato a partire dai nastri originali, e chissà che in questa edizione non finisca qualche chicca inedita come già avvenuto con la riedizione del White Album. Non è la prima volta che il disco esce in una nuova versione: fin da subito Paul McCartney aveva mal sopportato la produzione e soprattutto gli arrangiamenti di Phil Spector ai nastri di “Let it be”, pertanto quando ne ha avuto la possibilità (nel 2003) ha fatto uscire l’album rispettando lo spirito con cui i brani erano stati incisi e l’idea originale del disco, con il titolo “Let it be… naked”. Avendo già sentito entrambe le versioni è difficie dire come sarà quella nuova in uscita quest’anno.

Sappiamo invece con certezza che ci attende del materiale inedito nel docu-film di Peter Jackson (la cui uscita è prevista sempre in autunno) il quale ha potuto mettere mano su 55 ore di riprese effettuate da Michael Lindsay Hogg nel 1969, ma non inserite nel montaggio di “Let It Be”. Jeff Jones della Universal, nel presentarlo alla stampa nello scorso gennaio, lo ha definito “un film nuovo di zecca che tenterà di sradicare il mito secondo cui le sessioni di ‘Let It Be’ furono il chiodo finale nella bara dei Beatles”. Nessuno di noi era presente alle sessions del 1969: forse solo Paul McCartney e Ringo Starr possono dirci se la realtà dei fatti sia meglio rappresentata dalla pellicola che ci ha fatto vedere i Beatles rancorosi o da quella “revisionista” che ce li mostrerà ancora amici per la pelle.

Sembra che il film di Peter Jackson recupererà il titolo originale di “Get Back” come a chiudere il cerchio, come se questi 50 anni senza i Beatles non fossero mai esistiti.

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Let It Be, Peter Jackson
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