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Berlino Ovest e la magia degli Hansa Studios

Se siete appassionati di musica, avrete certamente sentito parlare di Berlino e del suo ruolo di polo di attrazione di grandi artisti, nel periodo compreso tra gli anni 70 e la caduta del Muro avvenuta nel novembre del 1989.

Durante quel periodo, artisti del calibro di David Bowie ed Iggy Pop si trasferirono nel lato Ovest della città per ritrovare se stessi e la propria creatività, riuscendo a raddrizzare il percorso di una carriera che sembrava in declino. Altri, come i Depeche Mode, a Berlino trovarono quel sound con cui avrebbero conquistato il mondo negli anni a seguire.

Ma perché proprio Berlino? In una spianata isolata vicino all’odierna Potsdamer Platz, c’erano (e ci sono ancora) gli Hansa Tonstudios, studi di registrazione di proprietà dei fratelli Thomas Peter Meisel che si dedicavano principalmente alla produzione di musica classica e di Schlager, ossia di canzonette destinate a diventare tormentoni: tanto per dare un’idea, di lì passarono pure Albano e Romina. Erano studi con un’acustica perfetta, in cui si poteva registrare qualunque cosa, e che avevano il pregio, non secondario, di costare molto meno di un analogo studio a Londra.

David Bowie e Iggy Pop

A metà degli anni 70, David Bowie attraversava un periodo di profonda crisi personale, dovuto all’uso smodato di cocaina: aveva bisogno di disintossicarsi da Los Angeles e dalle sue tentazioni.

Scelse di trasferirsi per un periodo indefinito a Berlino Ovest, una città totalmente indifferente al suo essere rockstar e che gli consentì di vivere quasi nell’anonimato. Assieme a lui c’erano Brian Eno, il produttore Tony Visconti e Iggy Pop, anch’egli con la necessità di disintossicarsi e di ripartire dopo la conclusione dell’esperienza con gli Stooges.

Bowie e il suo clan apprezzarono molto gli Hansa Studios e vi si stabilirono: di giorno si lavorava agli album, di sera ci si lasciava coinvolgere dalla vita notturna dei locali di Berlino.

A Berlino aleggiava un’atmosfera molto tesa a causa della Guerra Fredda che lungo il Muro scaricava tutta la sua drammaticità. Gli Hansa Studios erano a ridosso della cosiddetta Striscia della Morte, l’area che divideva l’Est dall’Ovest: dalle finestre del palazzo erano visibili il filo spinato e le guardie armate. Il clima unico che si respirava diede linfa alla vena creativa dei due artisti.

Iggy Pop scrisse a Berlino gli album “The Idiote “Lust for Life, avvalendosi della collaborazione del Duca Bianco, che suonò le tastiere nelle esibizioni live. David Bowie trovò l’ispirazione per comporre la cosiddetta Trilogia Berlinese, composta dagli album Low, Lodger e soprattutto Heroes.

E proprio sulla creazione di Heroes, il brano più famoso della trilogia, è basato l’aneddoto più famoso di quel periodo berlinese. Bowie non riusciva a dare al brano una forma che lo soddisfacesse, tanto che ci mise quasi un mese a concluderlo.

Un pomeriggio stava lavorando sul testo della canzone in una sala degli Studios. In quella sala c’erano anche Tony Visconti, il produttore e Antonia Maas, una corista soprano, seduti a chiacchierare. Non riuscendo a concentrarsi Bowie chiese loro di uscire. I due se ne andarono a passeggiare lungo il Muro, e lì si baciarono, sotto una torretta di guardia. Dalla finestra degli Studios Bowie vide la scena ed ebbe l’ispirazione: ne uscì una stupenda storia di amore e pace, che più avanti definirà così: Heroes è il grido disperato dell’ultimo romantico rimasto su un pianeta ormai distrutto”.

Einstürzende Neubauten e Depeche Mode

L’arrivo di Bowie e della sua squadra fu un colpo di fortuna per gli Studios, fino ad allora snobbati dai grandi nomi del rock tedesco per la loro vocazione alla canzonetta trash. Diversi artisti si interessarono agli Hansa. Negli anni 80 fu la volta degli Einstürzende Neubauten (in tedesco Nuovi Edifici che crollano), un gruppo rumorista tedesco che intendeva reinventare la musica superando le strutture melodiche tradizionali, che non utilizzava nemmeno gli strumenti musicali e che grazie ad un contratto internazionale ebbe l’opportunità di registrare agli Hansa Studios. Il gruppo si portò dietro tutta la strumentazione per suonare: tubi, barre di metallo, perfino un martello pneumatico, e da lì proseguì il meticoloso lavoro di ricerca sul suono, ampliando a dismisura le possibilità espressive.

L’etichetta che portava gli artisti a Berlino era la britannica Mute Records e, oltre agli Einstürzende Neubauten, aveva scritturato anche i Depeche Mode. Gareth Jones, loro producer, già da qualche tempo lavorava a Berlino e propose al gruppo di trasferirsi lì per ultimare l’album “Construction Time Again”. La band accettò la proposta e si trasferì a Berlino nel 1983. Grazie all’influenza degli Einstürzende, decisero di campionare rumori da inserire nei loro brani pop. La strumentazione computerizzata degli Hansa Studios, che consentiva di registrare e mixare fino a 24 tracce indipendentemente, facilitò il lavoro: nacque così il sound elettronico che fece conoscere i Depeche Mode in tutto il mondo.

La band diventò un punto fermo della scena musicale berlinese. Negli anni successivi completò gli album “Some Great Reward” e “Black Celebration”, ed ebbe anche l’opportunità, molto rara per una band occidentale, di organizzare un concerto nella ex-DDR, in uno stadio di Berlino Est, nel 1987.

Dalla caduta del Muro ad oggi

Grazie agli Hansa Studios, Berlino Ovest era diventata il polo di attrazione della musica rock internazionale. Dagli Studios passarono, fra gli altri, Nick Cave, gli U2 e i REM. La situazione restò immutata fino alla caduta del Muro, quando il contesto storico e sociale cambiò rapidamente: la spianata completamente vuota in cui sorgeva il palazzo degli Studios progressivamente si riempì di altre costruzioni, entrando a far parte a tutti gli effetti del cuore di Berlino.

Oggi gli Hansa Studios sono visitabili da turisti ed appassionati, pur continuando ad offrire i propri spazi ad artisti da tutto il mondo per registrazioni e mixaggi.

 

— Onda Musicale

Tags: David Bowie, Iggy Pop, Depeche Mode
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