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L’heartland rock e l’America di John Mellencamp

Oggi vi parlo di un genere musicale nato negli Stati Uniti negli anni 80, ma che in realtà è sempre esistito fin dalle prime canzoni rock blues degli anni 60.

Le ballate, i testi che parlano di vita quotidiana di milioni di persone che vivono ed affrontando le difficoltà di tutti i giorni, il lavoro in fabbrica o in campagna,  con una colonna sonora piena di Rock’n’Roll, la musica del riscatto, della rivincita, a volte della sconfitta, anche se l’invito è sempre quello a rialzarsi e combattere.

Operai, contadini, uomini comuni, donne che lavorano e fanno figli, insomma si parla di tutti noi, non importa se state guidando una Fiat Punto o una  Ford F-Series, se avete John Mellencamp o Bruce Springsteen nella vostra autoradio, state sicuramente andando a sgobbare o, al massimo, state tornando a casa dalla vostra famiglia.

Quando  Bruce Springsteen  pubblica “The River” la questione è ben definita, il “perdente” diventa The Boss e nulla sarà più come prima, è il riscatto della Working Class (come quella cantata anche da John Lennon  “Working Class Hero”).

Di questo parliamo, Signore e Signori, come credete che l’America sia diventata democratica, con la polizia, con i manganelli o con The Common People

Veniamo a noi, Mellencamp è un cantautore che a differenza di Springsteen non ha proprio voglia di uscire dalla sua “campagna” e, infatti,  ci resterà senza aver nulla da invidiare all’incommensurabile Boss.  Negli anni vende qualcosa come 40 milioni di dischi e nel conto ci sono anche quelli che ho comprato io…

Nel 1982 esce American Fool, il primo album, contiene “Jack and Diane” e “Hurt so Good”, con qualche anno di ritardo rispetto a Springsteen, è vero, ma  si mette subito sulla stessa carreggiata e gli americani lo capiranno al volo, gli europei un pochino meno ma, come dicevo prima, credo che sia stata una sua scelta quella di non fare i lunghi ed estenuanti tour che faceva The Boss in giro per il mondo.

D’ora in poi non metterò più in competizione i due musicisti anche perché, sia ben chiaro, io li adoro entrambi.

L’album successivo è Uh – HUH, nel 1983, puro rock, brani come “Play Guitar” e ”Cumblin Down”,fanno crescere la sua popolarità, soprattutto negli Stati Uniti, anche se ricordo di aver ascoltato il disco per la prima volta in macchina di un amico, proprio nell’estate di quell’anno mentre andavamo al mare e per me è stato subito amore.

Nel 1985 esce “Scarecrow” (spaventapasseri), ed eccoci  nelle campagne americane, le difficoltà degli agricoltori, di quelli che nel nostro immaginario sono Cowboy che guidano le mandrie verso ovest, ma che nella vita reale sono quelli che tirano la carretta. Senza di loro quale America vedreste? Piove sugli spaventapasseri, ma quant’è bello questo disco e in USA è una bomba che in tre minuti fa esplodere l’impianto, ricordo che una volta ho rotto un amplificatore finale  per aver alzato troppo il volume. Poi c’è The Lonesome Jubelee, ” Paper in Fire” e “Cerry Bomb”, girano sul piatto  e capisci che l’America è tutta li, altro che grattacieli, altro che pubblicità.

Mellencamp è un cantautore che a differenza di Springsteen non ha proprio voglia di uscire dalla sua “campagna”.

Gli anni 90 sono segnati da Big Daddy un disco che parla di paternità e  che in realtà è uscito  nel 1989, Whenever  we Wanted del 91, poi Human Wheels, Dance Naked e Mr.Happy go Lucky, tutti album che non avranno un grande seguito e purtroppo segneranno un declino per l’artista, il quale  pagherà a caro prezzo la mancanza di Tour europei.  Alla fine degli anni 90 inizia la collaborazione con la Columbia, etichetta da sempre vicina agli “Heartland” e così sia.

Pubblicherà tre dischi, uno omonimo, poi “Cuttin’ Heads” e “Trouble no more” e siamo arrivati al 2003.

La rinascita arriva nel 2007, con l’album Freedom’s Road che contiene anche un duetto con Joan Baez nel brano “Jim Crow”. Qui colgo l’occasione per ricordare che per me il primo “Heartland”  della storia è stato Bob Dylan  e se avete letto fin qua vuol dire che siamo tutti amici, siamo quelli che riempiono gli stadi ai concerti del Boss e che si ostinano ad ascoltare la musica con un vecchio giradischi. Poi domattina sveglia alle 6, si va al lavoro a farsi il culo, come sempre.

— Onda Musicale

Tags: The Boss
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