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Quel Nobel a Bob Dylan diviso tra complottismo e folk, con un po’ di rimpianto italiano

77 album, 16 live, 22 raccolte. “Per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”.

Così la motivazione del Nobel per la Letteratura che nel 2016 venne assegna al celeberrimo cantautore statunitense Bob Dylan.

Profuso impegno sociale tra diritti dei lavorati e pacifismo, Bob Dylan si fece immediatamente largo tra i grandi della musica americana, varcando i confini di quella europea con la potenza delle immagini che testi come Blowin’ The Wind o Like a Rolling Stone continuano a trasmettere anche alle generazioni più moderne. Ma non è tutto. Senza dubbio l’Accademia di Svezia aveva aprioristicamente stabilito una nuova tendenza letteraria e artistica, tant’è che rispetto ai noti romanzieri del passato, erano già due anni che l’ambito premio letterario veniva riconosciuto a personalità non propriamente letterarie come la giornalista russa Svjatlana Aleksievič e lo sceneggiatore francese Jean Patric Modiano (qui l’elenco completo di tutti i vincitori dal 1901).

Insomma, anche un po’ per penuria di romanzi d’aulico livello, la Svezia optò per nuovi sentieri meno battuti, giungendo così a encomiare e applaudire un cantante. Ma potrebbe esserci di più secondo i più complottisti del web.

Il solito complottismo giudaico (smentito)

Vox populi telematica vocifera difatti che sarebbe stata proprio la pressione della comunità ebraica internazionale sull’Accademia svedese a indirizzare l’ambito premio culturale verso il cantautore dl Minnesota; eppure non può tutto ridursi in mero complottismo per due ovvi motivi: il primo è che Dylan, sebbene di origini ebraiche, si allontanò dalla fede genitoriale per abbracciare il cristianesimo, e il secondo è che l’operato musicale dello stesso sia un bel passaporto per qualsivoglia riconoscimento artistico e non.

La nascita del folk

Rhode Island, 26 luglio 1965. Al Newport Folk Festival, un giovanissimo Bob Dylan ha il barbaro coraggio di presentarsi sul palco con una chitarra elettrica. E sottolineiamo ‘barbaro’ giacché l’evento imponeva, per ovvie motivazioni folk, la tradizionale chitarra classica: ebbene, dopo tre brani riprodotti, i fischi furono tali che Dylan dovette ritirarsi salvo poi decidere di tornare sul palco con una chitarra classica per suonare alcuni brani storici tra cui Baby Blue.

L’evento cadrebbe tranquillamente nel dimenticatoio non fosse che gli esperti di storia della musica facciano risalire la nascita del folk proprio a questo evento; spiacevole per Bob, piacevole per gli amanti del Folk, probabilmente a sua insaputa ma spesso le grandi gesta sono frutto più della casualità che della volontarietà.

Parliamo pur sempre di un genere, quello folk, poi ripreso da grandi artisti, tra cui annoveriamo Leonard Cohen, Bruce Springsteen, e un primo Neil Young.

L’influenza della fede religiosa

Per me è sempre stata una confessione che una professione” ebbe a specificare in una intervista dell’epoca, giocando sul significato profetico della sua figura musicale che in tanti, in massa, gli riconoscevano. L’elemento trascendentale è comunque sempre stato forte nella letteratura musicale di Dylan, proprio a sottolineare l’importanza degli insegnamenti ebraici ricevuti fin da piccolo. In realtà – e qui ci riagganciamo al suddetto discorso pseudo-complottista – il cantautore, sebbene convertitosi al cristianesimo, lasciò dedurre più volte una sorta diagnosticismo che, per quanto smentito, sembrerebbe esser l’indole religiosa più confacente al secondo periodo artistico dell’autore.

L’annuncio del Nobel a Bob Dylan

Il giorno della proclamazione del Nobel per la Letteratura fu ampiamente anticipato dai giornali di tutto il mondo, proprio per la esclusività dell’evento. In prima istanza, Bob rifiutò il Nobel.

In Italia, molteplici furono i plausi all’artista – annoveriamo, per esempio, l’elogio critico dello storico dell’arte Vittorio Sgarbi -, ma non mancarono le critiche più negative. In effetti, considerando la cronologia dei vincitori del noto premio letterario, sarebbe stato più giusto assegnarlo – o quantomeno tenere in considerazione – un nostrano Mauro Corona, ampiamente all’attivo tra romanzi e racconti e che proprio nel 2015 aveva pubblicato La via del sole con la Mondadori, anziché una estrapolazione letteraria di un grandissimo artista ma che resta, per l’appunto, un cantante.

E voi, cosa ne pensate?

— Onda Musicale

Tags: Leonard Cohen
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