In primo piano

Nick Mason: elogio di un batterista

Brutto destino quello dei batteristi delle band più importanti della storia del rock, ovvero Ringo Starr dei Beatles e Nick Mason dei Pink Floyd.

Essere considerati l’ultima ruota del carro oppure la ruota di scorta del carrozzone; insomma poco più di comparse accanto a giganti come Lennon / McCartney / Harrison e Barrett / Gilmour / Waters / Wright.

A rincarare la dose, in “The Simple Facts” – documentario-appendice del film “Roger Waters The Wall” (2015) – il gigante Waters, rivolgendosi al topolino Mason, (scherzosamente) dice: “Tu sei un batterista, non un musicista!”

Tuttavia, il tranquillo ex-batterista settantaduenne, che oggi si trastulla tra Ferrari GTO e Lamborghini e che vive a Londra in un’elegante palazzina con affacciata su Covent Garden e di professione archivista dei Pink Floyd (sua la gestione anche mediatica dell’operazione “The Early Years 1965 – 1972“), quando non era ex-batterista e sedeva dietro le pelli dei tamburi con la riproduzione de “La grande onda al largo di Kanagawa” del pittore giapponese Hokusay, era tutt’altro che l’ultima ruota o la ruota di scorta del carrozzone Pink Floyd!

Rivedendo oggi, con la prospettiva storica di 44 anni dall’uscita, il film “Pink Floyd Live at Pompeii” del regista Adrian Maben, si deve concludere che, accanto all’impareggiabile bellezza della città dissepolta, il più protagonista tra i 4 protagonisti (i Pink Floyd) è il batterista Nick Mason!

Il regista gli riserva una percentuale altissima di inquadrature. Il montaggio di “One of These Days” è tutto costruito sulle immagini del batterista in azione e memorabile è la sequenza in cui perde la bacchetta, immediatamente sostituita, nella foga parossistica dell’esecuzione. Un altro dei momenti alti del protagonismo di Mason nella celebre pellicola è la sezione centrale di “A Saucerful of Secrets“, dove si lancia nella nota e velocissima sequenza percussiva che precede la “Celestial Voice” con il cherubino volto di Gilmour coperto dai lunghi capelli al vento.

Ma anche le altre rare immagini live del periodo – e che grazie ai DVD/BluRay contenuti nel box di imminente uscita potremo finalmente vedere in full morning glory – testimoniano di un batterista ben lungi dal portare semplicemente il tempo o l’acqua ritmica al mulino chitarristico o tastieristico di Gilmour e Wright. Come testimonia il documentario “Pink Floyd Beginnings 1965 – 1972”, trasmesso per la prima volta il 21 ottobre scorso da BBC4, con estratti di un’ora dal box in uscita.

Negli anni Settanta, uno degli highlight dei concerti di rock mainstream oppure hard oriented era l’assolo di batteria; questo momento non c’era nelle performance dei Pink Floyd, tuttavia il percussivismo di Nick Mason era solido co-protagonista sul palcoscenico accanto ai ghirigori di Gilmour / Waters / Wright, anche grazie alla collocazione fisica non di retropalco della batteria.

Elogio di un batterista, dunque: al secolo Nicholas Berkeley – ma per tutti Nick – Mason, oggi archivista ma ieri Grande Batterista dei Pink Floyd.

Il box “Pink Floyd The Early Years 1965 – 1972” gli renderà meritata giustizia.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, David Gilmour, The Beatles, Nick Mason, Ringo Starr
Sponsorizzato
Leggi anche
Syd Barrett: Cambridge celebra il suo genio
Larry Mullen: buon compleanno al batterista degli U2