In primo piano

7 Novembre 1969: Ummagumma esce in Inghilterra

É il quarto album di studio della rock band britannica Pink Floyd, dall’etichetta Harvest Records. Alla sua uscita raggiunge il 5º posto delle classifiche di vendita in Inghilterra ed il 74º negli USA, facendo entrare i nella top 100 degli Stati Uniti per la prima volta.

L’album viene certificato disco d’oro nel febbraio del 1974 e disco di platino nel marzo del 1994. Si tratta di uno degli album più sperimentali della discografia del gruppo ed è anche quello in cui, per la prima volta, si comincia a respirare una certa aria di progressive rock. 

Pubblicato dalla neonata etichetta discografica Harvest della EMI, gestita dal giovane Malcolm Jones e da Norman Smith, con la caratteristica etichetta gialla/verde senza logo EMI a sinistra, l’album viene ritenuto da molti appassionati, critici e addetti ai lavori uno dei capolavori del gruppo, quello più sfaccettato e multiforme, che chiaramente anticipa le tendenze ed i percorsi artistici che la band avrebbe seguito da lì in avanti.

Tuttavia, il gruppo stesso non è mai stato soddisfatto del lavoro, criticandolo a più riprese. Parlando dell’album in anni successivi, Roger Waters lo definì un “disastro“, mentre nel 1995, David Gilmour descrisse il disco giudicandolo “orribile”. Nel 1984, Nick Mason disse: «Pensavo fosse un piccolo esercizio molto buono ed interessante, ma credo anche che sia il più classico esempio della somma migliore delle singole parti», e in seguito lo descrisse come un “esperimento fallito”.

La struttura dell’album è particolare, si tratta infatti di un doppio album di cui il primo disco è registrato dal vivo e il secondo in studio di registrazione. La parte live è stata registrata al Mothers Club di Birmingham il 27 aprile 1969 e al Manchester College of Commerce il 2 maggio, con l’aggiunta in studio di alcune parti vocali.

I brani inediti sono stati invece registrati agli Abbey Road Studios di Londra, a partire dal 1º agosto e fino alla fine di settembre del 1969. Il disco dal vivo può essere visto come una summa di quelli che erano diventati i Pink Floyd dell’epoca, tra ricerca sonora, sperimentazione e voglia di rinnovarsi profondamente.

Le registrazioni vennero affidate al mixer di Peter Watts e rispecchiano fedelmente quello che era il suono dei Pink Floyd dal vivo: molto potente, profondo e raffinato.

Nel disco dal vivo si trova la somma delle parti, ovvero dei contributi dei singoli componenti. Il disco in studio, invece, vede la scomposizione del gruppo in quattro parti distinte e separate, in ciascuna delle quali l’ascoltatore può ritrovare la formazione, le scelte, la propensione artistica e il percorso musicale di ciascuno dei musicisti, uniti da un denominatore comune: la propensione verso il futuro.

Nel 1994 l’album viene rimasterizzato in digitale. Nel 2011, sebbene pubblicato nella serie Why Pink Floyd…? che presenta tutti e quattordici gli album del gruppo nuovamente rimasterizzati, solo il disco in studio di Ummagumma è stato rimasterizzato, mentre il disco dal vivo contiene ancora la vecchia rimasterizzazione del 1994 che presenta alcune imperfezioni come una massiccia presenza di fruscio di sottofondo.

Il titolo dell’album si riferisce a un’espressione in slang utilizzata per indicare l’atto sessuale. Nel libro Lo scrigno dei segreti. L’odissea dei Pink Floyd di Nicholas Shaffner è riportato tuttavia che Ummagumma era anche il verso tipico di strane creature che, secondo una leggenda, infestavano una palude vicino Cambridge. Alfredo Marziano e Mark Worden, autori del libro Floydspotting.

Guida alla geografia dei Pink Floyd, confermano la prima versione: l’opinione corrente è che si tratti di un’espressione gergale di Cambridge per indicare l’atto sessuale, aggiungendo però che tale espressione sarebbe stata inventata da Ian “Imo” Moore, un amico di Syd Barrett, anche se i Pink Floyd non avrebbero mai confermato ufficialmente la cosa.

L’album venne accolto da recensioni generalmente positive alla sua pubblicazione. Il recensore di International Times lodò in particolare la parte live dell’album, definendolo “probabilmente uno dei migliori dischi dal vivo che abbia mai ascoltato“.

I Pink Floyd, insoddisfatti del risultato finale (Roger Waters disse semplicemente: «Ummagumma? What a disaster!»), non riuscivano a spiegarsi tale successo. Con il passare degli anni l’opera ha goduto di alterne fortune presso la critica.

In retrospettiva, la rivista Paste, recensendo la ristampa del 2011 dell’album, non fu altrettanto favorevole descrivendo il disco un “eccesso rock della peggior specie“, pur lodando la versione live di Careful with that Axe, Eugene. Robert Christgau affermò ironicamente che le ipnotiche melodie presenti sull’album lo rendono “il disco ideale per addormentarsi...”.

Tracce

Live Album
Astronomy Domine – 8:29 (Syd Barrett)
Careful with That Axe, Eugene – 8:50 (Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason, David Gilmour)
Set the Controls for the Heart of the Sun – 9:12 (Roger Waters)
A Saucerful of Secrets – 12:48 (Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason, David Gilmour)

Studio Album
Lato A
Richard Wright – Sysyphus – 13:26 (musica: Richard Wright)
Part 1
Part 2
Part 3
Part 4
Roger Waters – Grantchester Meadows – 7:26 (Roger Waters)
Roger Waters – Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving with a Pict – 4:59 (Roger Waters)

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason, Emi, Ummagumma
Sponsorizzato
Leggi anche
Il 1969 dei Pink Floyd, la strada per Ummagumma (prima parte)
Led Zeppelin IV: alla ricerca dell’album perfetto