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Recensione: Marco Rò “A un passo da qui”

Marco Rò è un giovane cantautore romano che, nato come batterista di stampo rock, soul e jazz, ha già pubblicato un EP nel 2011 intitolato Un mondo digitale.

A fine settembre è uscito il suo album A un passo da qui composto da dodici tracce variegate e diverse tra loro, ma diamo un’occhiata più nel dettaglio:

 

La lista: intarsi di piano e di archi sono la base lungo la quale si snoda questa prima canzone in perfetto equilibrio tra sonorità pop – rock e jazz.

Una canzone che invita l’ascoltatore a ricordare che fuori da tutti i problemi ed i piccoli drammi quotidiani c’è una vita intera, a volte non serve neanche pensarci più di tanto per poterne godere.

Immagini a righe: la roca, ma possente, voce del concittadino Marco Conidi si fondo alla perfezione con quella di Rò facendo da eco (oltre le sbarre) per un pezzo che miscela sapientemente blues e folk italiano.

Un grido del pensiero di un prigioniero rinchiuso tra le sbarre delle sue stesse convinzioni e pregiudizi che lo incastrano a vita.

Tutto quello che non sai: tenera ballad che va in netto contrasto con il tema trattato, il dolore causata da un amore finito male, ma che comunque a parte questo rimane sempre dentro nel bene o nel male.

Alla fine, se ci pensate bene, è proprio così. Esperienze come questa, belle o brutte che siano, lasciano sempre dentro di noi qualcosa, un sentimento, un ricordo, un rimpianto.

Ale: nella vita non mancano i momenti bui e, quando si parla di sentimenti, questi hanno la brutta abitudine di moltiplicarsi. Ale, sapessi quanto fa male, costretto a ricordare, questo il grido di Rò che sa perfettamente che prima o poi tornerà a splendere il sole su queste tenebre momentanee.

La scala mobile: canzone che ricorda molto, sia per gli accordi che il ritmo, un misto tra Just My Imagination dei Cranberries e l’hammond di molte canzoni italiane anni ’60 e ’70 (Nomadi inclusi).

Se è vero che il viaggio stesso è una grande esperienza, forse più della meta, è comunque altrettanto vero che anche essere ad un passo dalla meta scatena in noi tutta una serie di emozioni indescrivibili.

Dune: una delicata intro a metà tra jazz ed atmosfere mediorientali, con tanto di echi in sottofondo, presenta un’altra fusione decisamente azzeccata. La voce di Marco Rò si fonde con quella di Laura Tangherlini per un risultato eccezionale.

Questo bellissimo brano, arricchito dagli assoli di chitarra classica, fa da colonna sonora per il documentario Matrimonio Siriano. Ascoltatela a tutto volume e lasciatevi andare.

A un passo da qui: toccante brano di sensibilizzazione sull’attuale tematica dei profughi siriani nato dalla collaborazione di Laura Tangherlini. Emozionante e travolgente, un brano che fa riflettere.

Sul paradosso: stupendo blues nel quale dettano legge i giochi tra chitarra elettrica, tastiera e fiati da big band che vi farà battere il piede a tempo. Alzate il volume e gustatevelo per bene!

In blu: dal blues si passa alle rilassanti atmosfere scandite dalle tenui note del pianoforte per un brano dedicato ai ricordi ed al mare, un elemento non a caso visto che è stata scritta sulla banchina del porto di Riposto in Sicilia. Particolarmente toccanti le parole “ora che mi hai scoperto, posso solo rinnegare questo cuore a cielo aperto”.

Mosca mon amour: melodie russe in sottofondo, com’è facilmente intuibile dal titolo, per un altro duetto con la cantante russa Kira Franka alla quale si unisce anche un coro in stile Armata Rossa.

Il pezzo cita abbastanza scherzosamente tutte le varie canzoni, ocanzonette, italiane famose all’estero come ad esempio Gloria di Umberto Tozzi, L’italiano vero di Toto Cutugno, Sapore di sale di Gino Paoli e così via.

C’era una volta: coinvolgente brano acustico ritmato cantato da Rò a Capital FM. Molto interessante anche il testo che prende in giro i comportamenti dell’italiano medio durante la crisi tra tasse su tasse e smartphone da comprare.

One Step: versione inglese di “A un passo da qui” per concludere in bellezza il disco.

 

A questo punto che dire di questo disco? Decisamente interessante per le varie collaborazioni presenti (Marco Conidi, Laura Tangherlini e Kira Franka) e per le influenze blues e jazz che si respirano per tutto il disco. Davvero un ottimo lavoro!

 

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Tags: Gino Paoli, Cranberries, Nomadi, Toto Cutugno, Umberto Tozzi, Vanni Versini, Hammond
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