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Recensione: “Post Shock” di YATO

YATO è lo pseudonimo dietro il quale si cela il genio Stefano Mazzei, “Cantautore Electro Vocal”, esplicato perfettamente da questo suo primo EP d'esordio intitolato “Post Shock”.

Ma che cos'è esattamente questo “Post Shock”? Scopriamolo assieme: Electro Hardore: “sono esattamente come mi vuoi electro hardore spacco in mezzo al cuore”questo il trascinante ritornello dell'onirica, ed ipnotica, traccia d'apertura.

Foreste di melodie elettroniche e picchi di synth accompagnano alla perfezione la voce di YATO, ora delicata ora più aggressiva con tinte rap, che si insinua fino nel cervello dell'ascoltatore arrivando dritta al pensiero.

Idolatrina: giri e melodie che rimandano agli anni '80, potrebbero ricordarvi gli A – ha dei tempi migliori, fino a distorsioni più elettroniche come sono il potente sottofondo alla voce di YATO che, da autentico osservatore di questa assurda realtà, canta de“la solita libidine che sai, l'innesco di un eccesso d'affetto per dimenticare”.

Forse un po' triste, ma estremamente vero e sincero, il pezzo vi farà venire voglia di continuare a premere “repeat” ed ascoltarlo a loop!

Du – Bi Song: echi elettronici che si perdono in cupi corridoi di riverberi e delay cibernetici fino ad incontrare un giro di basso, gustatevi lo slap, e batteria che non lascia scampo.

Uno strumentale tutto da gustare e che vi farà ricordare i migliori classici di fantascienzacome, ad esempio, Blade Runner.

Le teorie possibili: con una intro che echeggia dei Subsonica migliori, Boosta ne andrebbe fiero, il pezzo si rivela essere decisamente introspettivo riguardo alla posizione stessa di YATO nel mondo. Si è veramente normali? Dove sono andati i nostri sogni? Quali sono le teorie giuste?

Consciok: la voce è poco più di un freddo sussurro che si insinua leggera e letale tra il giro forsennato di batteria ed un dedalo di circuiti. Intrigante, decisa,un'altra freccia nell'arco di YATO che colpisce in pieno l'ascoltatore!

Intro Me: intro, per l'appunto, in crescendo come insegnano i teutonici Kraftwerk. Il pezzo si snoda poi magistralmente in atmosfere più eteree che riesco a combaciare benissimo con gli echi elettrici ed i piccoli tintinnii cristallini.

Uno dei pezzi con l'attacco migliore di tutto il disco. Il bello è che si tratta di un altrostrumentale, ma in questo momento è la scelta più azzeccata e convincente.

Post: le prime note sono di una malinconica tastiera seguite poi da una voce che vi trasporterà letteralmente sulle note delle canzoni di Nightmare Before Christmas al quale viene mischiata l'amara critica alla digitalizzazione della comunicazione e delle relazioni umane. Una situazione resa inevitabile dall'uso sempre più massiccio e senza controllo dei social network. Immancabile!

Ormonauti RMX: elettronica pura! Alzate il volume e godetevi il finale di questo disco che fila via alla perfezione!

 

In conclusione, che dire di questo disco? Una cosa che mi ha colpito parecchio sono stati i molti giochi di parole per i titoli delle canzoni, esempio “Idolatrina” (idolatria + latrina), sinonimo di un'acuta intelligenza con quella punta di sarcasmo derivante da un'osservazione attenta di questo strano mondo che ci circonda.

Altro punto decisamente a favore un'elettronica ragionata e mai banale che riporta alla mente, allo stesso tempo, sia i Depeche Mode che Il Teatro degli Orrori. Un ascolto, davvero, più che consigliato!

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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Tags: Depeche Mode, Il Teatro degli Orrori, Boosta, Vanni Versini, Blade Runner, Kraftwerk, Subsonica
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