Recensioni e Interviste

Mario Gazzola: intervista all’autore di “S.O.S. – Soniche Oblique Strategie”

Mario Gazzola – scrittore, giornalista, blogger milanese – è l’autore del romanzo cyberpunk Rave di Morte, dell’ebook Crepe nella Realtà e del corto Con gli occhi di domani, oltre a numerosi racconti pubblicati su diverse antologie, riviste e siti; quest’anno ha vinto il Vegetti con il saggio FantaRock.

Da pochi giorni è in libreria (sempre per Arcana) la sua antologia di racconti fantamusicali S.O.S. – Soniche Oblique Strategie8 storie di musica ai confini del delirio – che  ospita racconti di Arona, Assante, Cappi, De Matteo, Kremo, Marsico e Salvatori; oltre naturalmente a quello del curatore Gazzola, che li contiene e li collega in una cornice ispirata al gioco di ruolo creato da Brian Eno per i musicisti impegnati nelle session dell’album Outside di David Bowie

Entrambi i libri sono stati presentati al Trieste Science+Fiction Festival 2019. Recentemente sono uscite altre due antologie che lo ospitano: Strane Visioni 2 di Hypnos (racconto dickiano Voi siete morti) e La prima Frontiera di Kipple (Hyde in time, apocrifa rivisitazione del Dr Jekyll di Stevenson), pure in presentazione nella sezione Futurologia del S+F.

Lo abbiamo contattato e gli abbiamo fatto alcune domande.

 

Scrittore, giornalista, blogger, narratore, conoscitore della musica. Come ti definiresti per chi non ti conosce?

“Proprio così: “scrittore, giornalista, blogger, narratore e appassionato di musica”. Perché bisogna per forza mettersi un’uniforme? Non vorrei confondere i lettori o apparire presuntuoso, ma ho anche fatto programmi radio e ora collaboro a Wonderland su RAI 4, ho codiretto un cortometraggio (QUI) e ho esposto in un paio di mostre le mie foto di musicisti live; inoltre, di un mio romanzo ancora inedito (Buio In Scena) esiste anche una riduzione drammaturgica pronta per andare in scena, se un regista volesse portarcela. Non spetta all’autore valutare il proprio talento e in quale campo si esprima meglio, probabilmente la scrittura è il mezzo che padroneggio più a fondo e magari negli altri campi resterò solo un dilettante ardimentoso, ma perché negarsi una strada a priori? Quando ho conosciuto gli amici fondatori del Movimento Connettivista – una scena di autori fantascientifici post-cyberpunk con cui tuttora collaboro – il loro manifesto si concludeva con “…E noi saremo tutto”. Ecco, io ho sposato quella filosofia: voglio l’impossibile, cioè tutto, come i situazionisti e i sessantottini. Recentemente ho letto Life On Marsico, biografia dell’amico musicista Maurizio Marsico (intervistato sul FantaRock e autore di un racconto di Soniche oblique strategie), che dipinge una Milano primi ’80 in cui ogni sera avvenivano concerti/performance/happening, “connessioni” appunto fra diversi linguaggi, magari a volte estemporanee o strampalate, ma comunque fertilizzanti di un clima complessivo che mi pare ci siamo rassegnati che rimanga un ricordo del passato. Bene, io lo rivoglio qui e ora, ci serve recuperarlo, altrimenti finiremo per accettare che la cultura è “chi va da Fazio”, la musica “Vasco-Liga-Jova” e l’arte chi può permettersi di affittare le gallerie del centro.”

 

Quale genere musicale ti ha maggiormente ispirato e/o influenzato nel tuo percorso di crescita professionale?

“Devo proprio dirlo? Ma tutti, che diamine! Ho appena stilato il mio programma di “ecumenismo cosmico”… Ok, da piccolo son passato rapidamente da Donna Summer ai Deep Purple, dai Rockets ai Devo: poi, ovvio, ero adolescente nell’era new wave dei Police e del dark dei Cure e dei Bauhaus. Quindi ho avuto i miei tuffi al cuori coi Rolling Stones, i Pink Floyd, i Doors e David Bowie, che forse meglio di tutti incarna quello spirito del “voler provare tutto” di cui parlavo. Poi ho seguito tutti i rivoli dell’undeground degli ’80/’90, dagli shoegazer al grunge e al crossover, ma i miei idoli sono rimasti Nick Cave e Tom Waits. Ho avuto una fertile fase jazz e in tarda età ho assorbito anche il metal, recentemente l’ecumenismo cosmico mi ha portato a riscoprire psichedelia e progressive: Gong, Hawkwind, Flaming Lips e Tool, ma anche il Claypool/Lennon Delirium o i nostrani (bravissimi) Giöbia e The Winston e poi i gruppi della Black Widow… ma anche… e ancora… e…!”

 

Da pochi giorni è uscito il tuo ultimo libro intitolato “S.O.S. – Soniche oblique strategie. 8 storie di musica ai confini del delirio”. Cosa puoi dirci al riguardo?

“Che se siete amanti della musica DOVETE leggerlo assolutamente! È un’antologia di 8 racconti firmati da altrettanti pregevoli autori del fantastico/horror/pulp italiano: Danilo Arona (lo S. King italiano), Ernesto Assante (giornalista di Repubblica coautore di FantaRock, che qui debutta come narratore), Andrea Carlo Cappi (veterano giallista e colonna di Segretissimo Mondadori), Giovanni De Matteo, Lukha B. Kremo (connettivisti entrambi premi Urania), il citato Maurizio Marsico (pure lui al debutto come story teller) e Claudia Salvatori (anche lei navigata thrillerista ed ex fumettista). Il mio racconto contiene e fa da cornice a tutti gli altri, un po’ come un tema musicale da cui si dipartono 7 assoli di 7 strumentisti diversi, quindi si legge di filato come un romanzo. La traccia per ciascun racconto è una carta del gioco di ruolo ideato da Brian Eno per i musicisti impegnati nelle session di Outside di Bowie: ogni profilo sembrava l’inizio di una storia… mentre scrivevo FantaRock l’illuminazione: DOVEVANO essere proprio sviluppati in racconti! Si parte da una band in studio per registrare un album, però il cantante nessuno lo conosce e non arriva mai. Il produttore dice ai musicisti d’improvvisare ma… dove vorrà guidare realmente i loro trip sonori? Ogni autore ha interpretato liberamente lo spunto scelto e usato i riferimenti alla musica che preferiva, da Madonna a Keith Emerson, dai Beatles a Ornette Coleman ai molto evocati e mai nominati Eno/Bowie. Abbiamo anche inventato nuovi generi o band immaginarie come i Dark Side of the Bad Moon Rising o i Riders of the Deep Purple Storm! Secondo me il bello è che, non descrivendo mai uno specifico genere suonato nelle storie, che ne citano a mucchi, chiunque legga il libro potrà sentirsi nella mente proprio il genere che ama, o la dream band che ha sognato e non s’è mai realizzata: che so Miles Davis e Jimi Hendrix o… “Major Tom negli Astronomy Öyster Cult”! Ogni racconto poi è illustrato dai disegni di Tonia Gentile (copertina), Erika Dagnino, Sandro lettieri, Lucia Polo, Valentina Tanca, oltre che dello stesso Cappi, unico autore letterario che ha disegnato per il proprio racconto.”

 

Nei giorni scorsi sei stato al “Trieste Science+Fiction Festival”. Che tipo di esperienza è stata confrontarti con altri scrittori e autori in quella che è considerata una grande kermesse per gli appassioni del genere di cui ti interessi?

“Beh, due giorni prima di me l’amico connettivista Sandro Battisti presentava sempre a Trieste la sua antologia La prima Frontiera (ed. Kipple), su cui peraltro sono ospite anch’io col racconto Hyde in Time, titolo vagamente deeppurpleiano per una personale rivisitazione del malvagio personaggio di Stevenson. Quindi in un certo senso ero sempre a casa: pochi giorni prima eravamo insieme già a Stranimondi a Sesto San Giovanni… invece, se volevi sapere se un regista mi ha chiesto un mio soggetto per un film, questo purtroppo non è ancora accaduto. Ma, diceva Steve McQueen, “sono ancora vivo, bastardi!”. Comunque, il festival triestino è una kermesse fantastica che consiglio ad ogni amante/curioso della fantascienza e dell’horror, non se ne uscirebbe mai!”

 

Il tuo recente “Fantarock”, scritto insieme ad Ernesto Assante, ha vinto il Premio Vegetti. Raccontaci di come è nata l’idea di scrivere questo libro.

“Semplicemente da una telefonata con l’Assante, che conoscevo avendo collaborato alla prima versione di Musica! di Repubblica e avendo poi lui pubblicato una mia antologia di racconti surreali in ebook (Crepe nella Realtà, Alea 2012); a bruciapelo mi fa: “ma perché non scrivamo insieme un saggio su rock e fantascienza? In giro non c’è nulla del genere…”. Io ho avuto alcuni giorni di psicodramma: ma che indice si fa? Come si mette l’evoluzione della musica in parallelo con quelle della narrativa, del cinema e dei fumetti, che hanno tutte tempi diversi… e poi videogiochi e serie tv, colonne sonore, concept album e musical, cantanti-attori, copertine e video clip… Ma alla fine, “quando il gioco si fa duro”… sembra che il risultato sia valsa la fatica, voi cosa ne dite?”

 

La copertina del libro ritrae quattro cosmonauti sulle famose strisce pedonali di Abbey Road. Che significato ha questa immagine?

“Dovrò mica spiegarlo?! Sono gli astronauti dell’Odissea nello Spazio (uno dei film di s/f più famosi della storia del cinema) atterrati sulla via di uno dei dischi più famosi della storia del rock (devo dire il titolo?!). L’ha realizzata un grafico dilettante americano (Eytan Wonker), l’ho scoperta per caso in un gruppo Facebook di Kubrick e ho subito capito che quella era L’IMMAGINE che riassumeva in sé l’incrocio dei due mondi.”

 

Che progetti hai per il futuro?

“Il 22 novembre al Teatro La Claque di Genova ho presentato il concerto de Il Segno del Comando insieme ai Runaway Totem, due gruppi neo prog della Black Widow che offrono un contesto sonoro ideale per introdurre l’abbraccio fra rock e visioni fantastiche. Poi, siccome la vita dello scrittore dev’essere sempre più difficile, ho in serbo anche un “fantarock album”, formato da cover attuali di brani citati nel saggio, eseguite da Maurizio Marsico, Twenty Four Hours, Mugshots, Edna, Oblomov, Nemesis Inferi, Suite Noire e Codice Ego. Anche qui ecumenismo cosmico: si va dal punk al prog al metal, dall’elettronica al jazz. Non abbiamo ancora un’etichetta discografica certa di pubblicare il disco, quindi il parterre potrebbe ulteriormente arricchirsi di altri nomi della scuderia che ci accoglierà. Curiosi? Fatevi un giro sul sito del produttore www.brainone.org, magari scoprite qualcosa… Dal punto di vista letterario, vorrei vedere finalmente pubblicato il già citato Buio in Scena, mentre frattanto ho in corso di scrittura Hyde e l’Altro, la mia versione apocrifa della prima stesura del Dr Jekyll bruciata da Stevenson dopo un litigio colla moglie (di cui il racconto Hyde in Time è la versione “liofilizzata”), su cui ho già raccolto pareri molto positivi. E, siccome il fumetto e il racconto illustrato è un’altra strada che ancora mi mancava, ho iniziato due nuove collaborazioni: la prima col disegnatore bonelliano Tommaso Bianchi, per un fumetto che narrerà attraverso la chiave del fantastico il superamento delle barriere della disabilità attraverso lo sport su cui lavora la onlus I Supersportivi. La seconda con l’illustratrice Roberta Guardascione, che ha trovato nel mio racconto Situation Tragedy (un po’ il “mio Videodrome”, dall’ebook Crepe nella Realtà) le atmosfere cyberpunk su cui ambiva cimentarsi con le sue matite. Anzi, offro qui ai lettori di Onda Musicale un’anteprima di tre dei primi disegni su cui lei sta ora lavorando. Su tutto ovviamente sta il progetto (sogno?) di vendere qualche libro, giacché come sapete la situazione del mercato editoriale italiano è depressa più o meno come quella del disco. Ma questa purtroppo è l’unica cosa che scrittori e artisti non posso fare da soli. Noi possiamo ricreare una Factory (come avete letto io lo sto facendo, coinvolgendo amici e senza fondi), possiamo cercare di far rinascere un certo clima, ma alla fine la palla passa al pubblico, quindi qui giro la domanda a voi lettori: cos’è per voi la cultura, la vostra passione per la musica vi fa ancora comprare un disco, magari entrare in libreria per scegliere un libro, un fumetto? Oppure vi basta mettere il pollicino su in una pagina social?”

 

— Onda Musicale

Tags: Jimi Hendrix, Donna Summer, Intervista, Brian Eno, Nick Cave, Tom Waits, Deep Purple, Keith Emerson, Pink Floyd, The Police, The Doors, Ernesto Assante, David Bowie, Rockets, Madonna
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