Recensioni e Interviste

Quando cultura, poesia e musica s’incontrano. Intervista a Paolo Capodacqua

Il noto chitarrista ed autore Paolo Capodacqua, in questa piacevole intervista, ci racconta uno spaccato fondamentale della musica degli anni passati, anni nei quali senza la cultura, certi artisti non sarebbero mai esistiti.

Parliamo del periodo d’oro della musica d’autore, con in testa Francesco Guccini, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Claudio Lolli, Eugenio Finardi e Paolo Conte (solo per citarne alcuni).

È attraverso le sue splendide parole, che anche i più giovani, possono incontrare una testimonianza diretta, che ci racconta di quando la musica non era solo un mezzo d’intrattenimento, ma era un patrimonio di esperienze, era un prodotto culturale, era una finestra sulla poesia, su alcuni dei più importanti valori sociali del tempo. Le canzoni d’autore erano un modo di raccontare alcune realtà di vita sulle quali era davvero necessario soffermarsi. La musica, una volta, e sottolineo una volta, svolgeva un ruolo fondamentale nella formazione degli adolescenti.

Dice bene, Paolo Capodacqua e coglie il segno. Io stesso, come tante persone di quel tempo, attraverso la musica ho cominciato a leggere i libri, ad interessarmi di poesia, ad occuparmi di argomenti molto importanti. Nel mio piccolo, posso tranquillamente affermare di essere così riuscito, attraverso questa preparazione, a formare me stesso, a trovare quindi una mia dimensione che mi permettesse di dissociarmi, più che dignitosamente, da quello che si poteva definire un consumismo arrogante e galoppante di cui erano preda una buona parte dei miei coetanei.

Tanto per capirci, in quel periodo, alcuni soggetti si sentivano migliori degli altri solo perché erano proprietari di una motocicletta molto costosa!

Ma torniamo a Paolo Capodacqua, chitarrista fedele e storico collaboratore del cantautore Claudio Lolli, compositore di musiche per teatro e di canzoni per bambini per le quali è stato più volte premiato, e famoso interprete e traduttore di Georges Brassens, (celebre cantautore e poeta francese considerato da molti come uno dei più grandi maestri della canzone d’autore). È di questi giorni la notizia che Paolo ha pubblicato un nuovo album dal titolo ferite e feritoie”.

“ferite e feritoie”di Paolo Capodacqua, che è uscito per storiedinote.fr, ci apre una personalissima finestra sulla poesia civile, intessendo canzoni ricche di potenti riferimenti letterari (da Riccarelli a Saint-Exupery) e di note intime ed appassionate. L’album è anticipato dall’emozionante singolo “Gli occhi neri di Julia Cortez” dedicato alla tenerissima figura della maestrina, l’ultima con cui ha comunicato Che Guevara prima della sua esecuzione.

Numerose le collaborazioni che affastellano di preziosismi questo album.

Dalla presentazione di Angelo Ferracuti, ai contributi di vecchi e nuovi compagni di strada di Paolo:  Roberto Piumini, Kay Mc Karthy, Pippo Pollina, Michele Gazich, Nicola Alesini, Roberto Soldati, Giacomo Lelli, l’attrice Naira Gonzalez e Flaco Biondini chitarrista storico di Francesco Guccini, con il quale Paolo si è recentemente esibito in duo nel corso della Rassegna Storica e Nuova Canzone dAutore Edizione 2019a Ferraradell’associazione culturale e musicale “Aspettando Godot” .

Paolo Capodacqua è molto gentile. Ecco l’intervista.   

 

Musicista, autore, autore di canzoni per bambini, come si definisce Paolo Capodacqua?

“Io sono nato e cresciuto con i cantautori come De André, Guccini, Lolli e De Gregori. Poi ho ascoltato moltissimo anche il ‘progressive’. Per esempio, se io dovessi indicare un album che mi ha influenzato anche nel modo di suonare la chitarra – ci spiega Paolo Capodacqua – anche se apparentemente non centra nulla perché le chitarre non c’erano neanche, direi il primo volume dei Soft Machine che ha delle aperture armoniche e disarmoniche assolutamente originali che mi hanno condizionato moltissimo, soprattutto nella rielaborazione di passaggi chitarristici. Così come i King Crimson ed i Genesis. Ad ogni modo il primo album dei Soft Machine per me è stato una sorta di pietra miliare della mia formazione”.

 

Nel corso della tuacarriera hai incontratoed hai collaborato contanti artisti. Vuoi ricordarne qualcunoin particolare?

“Ho collaborato con Nanni Svampa, Fausto Amodei, poi ovviamente se dovessi parlarti, sia dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista personale ed umano, ovviamente c’è Claudio (Claudio Lolli  – n.d.r.). Era il mio compagno di merende, è il cantautore con il quale collaboravo, era il mio migliore amico, era una sorta di fratello umano e professionale”.

 

Cosa rappresenta per te la musica?

“Questa è una domanda molto importante! Per quanto mi riguarda, rappresenta una componente importante e fondamentale della mia vita. La musica in qualche modo, ha fatto sì che io oggi sia quel che sono. La musica che ascoltavo. Ma quando penso alla musica, -continua Paolo Capodacqua –penso alla musica e alla poesia come un tutt’uno, come nell’antica Grecia, quando la poesia era comunque accompagnata dalla musica. La lira (antico strumento musicale a corde n.d.r.), o il flauto , erano dei supporti musicali che servivano ai poeti per declamare. La canzone d’autore è soprattutto quello. In alcuni casi, come per esempio, nelle canzoni di De André, c’é questa sorta di fusione magica e ideale tra musica e poesia., che in pochissimi sono riusciti a riprodurre. Penso a Leonard Cohen, a Georges Brassens, Jacques Brel, Léo FerréLa musica per me ha rappresentato questo.  La mia formazione da adolescente si è basata soprattutto sulla musica, su alcuni modelli poetici e contenutistici. Tornando a De André, per me in quel caso é stata la finestra sul mondo. Una prospettiva su certi valori sociali – ci racconta Paolo Capodacqua – come i temi dell’emarginazione, della guerra, dell’antimilitarismo, ma anche per esempio su tutto quello che riguarda i vangeli apocrifi, Edgar Lee Masters e l’Antologia di Spoon River, oltre al già citato Georges Brassens. Ho conosciuto Brassens, come molti in Italia, attraverso le traduzioni di De André.  La musica in quel caso, ha rappresentato molto più della scuola, e se vogliamo, direi , che a volte la scuola serve a poco nella formazione degli adolescenti. Possiamo dire che la musica é molto spesso una sacrosanta e benedetta alternativa all’irrigidimento, all’ingessatura dell’istruzione scolastica. Poi, ovviamente negli anni, ha rappresentato in qualche modo il mio lavoro, in tanti aspetti e sfaccettature, come dicevi tu, nella produzione di canzoni per bambini, nella collaborazione con Claudio Lolli, e oggi con compagni di viaggio come Flaco (Flaco Biondini n.d.r), con altri musicisti come il cantautore Edoardo De Angelis, con il quale abbiamo cominciato un percorso insieme”.

 

Che progetti hai per il futuro?

“Il mio nuovo disco è in uscita. Ci tengo moltissimo! S’intitola “Ferite e feritoie”. Ci sono dei pezzi che ho scritto dopo tanti anni di stasi creativa, una pausa che non ha riguardato la composizione di canzoni per bambini, anzi,  ma che ha riguardato una mia ispirazione per la scrittura di mie canzoni”. 

 

   Carlo Zannetti – Onda Musicale

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Tags: Eugenio Finardi, Intervista, Paolo Conte, King Crimson, Soft Machine, Carlo Zannetti, Fabrizio De Andrè, Genesis, Claudio Lolli, Francesco Guccini, Francesco De Gregori
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