Recensioni e Interviste

Da Giorgio Faletti a Francesco De Gregori, intervista al chitarrista Marco Cravero

Alla mia domanda: ”Il fatto di riuscire a suonare molto bene uno strumento musicale da cosa dipende? È una capacità innata? È solo una questione di studio? È un qualcosa di misterioso che non si può spiegare?”, Marco Cravero risponde così: “Diciamo che, ‘è un qualcosa di misterioso che non si può spiegare, è forse la spiegazione più azzeccata, anche se la più vaga” .

È con questa interessante risposta che, aldilà della bella intervista, Marco colpisce la mia immaginazione. Sono convinto che sia proprio così, e che nella vita di un artista, nulla venga per caso.

Per suonare molto bene uno strumento musicale è necessario studiare tantissimo? Anche! Ma non dimentichiamoci che un certo Wolfgang Amadeus Mozart, a soli sette anni, alto appena il giusto, per raggiungere i tasti di un clavicembalo, riusciva ad incantare il suo pubblico suonando in modo eccellente… Inspiegabile dono del cielo? Neanche! Nella storia della musica e dell’arte in genere, non mancano gli esempi di talentosi artisti che hanno combinato ben poco o che dopo i primi successi si sono ritirati, sparendo nel nulla.

E allora? Secondo me, esistono molte difficoltà a cominciare da quelle che sembrano le più banali. Io credo che uno dei primi ostacoli da superare, sia quello di stabilire un giusto compromesso tra la tecnica (lo studio) e la propria creatività. È necessario fare attenzione, perché il più delle volte si rischia di diventare, o questo o quello. Bravi e freddi esecutori oppure geniali fantasiosi musicisti che non riescono nemmeno a seguire il tempo di una canzone.

Credo che il voler a tutti i costi imparare a suonare molto bene uno strumento musicale, altresì, possa essere considerata anche una scelta molto coraggiosa da affrontare nella vita. Alcuni dei nostri equilibri possono saltare, ci sono molte rinunce da fare, devono entrare in gioco anche alcuni aspetti caratteriali non proprio comuni, come la fragilità, l’emotività, la sensibilità etc.

È necessario avere una grandissima passione, che possa compensare in qualche modo le difficoltà che inevitabili si incontrano nel corso di una vita, vissuta da artisti. Ma torniamo al bravissimo Marco Cravero.

Marco Cravero, non è uno dei tanti chitarristi che affollano il nostro panorama musicale nazionale. È docente in una scuola di musica, è un musicista sopraffino, un uomo di bell’aspetto che spicca anche per suoi modi eleganti. Marco, caratterialmente, non è una persona che ama vantarsi a parole di ciò che è in grado di fare con la chitarra, ma è un artista che preferisce suonare e che, vi posso assicurare, riesce con la sua presenza a fare la differenza.

Ligure, nato nella provincia di Savona, si avvicina allo studio della chitarra fin da bambino. In seguito, in età adulta, continua i suoi studi a Milano, città nella quale inizia anche a lavorare come chitarrista turnista per nomi importanti tra i quali Ivana Spagna, Maurizio Vandelli e Giorgio Faletti.

Nella sua lunga carriera accompagna nelle tournée e in alcune famose registrazioni in studio, Francesco De Gregori, chea volte è insieme a Lucio Dalla. È proprio Lucio Dalla che Marco affianca con la sua chitarra nel corso di una famosa trasmissione televisiva Rai. Collabora con il noto cantautore Marco Stella (leggi la nostra recente intervista) e con altri cantautori liguri.

Marco Cravero è stato molto gentile, ecco l’intervista.

Chitarrista, compositore, musicista, docente, session – man, come si definisce Marco Cravero?

“Mi definisco un artigiano, che, con la sua piccola bottega, cerca di dare il meglio come musicista, strumentista ed insegnante, mettendo al primo posto la passione per la musica, da sempre motore che mi spinge ad affrontare questo non facile ma meraviglioso lavoro. Come insegnante di chitarra – ci racconta Marco Cravero – cerco di trasmettere prima di tutto passione agli allievi, ingrediente principale, a mio parere, per crescere e raggiungere risultati”.

A che età hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica e quali sono stati gli artisti o i gruppi musicali che ti sono maggiormente interessati?

“Mi sono avvicinato molto presto alla musica, anche grazie a mio fratello, più grande di me, che da bambino studiava pianoforte; alletà di 8 anni ho iniziato a studiare chitarra, e non ho mai smesso! Ricordo – prosegue il chitarrista ligure – i bei pomeriggi passati con lui a suonare qualsiasi cosa ci passasse per la testa, canzoni che si ascoltavano alla radio, i Beatles, i Rolling Stonese vari ‘traditionals’ degli anni 40/50/60. A 11 anni mi regalarono la mia prima chitarra elettrica, una Cimar (sottomarca Ibanez), che qualche anno dopo, diventato grande fan di Eddie Van Halen, ridipinsi a strisce rosse e nere, rischiando di rimanere intossicato dalla vernice spray! Ricordo il periodo in cui uscirono i Dire Straits, rimasi stregato dal sound di Knopfler, passavo ore a fare zapping con la radio alla ricerca di un loro brano, che prontamente registravo su cassetta per poi cercare di riprodurlo con la mia chitarra. Da ragazzino ho ascoltato molte band e chitarristi storici: Led Zeppelin, Deep Purple, Hendrix, Clapton, S.R. Vaughan. In seguito la mia ricerca di musica si è spostata verso il jazz, il blues e la fusion… Pat Metheny, George Benson, Joe Pass, Scott Henderson, Robben Forde molti altri, mentre.per quanto riguarda il pop/rock principalmente Stevie Wonder, Sting ei Toto; a livello di musica nostrana in età adolescenziale ho ascoltato molto Vasco, i primi album di Finardi, Area, Pino Daniele, Fabio Concato.

Collaboratore di alcuni tra i più grandi artisti della storia della musica italiana, quali sono state le più grandi soddisfazioni della tua brillante carriera?

“Beh, sicuramente il lungo periodo in cui ho fatto parte della band di Francesco De Gregori, che mi ha dato la possibilità di calcare palchi importanti, di suonare davanti a migliaia di persone, ma soprattutto di imparare molto da un grande artista e dalla quotidianità delle dinamiche di un lavoro dove è necessaria tanta umiltàÈ fondamentale saper entrare nel proprio ruolo, mettendo da parte individualismi musicali e, non da meno, saper stare con gli altri. Fare il musicista, non dimentichiamolo, – ci spiega Marco Cravero – significa anche convivere con i colleghi, con i quali, in tour, si trascorrono lunghi periodi insieme. Grazie a Francesco (De Gregori – n.d.r.) mi sono addentrato nel mondo della canzone dautore, da cui non mi sono più allontanato; a tuttoggi collaboro in varie forme con cantautori di varie estrazioni. Indimenticabile il concerto con Dalla e De Gregori. Ancora oggi ritengo una grande fortuna laver potuto accompagnare, anche se per poco, un altro grandissimo come Dalla;da brivido! Un altro grande della musica italiana da cui ho imparato molto è Lilli Greco, storico produttore romano dai tempi della RCA, che ha prodotto album di successo di De Gregori, Venditti, Paolo Conte, Avion Travel e molti altri; persona meravigliosa (che, ahimè, non c’è più), con una sensibilità ed una cultura musicale fuori dal comune. Ho un ottimo ricordo anche di Giorgio Faletti, che ho accompagnato in un tour musical/teatrale, gran bella persona ed artista sensibile, oltre che simpatico! Diciamo che mi sono sempre sentito fortunato, per aver avuto la possibilità di aver vissuto certe esperienze. La musica, in campo lavorativo, è un settore strano, tutto sta a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, non ci sono concorsi o audizioni ufficiali, è tutto, nella migliore delle ipotesi, un passaparola; ad esempio, ho saputo per caso che De Gregori cercava musicisti per il nuovo tour….mi sono presentato allaudizione…e via!”.

Collabori attivamente con vari cantautori, con alcuni dei quali hai avuto modo di costruire veri e propri sodalizi artistici, vuoi ricordarne qualcuno in particolare? 

“Sì, mi muovo piuttosto di frequente nellambito della cosiddetta ‘canzone dautore’, che ho imparato ad amare principalmente in seguito allesperienza lavorativa con De Gregori. Mi piace molto il connubio tra musica e parole, soprattutto se si trasformano in poesia e contengono un messaggio, hanno un significato. Io vivo in Liguria, che è notoriamente la terra di alcuni dei più famosi cantautori. Con alcuni di loro da anni, – continua Marco Cravero – collaboro nella composizione e negli arrangiamenti. In particolare con Marco Stella, con il quale ho realizzato lalbum ‘Mio nonno era Pertini’. Tra l’altrola canzone che intitola l’album è parte della colonna sonora del docufilm ‘Pertini il Combattente’ del 2018, di Graziano Diana e Giancarlo De CataldoUn altro con cui collaboro è Marco Cambri, un cantautore poeta dialettale ligure, con il quale ho realizzato lalbum ‘Saera i euggi’ (chiudi gli occhi), che ha ricevuto ottimi pareri dalla critica. Poi con Emanuele Dabbono(autore per Tiziano Ferro), in veste di chitarrista sia live che in studio,con Enrico Lisei (autore per Gianni Morandi), con i talentuosi Gioacchino Costa e Sergio Pennavaria e altri. Sono tutte belle persone, ci tengo a sottolinearlo, perché penso che il rapporto umano sia condizione necessaria per costruire insieme qualcosa di bello”.

Cosa rappresenta per te la musica?

“La musica è vita, non potrei farne a meno, mi sentirei arido e mi mancherebbe laria; è il linguaggio più misterioso ed affascinante che ci sia, senza confini, arriva dritta al cuore, fino in capo al mondo. Preserviamola, diffondiamola, proponiamola ai bambini fin da piccolissimi, può fare solo che bene; cerchiamo di diffondere il messaggio che è un bene preziosissimo, da preservare e non semplicemente da trattare come merce usa e getta, materiale per fare business’.

Il fatto di riuscire a suonare molto bene uno strumento musicale da cosa dipende? È una capacità innata? È solo una questione di studio? È un  qualcosa di misterioso che non si può spiegare?

“Diciamo che ‘è un qualcosa di misterioso che non si può spiegare’ è forse la spiegazione più azzeccata, anche se la più vaga. A parte tutto, come già detto, al primo posto ci vuole la passione, la voglia di esplorare linfinito mondo della musica;  poi, ovvio, è necessaria una certa predisposizione e serve tanta dedizione allo studio, senza la quale il talento fatica ad uscire allo scoperto; ma, se c’è la passione, la dedizione ne è una naturale conseguenza. Il bello di studiare e fare musica – ci racconta il chitarrista ligure – è che non si arriva mai da nessuna parte, si è in costante evoluzione, c’è sempre da imparare, da scoprire…. forse, in qualche modo, tutto ciò aiuta a non invecchiare. Una cosa secondo me importante, che consiglio sempre ai miei allievi, è essere curiosi, non monotematici, la crescita musicale ha bisogno di nutrirsi di tante forme espressive; la musica è un mare infinito senza confini, nonostante si usi catalogarla in ‘generi musicali’ “.

Che progetti hai per il futuro?     

“Sicuramente il mio progettoprincipale è quello di continuare a fare quello che faccio; di questi tempi non è semplice vivere di musica in Italia. Spero in futuro di continuare a creare situazioni e ad esserne coinvolto da altri, di suonare, scrivere ed arrangiare tanta musica, in più sfumature possibili. Ho anche un po’ di materiale nel cassetto per un mio progetto solista, a cui vorrei dedicarmi in un prossimo futuro”.

— Onda Musicale

Tags: Avion Travel, The Beatles, Carlo Zannetti, Led Zeppelin, Francesco De Gregori, Eddie Van Halen, Jimi Hendrix, Lucio Dalla, Ivana Spagna, Wolfgang Amadeus Mozart, Deep Purple, Intervista, Dire Straits, Turnista, Eric Clapton, Giorgio Faletti, The Rolling Stones
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