Recensioni e Interviste

Marco Pancheri: intervista al cantautore che racconta il presente guardando lontano

Marco “Panck” Pancheri è un cantautore che si autodefinisce “cantautore scanzonato dal 1990”. Il nostro giornale lo ha contattato per cercare di scoprire di più su di lui e sulla sua musica.

Ne è nata un'appassionante intervista in cui l'artista e l'uomo si mescolano in un mix molto interessante affrontando temi di attualità e musica.

 

Come ti definiresti a chi non ti conosce?

"Mi ritengo un cantautore musicalmente "vintage" (anni '70). Sul piano della scrittura mi riconosco passionale eppure razionale; proteso a metà tra l'adesione alla filosofia dell'irrazionale e quella pragmatica del concreto, già di Nietzsche. Con soventi fughe incontro al concettuale, pirandelliano "uno, nessuno, centomila". Mi riflette la forza di queste verità ineludibili, presenti nella nostra quotidianità e che diventano il pretesto per molti dei miei testi."

 

Quando ti sei avvicinato alla musica per la prima volta?

"È del 1986 il mio primo pezzo "Dedicata a noi". Del 1990, invece, il mio primo concorso per cantautori "Musicitalia" a Recoaro Terme. Prima di allora, partecipavo alle sagre del mio paesello e impazzivo nell'imparare come un rosario i pezzi di Vasco Rossi, Lucio Bsttisti, Riccardo Cocciante."

 

Quali sono stati i cantanti o le band che ti hanno maggiormente influenzato nel tuo percorso di crescita professionale?

"Detto dei cantautori già menzionati, diciamo in generale tutti i grandi cantautori storici italiani. Poi, crescendo, gruppi come i Pooh (degli inizi e fino al '75 soprattutto) Pfm, Le Orme. Ma anche New Trolls (Il loro "Concerto grosso" è inarrivabile per molti) e poi Elio e le Storie tese, e moltissimi "indipendenti" come CCCP-C.S.I. e altri (per restare in Italia). A livello internazionale, direi i Queen, Pink Floyd, Doors, Genesis. Quindi David Bowie, Elton John e mondi limitrofi. Tutta linfa vitale da assumere come il caffè al mattino. Poesia, amore e rabbia allo stato puro. Con tutto ciò non dimentico certamente l'attualità. Sono tra quelli che guardano Sanremo senza vergogna alcuna. Anche quest'anno, molte cose interessanti, specialmente tra i più giovani (es. Pinguini Tattici Nucleari)."

 

Cosa significa per te essere un cantautore?

"Bella domanda. Significa tutto e niente. Dentro me è una sorta di ragione per vivere. Significa comunicare e condividere emozioni e rendere migliori le mie giornate nel tempo che ho, e adesso ne ho moltissimo, a quanto pare. Per altro, mi mancano i mezzi economici per realizzare appieno le mie idee, e questo comporta una grande frustrazione. Bisogna imparare a gestirla, ed accontentarsi di quello che si può realizzare in concreto. In questi giorni, sto riprendendo per le mani la mia intera testografia (dal 1986).Voglio riordinare e numerare tutto un po' per volta. Sono 200 pezzi, quasi. Credo che io non mi stancherò, a casa."

 

A causa dell’emergenza sanitaria mondiale, che sta colpendo così duramente anche il mondo dei musicisti, il settore sembre essere in grande sofferenza. Che cosa ne pensi al riguardo?

"È un momento terribile, che mi spiego solo in parte sul piano medico-sanitario. Le ripercussioni di questa sciagura sono a livello mondiale-globale, perciò anche per il nostro movimento complessivo. Però, vedo che i social possono dare una grossa mano a chiunque abbia i mezzi per farlo. Anch'io intendo mettermi in gioco, voglio provare a dare un po' di colore ai miei brani non arrangiati in studio. Sto sviluppando molte idee per nuove possibilità in questo senso, ma ne faccio…una per volta. Più in generale, mi auspico che questo incredibile momento sia realmente solo di passaggio."

 

Nel 2016 hai realizzato un triplo disco. Che cosa rappresenta per te questo lavoro?

"Il mio cofanetto di 3 cd "Diventa ciò che sei" è indubbiamente la mia soddisfazione più grande di quasi trent'anni di composizioni, pianobar (con il Maestro Sergio Bertola ed altri amici…) e concorsi vari. Lo reputo un lavoro complessivamente molto bello, oggettivamente interessante, con un occhio di riguardo per l'ultima produzione, il CD del 2016. Esso ha sonorità ovviamente più moderne rispetto agli altri due, e degli arrangiamenti formidabili. Lo registrai in uno studio vicino a Vicenza. Gli altri due progetti contenuti sono "Immagini riflesse" (1992) e "Piacere puro" (1994). Questi furono registrati a Milano e Roma. L'intera produzione fu curata da professionisti del settore. Un nome che voglio fare per tutti è quello di Manuel De Preto, un arrangiatore da mettersi in tasca come un "Bignami" della musica. Divinità stellare."

 

Sei piuttosto attivo anche sui social network (facebook, youtube), che cosa rappresenta per te il contatto virtuale con i tuoi fans?

"La mia presenza sui social (Facebook soprattutto ma anche YouTube) è più spesso correlata ai fatti di attualità, come nel caso di questo malefico virus Covid-19. Quando invece presento i miei brani chitarra e voce lo faccio sempre cercando di raccontare al meglio le ragioni che mi muovono a scriverli. Su YouTube ho un discreto seguito e ne sono fiero. A questi ragazzi che mi seguono, così come agli amici di Facebook va il mio migliore saluto e ringraziamento, nella speranza di poter offrire, quanto prima, dei pezzi arrangiati in modo più completo. Ovvio che, in quel caso, assumerebbero ben altro spessore. Ma serve molta pazienza, tempo, e studio dei programmi di arrangiamento automatico disponibili sul mercato. Devo operare in questo senso, dato che la formazione di un gruppo implica tempi logistici, tecnici e di "amalgama" che francamente di solito non ho."

 

Sempre più musicisti si avvicinano al mondo dei concorsi musicali e dei talent show. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

"Sono piuttosto pessimista a riguardo. I talent, alla lunga affossano il talento anziché estrapolarlo dalla massa. È tutto uno snervante gioco d'immagine che prevale sulla sostanza. Vai li, hai un minuto e se per caso sbagli forse non avrai più occasioni. Tutto è compresso, numerato e al servizio del businnes. Basta, io sono un essere umano, se Dio vuole! Proviamo a contare in quanti, usciti dai talent negli ultimi quindici anni, stanno durando, "lassu"'. Mi viene in mente Emma Marrone. Achille Lauro, Anastasio, Elodie, Marco Mengoni (già in calo) sono nuovi, vedremo. Forse altri due o tre che adesso non ricordo. E poi? D'altra parte, i "talent" sembrano essere, ad oggi, veramente l'unico modo per proporsi. È molto triste questo, io credo nella gavetta alla Vasco Rossi, per capirci. Uno che ben prima di andare a San Remo (e poi negli anni '80) faceva anche un concerto per sera. Fino ad "esplodere", con pieno merito. C'è troppo autoreferenziale narcisismo in giro, non va bene. Non dura…"

 

Che progetti hai per il futuro?

" 'Il futuro è un'ipotesi' cantava Enrico Ruggeri, un altro dei miei "eroi". Ho già parlato di ciò che intendo fare per l'immediato. Se poi ne avessi l'opportunità (chi lo sa…) avrei un altro grande progetto. Si chiama "Micro e Macro Cosmo": episodi di vita in musica, dalla microsfera induvidualista-particolare alla macrosfera complessivista-generale. Trentadue brani che alternano momenti di ironia, di dramma, di soggettiva immanenza e di trascendenza. Tutti appassionatamente insieme, come in un film. Come nella vita. Ma, più realisticamente, penso che una cosa di questa portata la potrò realizzare solo…a casa mia, come già detto attraverso l'ausilio di un programma automatico e, soprattutto, di un ottimo programmatore. Uno ce l'ho già in mente, ma non ne svelo l'identità, per ora. Spero di farlo presto! Ciao raga, grazie a voi e a Stefano Leto di "Onda Musicale". Seguitemi sul mio canale YouTube "Marco Panck Pancheri" e su Facebook!

 

  Stefano Leto

 

— Onda Musicale

Tags: Queen, Genesis, David Bowie, Emma Marrone, Vasco Rossi, Riccardo Cocciante, Elton John, Cantautore, Pink Floyd, Intervista, Enrico Ruggeri, Covid-19, The Doors
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