In occasione dell’uscita del nuovo album “Where the wind blows/Dove tia o vento” (pronuncia genovese “Duve tia u ventu”), intervistiamo Beppe Gambetta, artista della chitarra acustica, genovese, visceralmente legato alla sua città, tanto da ricevere l’onorificenza di Ambasciatore di Genova nel mondo.
Nella sua musica, Beppe Gambetta fonde con disinvoltura il country americano con le proprie radici musicali mediterranee ed europee, attingendo alle ballate popolari, ai canti di emigrazione tipiche della sua Liguria. Un mix di contaminazioni che l’hanno portato ad un grande successo internazionale, in particolare negli Stati Uniti.
Beppe, come hai trascorso questo lockdown?
“Ero nel New Jersey, dove passo gran parte dell’anno da ormai dieci anni. In quel momento negli Stati Uniti la situazione del COVID-19 non era ancora esplosa, mentre in Italia i numeri iniziavano a diventare un minimo rassicuranti. Era il 4 aprile e si è presentata l’opportunità di ritornare con un volo della Farnesina: è stato un viaggio piuttosto complicato, con 22 ore di seguito senza levarsi la mascherina. Alla fine è andata bene, tutto sommato.”
La conseguenza diretta per la tua attività è stata la sospensione forzata dell’Acoustic Night, un incontro fra grandi artisti della musica acustica, che attira a Genova 4000 appassionati da tutta Europa. Quest’anno sarebbe giunta alla sua 20 edizione. Si tratta di un rinvio in autunno o si va direttamente all’anno prossimo?
“A dire il vero, c’è ancora la possibilità di recuperare in autunno, altrimenti nel 2021 avremo due Acoustic Night. E’ stato davvero triste dover rinviare l’evento, soprattutto perché avevamo predisposto una celebrazione di tutte le passate edizioni. Abbiamo comunque trovato il modo di festeggiare in piccolo questo anniversario con un videoclip che è una carrellata di 19 anni di Acoustic Night e che costituisce un ringraziamento a tutti gli artisti ed alle persone che hanno reso possibile tutto questo.”
Tra l’altro è un evento che è arrivato a Trento in un’occasione…
“Sì, l’Acoustic Night in alcune occasioni è stato replicato in altre città, e nel 2012 l’abbiamo portata all’Auditorium Santa Chiara di Trento.”
La tua musica mescola sapientemente la cultura melodica mediterranea con l’energia del country, ed ha un grande successo in USA: qual è l’aspetto della mediterraneità che maggiormente attrae gli americani?
“Sicuramente l’America è il luogo in cui le correnti musicali più importanti hanno avuto modo di esprimersi. Secondo me, come europei e mediterranei, abbiamo una grande risorsa nella componente melodica, un elemento che colpisce profondamente il pubblico americano. Lo vedo quando mi ritrovo a cantare per loro qualche canzone in dialetto genovese di Fabrizio De Andrè: sono letteralmente rapiti dal livello poetico dei nostri cantautori, come se capissero le parole. Per quanto mi riguarda, non sono riuscito ad avere successo finché non ho liberato completamente le mie radici musicali europee: da questo punto di vista l’onorificenza di Ambasciatore di Genova nel mondo che il Sindaco Bucci mi ha conferito l’anno scorso riflette esattamente questo aspetto.”
E allora parliamo di Genova, una città che negli ultimi anni ha dovuto affrontare grosse difficoltà, tra il crollo del ponte e le alluvioni che l’hanno colpita spesso negli ultimi anni, ma che continua a lasciare esterrefatti per la sua bellezza. Questo contrasto tutto genovese è uno dei temi principali del nuovo disco Where the wind blows/Dove tia o vento appena uscito. Come lo hai reso in musica?
“La canzone guida di questo nuovo disco è la title track che dà l’impronta al CD ed è un lavoro che ripercorre questo carattere molto tormentato della città. Genova ha sofferto sotto il fascismo, nel periodo industriale, con le grandi alluvioni e dopo il crollo del ponte Morandi. A questa vita travagliata si contrappone la sua bellezza coinvolgente e che provoca sempre una certa nostalgia di ritorno, cantata in tante canzoni tra cui Creuza de ma’ di Fabrizio De Andrè. Abbiamo cercato di trasmettere questo contrasto nel videoclip che accompagna Where the wind blows/Dove tia o vento. Attraverso un montaggio di filmati di varie epoche mostriamo i palazzi, il mare e il sorriso della gente, come quello della Zia Maria, la cuoca più famosa di Genova, che ora non c’è più e che ha sfamato generazioni di poveri in città, ma anche la drammaticità dell’epoca delle emigrazioni, del dopoguerra e del crollo del ponte”.