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Recensione “L’inventore saltuario” di Ivan Romano

“L’inventore saltuario” è il disco d’esordio di Ivan Romano composto da nove tracce in cui si mescolano perfettamente atmosfere acustiche, jazz, folk e, naturalmente, cantautoriali. Ma diamo un’occhiata più da vicino a questo disco.

“L’inventore saltuario” è la traccia d’apertura del disco dal sapore jazz che narra della donna amata vista in sogno. La voce di Romano e la fisarmonica sono le fondamenta di questo brano lungo il quale si articola l’onirica visione.

“Voglio ancora sentire il profumo che lascia nel letto”, lei è ancora qui con i pensieri e le emozioni. Presente come il dolore che, purtroppo, sembra esserci in molte storie anche se si tratta di un breve e fugace momento per fortuna.

“Vento di primavera” presenta un maggiore utilizzo del chorus e dei vari riverberi all’inizio e nei momenti intermedi.

Queste sonorità sono il sottofondo sonoro al dialogo tra una madre e la giovane figlia durante il momento della crescita.

“Monica sogna la sua metà” anche se a volte si rinchiude in camera o non vuole parlare con la madre, più o meno come molti adolescenti. Trascinante e toccante, davvero.

“La meraviglia sei tu” è una sorta di buffa canzone d’amore per la donna amata. Non si parlava del futuro, delle varie incertezze, ma non serve. L’unica cosa che conta è “volevo dirti che tu sei bella, sembri fantastica, tu sei il fiore, la meraviglia”.

Visto? A volte non serve perdersi in eccessivi arzigogoli poetici e mentali, diciamo le cose come stanno. Da notare il fantastico gioco finale della fisarmonica che chiude in bellezza il brano.

Il kazoo ed il flauto aprono la suadente “Salento” che, come la nota località, ispira il cantautore data la sua vacanza lì trascorsa.

Si narra dunque di pescatori, di lavoro, di ulivi e d’amore. Alzate il volume e sentirete i suoni ed i sapori di quella terra.

Se prima si parlava dell’amore bisogna anche guardare l’altra faccia della medaglia, la gelosia. Non per niente William Shakespeare l’aveva definita come un mostro dagli occhi verdi.

Questo, dunque, è il tema principale di “Sarebbe inutile”. La gelosia è tremenda, questo sì, ma l’amore tra i due amanti di più ed è questo che vince alla fine.

Sonorità ed atmosfere più allegre e scanzonate per “Ma è difficile farlo”. La vita, si sa, non è facile e tutti cerchiamo di fare e recitare la nostra parte all’interno di quel pazzo teatro che è l’esistenza umana.

In questo teatro dell’assurdo dobbiamo comunque alzarci e tirarci su per andare avanti, perché andare avanti in qualche modo è sempre possibile.

A volte basta solo avere il giusto sentimento di partenza al pari dell’attitudine personale. Godetevi i ritmi a partire dal secondo minuto e mezzo!

Le note di un pianoforte aprono “Irpinia”, una terra storica, ma da cui molti sono partiti per andare a cercare fortuna anche se poi sono ritornati. Un ritorno per amore, lavoro od altro. La nota stonata però, è il fato in agguato.

“Ricordati che la vita è uno scambio” ha quel sapore del jazz più malinconico che fa da apripista a “Voce e’ notte”, un riadattamento di una vecchia canzone napoletana per una chiusura in grande stile.

A questo punto il disco è finito e quindi, che dire? Dico che è veramente un bell’album, un lavoro pieno di passione, sentimento ed impegno.

Un perfetto equilibrio tra jazz e folk con una giusta dose di cantautorato che strizza l’occhio al blues. Io ve l’ho detto, ora sta a voi.

 

Vanni Versini – Onda Musicale

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Tags: Vanni Versini, Salento, William Shakespeare
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