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Sex Pistols: recensione di “The Great Rock ‘n’ Roll Swindle”

Quando è uscito questo disco, diciamolo, il gruppo – come lo conoscevamo – non esisteva già più! Di acqua sotto i ponti da quel 6 novembre 1975 che aveva visto il gruppo esibirsi per la prima volta come Sex Pistols, ne era passata e pure tanta.

La foga giovanile che aveva dato il via al tutto aiutata da un atteggiamento iconoclasta e dalla conseguente ricerca di nuovi eroi tendeva a dissolversi con naturalezza, agevolando le case discografiche più influenti che seppero abilmente far propri i talenti maturi e nascenti di un movimento che aveva sempre rifiutato di trasformarsi in moda.

Il mese di febbraio del 1979 aveva segnato con eventi di comprovata valenza storica il gruppo gestito (eh sì era proprio così …) dal manager Malcolm McLaren, quali, la fuga di Johnny Rotten ed ancor di più la scomparsa di colui che con il tempo diverrà l'icona indelebile di un'epoca: Sid Vicious.

La Grande Truffa del Rock 'N' Roll si presenta sul mercato come un prodotto discreto riuscendo a conciliare più le sigenze di una soundtrack (di un lungometraggio per cui si dovrà attendere l'anno successivo) che quelle di un'intrigante raccolta che obiettivamente ha poco in comune con un consueto greatest hits. Sarà sempre una gioia imbattersi in un'agguerrita versione di Anarchy in th U.K. e la sua degna b-side su 45 rpm I Wanna Be Me, mentre lo iaiaiaiaiaii di (I'm not) Your Stepping Stone è sempre in grado di far sussultare natiche e testa come un tempo, così come il funky bass che fa da introduzione a Don't Gimme No Lip Child non lascerebbe neanche immaginare quanto una tal veemenza lirico-musicale, possa diventare gradevole per le orecchie.

E parlando di rock'n'roll non potevano mancare gli inevitabili omaggi (si fa per dire) a Bill Haley and His Comets e Chuck Berry rispettivamente con Rock Around the Clock e Johnny B. Goode, includendo anche un doveroso tributo agli Who con una grezzissima versione di Substitute.

In Something Else è Sid Vicious a scimmiottare Elvis Presley lanciandosi poi in una terrificante versione di My Way che oltre a far da apripista all'album, comparirà anche su Sid Sings, il primo disco del bassista pubblicato postumo nel dicembre 1979. A destare curiosità saranno sicuramente la stravagante Who Killed Bambi o le inconsuete versioni di God Save The Queen ed EMI, pur se la title-track Silly Thing appagheranno maggiormente anche l'ascotatore più esigente.

Più gradevole e di maggior impatto risulta il film-documentario girato da Julien Temple nel 1978, a cui il disco fa da colonna sonora. Una retrospettiva divertente e romanzata voluta dal manager londinese, che vedrà alcuni Sex Pistols nelle vesti di inverosimili attori che al fianco di veri e propri personaggi come Ronnie Biggs (sì proprio quello della rapina al treno postale Glasgow-Londra del 1963) ed Edward Tenpole (che riuscirà poi a racimolare anche un contratto discografico per via di questa incredibile partecipazione!), farà sorridere chi non avrebbe mai immaginato di veder Johnny Rotten (presente solo con materiale d'archivio) recitare il ruolo di Prince of Punk.

Non sarà un vinile imprescindibile, ma a coloro che hanno vissuto musicalmente la seconda metà dei '70, offre la piacevole opportunità di fare un tuffo all'indietro e ripensare ai giorni andati, lasciando ai più giovani e curiosi, un disco in grado di far realizzare quanto con gli anni sia divenuto sostanziale per avere contezza di un (seppur breve) periodo storico-musicale che volente o nolente ha rappresentato il guado tra un prima ed un dopo.

(fonte: link)

 

— Onda Musicale

Tags: Sex Pistols
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