Recensioni e Interviste

Recensione di “Everyday Live” di Robert Miles

Prima che me lo chiediate: no, se Robert non fosse morto di cancro la settimana scorsa probabilmente non avrei recensito quello che per me rimane, ad oggi, il suo miglior brano in assoluto.

O meglio, non lo so. "Everyday Life" (1997) mi piace, mi piace tanto, mi è sempre piaciuta. Una volta, sulla pagina ufficiale FB, glielo scrissi. "Roberto, scusa se disturbo. Volevo che sapessi quando adoro 'Everyday Life'". 

Risposta: "Anche io mi sono divertito parecchio a farla!". Divertito. Dopo l'abbuffata di "Children" e company, Robert Miles al secolo Roberto Concina pensò semplicemente a divertirsi. Ergo a comporre, produrre e pubblicare la musica che piaceva a lui, non necessariamente all'etere.

Un genio, un innovatore, un predestinato. Io dico: un musicista pratico, essenziale, che ha preferito perfezionarsi e far uscire il proprio intimo piuttosto che sposare l'idea prettamente danzereccia e improntata all'underground di fine anni '90.

In "Everyday Life", secondo singolo estratto dal secondo album "23 A.M", concorrono tutti gli elementi che, parere di chi vi scrive, devono confluire per rendere piacevole, ben strutturato e omogeneo un brano di musica elettronica. Una batteria sintetica riprodotta con sagacia; una intro che si specchia in sé stessa e nel corpo del brano ma mai banalmente; una vocalist espressiva ma non languida; tastiere e synth senza parsimonia; orecchio fine e cambi di direzione al momento giusto.

Ecco: un brano gentile ma con impronta aggressiva, testo interessante che lascia presagire ad un ibrido tra invocazione, preghiera e macelato ateismo.

Chi mi legge lo sa: con me i singoli boom-boom difficilmente fanno breccia. "Children" non fa eccezione alla regola. Carina, ma tant'è. Meglio "One-On-One", per dire. E non stiamo a raccontarcela: Miles uscì di scena poco dopo "Children". Diventò nicchia, diventò mito. Ah, già quello di….e ti cantano il ritornello, che molti nemmeno il titolo ricordano.

Riposa in pace, Robert. Ovunque tu sia.

(fonte: link)

{loadposition testSignature}

— Onda Musicale

Sponsorizzato
Leggi anche
Barbara Mayer: tutta la forze di una voce
Recensione di “To the Faithful Departed” dei Cranberries