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La fine degli amplificatori a valvole per chitarra?

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Chi suona (o ha suonato) la chitarra elettrica o ascolta le leggende della chitarra lo sa, l'amplificatore è un elemento fondamentale per il suono del musicista, lo identifica e in molti casi la storia ci ha insegnato che lo rende unico.

I primi esemplari sono nati intorno agli anni 20 ma senza la svolta arrivata con Vox, Fender e Marshall, non avremmo avuto Beatles, Hendrix, Led Zeppelin, Pink Floyd, Ac/Dc e tutti gli altri artisti che hanno fatto la storia della musica dal rock al jazz, spesso ci si dimentica di dirlo, ma non avremmo nemmeno avuto i grandi bassisti ( ad es. Sting ) che hanno caratterizzato il suono di moltissimi brani che tutti amiamo e non avremmo avuto nemmeno la disco music.

Ma per fortuna negli anni d'oro del rock, i vari costruttori hanno fatto a gara per cercare di mettere a punto amplificatori di grande potenza e con un suono sempre più accattivante che potesse conquistare gli artisti.

Gli amplificatori a valvole hanno dominato incontrastati la scena per decenni e se inizialmente la sfida principale era quella di ottenere il suono più pulito possibile, con l'avanzata del blues e del rock la distorsione ha reso leggendaria la chitarra elettrica. Non voglio fare una disamina di quale amplificatore o marca fosse migliore o perché David Gilmour usi un modello piuttosto che un altro.

Sopra un certo livello si entra nel fantastico mondo dei gusti personali, ma tutti questi splendidi oggetti in grado di regalarci un suono tanto stupendo hanno un paio di cose in comune: sono ingombranti e pesano anche parecchio.

Per farvi qualche esempio, un Vox ac30 mediamente pesa intorno ai 32-38 kg, un Marshall jcm 800 solo la testata pesa 20 kg e la cassa 4×12 pesa da sola oltre i 40 kg, un Fender Twin Reverb circa 30-35kg.

Parliamoci chiaro, tranne sporadici casi che riguardano chitarristi di fama mondiale, tutti i musicisti devono portarsi in “spalla” la propria strumentazione e se sei uno che fa diversi concerti al mese o addirittura il turnista, caricare e scaricare ogni volta dei parallelepipedi di tale peso diventa davvero impegnativo.

Oltre alla questione peso/ingombro, questi amplificatori generalmente hanno la peculiarità che per ottenere il suono che li ha resi celebri, bisogna come si dice in gergo “tirare il collo alle valvole”, ovvero alzare molto il volume per mandarle in saturazione.

Sfortunatamente questo non è più fattibile: nei locali di piccole/medie dimensioni questo è impossibile, altrimenti dopo il primo accordo si cambia pettinatura al pubblico, mentre nei grandi eventi la cassa viene microfonata e il suono viene fatto passare per il mixer, quindi il volume non può superare una certa soglia.

La vera questione è che la musica è cambiata, le sonorità sono diverse e di pari passo la tecnologia della strumentazione usata dagli artisti si è evoluta a tal punto da cominciare a preoccupare gli addetti ai lavori.

Sì perché pare che la richiesta di questi mostridel suono sia relegata solo ad alcuni modelli storici e/o da collezione che finiscono perlopiù in studi di registrazione.

Attenzione, gli amplificatori valvolari si comprano e si vendono ancora, sia nuovi che usati di varie dimensioni e pesi, ma la tendenza è quella di evolversi verso prodotti molto più leggeri e compatti e in alcuni casi a discapito della qualità del suono.

A tal proposito diversi ex musicisti che hanno appeso la chitarra al chiodo o semplicemente non hanno modo di poter suonare in casa a volumi da stadio, stanno vendendo e in alcuni casi svendendo questi preziosi oggetti.

Le nuove schiere di chitarristi si avvicinano alla 6 corde con un approccio diverso, non è più necessario far sanguinare i timpani per ottenere un suono valido ( per fortuna ) e d'altra parte cominciano a prendere piede amplificatori per chitarra con amplificazione digitale ( classe D ), il che li rende estremamente leggeri, compatti e potenti allo stesso tempo.

Chi è purista del suono storce il naso quando sente parlare di suono digitale, simulatori e simili, perché secondo lui non vengono trasmesse le stesse emozioni ed il suono risulta freddo e spersonalizzato, ma come ci insegna la storia degli ultimi 100 anni, la tecnologia non si ferma.

Non sono avverso nei confronti della tecnologia, anzi, anche se personalmente sono ancora ancorato al suono analogico quando si parla di chitarra e adoro il calore ( letterale ) emesso dalle valvole. Ricordiamoci che quando è arrivato il Compact Disc, molti gridarono allo “scandalo”, poi sono arrivati gli mp3 ed adesso siamo allo streaming.

Ciò nonostante il vinile è ancora vivo, sta riconquistando terreno in modo costante e proprio quando nessuno lo credeva possibile. (leggi l'articolo)

Voi cosa ne pensate? Sta finendo l'era degli amplificatori dal suono analogico?

 

   Paolo De Feudis – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Vinile/Marshall/Pink Floyd/Chitarra/AC/DC/David Gilmour/The Beatles/Led Zeppelin/Jimi Hendrix/Rock/Fender/Blues
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