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Garage Music: dagli anni ’60 il mito continua…

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Il GARAGE ROCK degli anni ’60 è il primo vero e proprio fenomeno musicale underground di massa: grazie al boom economico dell’epoca e al conseguente sviluppo del ceto medio, un’intera generazione di giovani americani può ora approcciarsi alla musica in modo più semplice ed immediato: si improvvisano sale prove nei “garage” di casa (da cui il nome) e con una semplice strumentazione e poche, essenziali nozioni di musica, si suona in una band.

Nel fenomeno musicale si distinguono indubbiamente gruppi di talento (SONICS, MONKS, WAILERS), ma lo spirito del genere resta fondamentalmente quello goliardico e rilassato di un ambiente alla mano, lontano dal mondo patinato delle etichette ufficiali.

Niente formalismi, quindi: partendo dalle sonorità tipiche del Rhytm and Blues e del Rock n’Roll, musica ribelle ed innovativa del decennio precedente, ci si lancia in ritmi più serrati, dal suono fuzz, le chitarre sgangherate, il cantato spesso amatoriale in tutte le sue sfumature; la strumentazione e le stesse registrazioni non professionali collaborano a sedimentare il tipico suono grezzo, lo-fi, che distinguerà tutto il genere, mentre il suono minimalista viene spesso espresso con una line-up scarna, a volte perfino senza basso. E’ tipico di questo periodo il trio chitarra-batteria-tastiere.

La musica garage è quindi una forma di rock&roll più grezza, molto popolare negli stati Uniti e Canada negli anni dal 1963 al 1967 ma che poté godere di molte ondate di revival nei decenni posteriori giunte a noi fino ad oggi.

Iniziò ad evolversi verso la fine degli anni ’50, fortemente influenzata dal Surf Rock (rock&roll associato alla cultura surf che si sviluppò, naturalmente, in California) mentre saranno poi le scene locali successive a dare il nome ai vari stili, ben configurati. E’ così che la garage music sviluppata in Texas e California, sebbene con le dovute differenze, risulta decisamente più psichedelica mentre l’area di Boston conferisce sonorità più morbide e raffinate.

Dalla città di Seattle, invece, escono suoni più aggressivi e sporchi che porteranno col tempo anche alla nascita del Grunge, genere cult per molti giovani degli anni ’90.

Un discorso a parte è invece da fare per la città di Detroit e per il Garage che lì si venne a sviluppare in quanto diverso da qualsiasi altra cosa in circolazione. Verso la fine del decennio il garage prende qui una piega diversa, estremizzando i tratti salienti del genere: nasce quello che verrà a posteriori definito PROTO-PUNK, il garage suonato da una generazione di operai siderurgici, tra una birra e l’altra a fine turno di lavoro.

Restano indimenticabili gli STOOGES di Iggy Pop e gli MC5, band che si distinguono per suoni sempre più grezzi, al limite del distorto, e una forma “nervosa” di cantato che anticipa appunto il PUNK ROCK della metà anni ’70 (universalmente conosciuto come Punk 77).

E’ a fine anni ’80 che il punk reincontra il suo progenitore, il garage degli esordi, mescolandosi in un ibrido definito GARAGE PUNK (HUMPERS), appunto, frutto della prima ondata di Garage Revival. Si raccolgono le sonorità blues e rnr del garage, le registrazioni in qualità lo-fi ma si assume nel contempo un’attitudine molto punk, con chitarre grezze ed energiche, ritmi serrati, cantato rabbioso, ribelle; secondo il tipico stile punk del “fai da te”, le band restano volutamente legate al mondo delle etichette indipendenti anziché delle Major.

Dall’incontro del garage punk con l’hard rock, invece, si delineano i tratti tipici del rock più duro di Seattle, capitanato dai MUDHONEY, che, nel decennio successivo, traghetteranno il fervore musicale della città nel tanto discusso GRUNGE.

Vorrei ora coinvolgere, con una domanda in tema, Salvatore Della Monica, chitarrista del duo partenopeo denominato, guarda caso… GA-RAGE. Si tratta di una line-up chitarra-batteria, ossia quei duo che seguo col mio progetto musicale a livello nazionale (Electric Duo Project). I Ga-Rage sono una band di recente formazione, e i suoi componenti sono anche piuttosto giovani, eppure molto addentro al genere musicale, tanto che Salvatore è perfino recensore di questo tipo di musica per noi dell’Edp! E la loro musica (un bel garage-blues, sporco e cattivo quanto basta) nulla ha a che invidiare a quella di mostri del genere come gli australiani THE FUMES o THE BLACKWATER FEVER (qui la loro pagina Fb e un video d’ascolto, tanto per farvi un’idea…)

La domanda è la seguente: “La garage music è un genere che dagli anni ’60 ad oggi ha goduto di innumerevoli ondate di revival. Ancor oggi assistiamo a band che si esprimono con i tipici suoni ‘sixties’, ed altre che comunque si ispirano a quegli anni. Ci vuoi presentare, in riassunto, il panorama garage attuale? E quanto ha senso, ancora, nel Terzo Millennio, essere fedeli alle ideologie musicali degli anni ’60?”

“Esistono tanti, tantissimi modi di intendere il garage come attitudine musicale in questo momento; filo conduttore presumibilmente da sempre è stato la necessità per alcuni di voler riesumare quell’accordo stiracchiato prima nel blues, poi nel rockabilly, poi nella Rumbledi Link Wray, colorandolo ogni volta di sfumature diverse e rovesciando di volta in volta il suo significato.”

Eppure, tra i Sonics e i Gories passano i decenni; tutt’ora spuntano come funghi centinaia di gruppi ed etichette dai caratteri simili, soprattutto nell’underground, ispirati da un movimento che ha anticipato una bella parte del panorama rock contemporaneo, indipendente e non.”

Una delle cause a cui attribuire la rapida “infezione” del garage sound è senza dubbio la sua natura low-cost, per cui si è stati col tempo in grado di produrre musica nonostante i pochi mezzi a disposizione, spesso e volentieri dietro una saracinesca. Ed è indubbiamente suggestivo quanto allettante.”

Negli ultimi anni abbiamo avuto chi di questa idea ne ha fatto uno standard, un esempio lampante il prolificissimo Ty Segall, icona ormai della nuova generazione lo-fi, con la sua quindicina di dischi sfornati dal 2007 ad oggi, senza considerare innumerevoli singoli, compilation, EP.”

Non si tratta più spesso di revival, c’è un continuo discostarsi dal pensiero e dal modus operandi degli anni ’60, specialmente quello americano, in cui prendevano vita filoni musicali per concorrenza e come controparte della cosiddetta “beat generation”. Siamo partiti da Surfin’bird e siamo arrivati agli albori del punk, che ai tempi cominciava appena a farsi sentire. Siamo poi passati per il grunge, abbiamo riscoperto e ridato voce al blues.”

Ciò per dire che probabilmente non ne avremo mai abbastanza, che ogni visione riguardo la musica è la visione giusta, che da un groviglio di influenze simili non è detto che non nasca mai nulla di nuovo, che il d.i.y. e la conseguente resa lo-fi non sono ancora per molti il fine, quanto il mezzo, spesso necessario.”

Video di riferimento:

GARAGE ROCK, anni ’60 (da rnr e blues)

WAILERS “Louie Louie” 1961, considerato il primo brano garage in assoluto.

SONICS “Strychnine”

MONKS “Oh, What to do now”

GARAGE di DETROIT, fine decennio =PROTOPUNK

STOOGES “Search and Destroy”

MC5 “Kick out the Jams”

PUNK ROCK, metà anni ’70

CRAMPS (con influenze psychobilly) “Naked Girl falling down the Stairs”

GARAGE REVIVAL:

fine anni ’80 garage+punk =GARAGE PUNK

HUMPERS “Run, Run Rudolph”

fine anni ’80 garage+hard rock

MUDHONEY “Hate the Police”

da cui il GRUNGE anni ’90, rock e metal dell’area di Seattle.

Giusy Locatelli  (Onda Musicale)

— Onda Musicale

Tags: Detroit/Stooges/Underground/Seattle/Grunge/MC5/Electric Duo Project/Giusy Locatelli/EDP/Giusy Elle/Do It Yourself/Iggy Pop/Lo-Fi
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