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Protopunk: l’istrionismo di Iggy Pop

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Abbiamo già avuto modo di vedere come Detroit, città statunitense della regione dei Laghi ai confini col Canada, sia una città con vocazione musicale oltre che industriale, per via delle sedi di alcuni colossi americani dell’automobilismo che lì vi hanno sede. (Leggi qui l’articolo)

Parlando della musica degli anni ’60, la cosiddetta garage music, abbiamo visto come si sviluppi dal Rock&Roll del decennio precedente velocizzando ed estremizzando certi suoi tratti salienti e sviluppando delle sfumature peculiari a seconda della zona di origine. (Leggi qui l’articolo)

Nella città di Detroit il rock assume dei tratti ancor più spigolosi ed aggressivi che non nel resto dello stato, anticipando quell’attitudine provocatoria e nichilista tipica del punk a venire (Punk77) tanto che, a posteriori, questo tipo di musica garage viene definita Protopunk.

I personaggi che fanno la differenza e la storia di questo periodo sono noti ai più, specie l’artista istrionico conosciuto come Iggy Pop. All’anagrafe James Newell Osterberg Jr., nasce in Michigam nel 1947 e inizia la sua carriera musicale come batterista militando in tale ruolo anche nella band Iguanas (da cui il soprannome dal diminuitivo ‘Iggy’) nel biennio ’63-’65.

Il punto di svolta avviene nel 1967 quando assiste ad un concerto dei Doors e si innamora dello stile esibizionistico del loro frontman Jim Morrison.

È nello stesso anno che fonda la band THE PSYCHEDELIC STOOGES, un quartetto con i fratelli Asheton (chitarra e batteria) e il bassista Dave Alexander. Come nel caso di Morrison, Iggy assume qui il ruolo di cantante e frontman, portando agli estremi certi atteggiamenti già presenti nel suo idolo.

Grande animale da palcoscenico, iniziò a rendere famosa la sua band proprio per le performance intense, assolutamente diverse da ogni cosa che un palco live avesse mai visto fino ad allora. Fu il primo a praticare regolarmente lo stage diving, ossia il ‘tuffo dal palco‘, mentre amava stupire la platea coprendosi il corpo di cibo, praticando autolesioni, vomitando su palco, rotolandosi su cocci di vetro o provocando il pubblico stesso.

Sebbene la gente non apprezzasse e spesso il concerto finisse con lanci di oggetti sul palco, questo stile eccessivo e scioccante fece molto parlare di Iggy e della sua band. Furono proprio questi atteggimaneti lesionistici ed estremi, nonchè provocatori, ad influenzare l’attitudine del punk rock prossimo a venire.

A un anno dalla sua fondazione, nonostante l’avversione del pubblico e quasi per caso (lo scouter Danny Fields, che poi fece firmare anche i futuri Ramones, era lì in realtà per scritturare gli MC5 dei quali gli Stooges erano solamente il gruppo d’apertura), la band firma un contratto con l’Elektra Records, la stessa etichetta di cui i Doors erano band di punta.

Vista ormai l’identificazione del gruppo con il suo frontman, cambiano il nome in Iggy And The Stooges e pubblicano un album omonimo (“The Stooges” 1969), il primo in studio di un trittico al fulmicotone della carriera della band. Viene definito ‘garage rock brutale‘ ed in effetti segna un punto di svolta nella musica dell’epoca. Sono l’uso dei riff con power chords, il muro di suono, le distorsioni della chitarra perfino negli assoli col wah-wah, a fare di quest’album il padrino dell’hard rock.

Prodotto da John Cale, co-fondatore assieme a Lou Reed dei Velvet Underground (band della controcultura New Yorkese nata nella Faktory di Andy Warhol), non fu un grande successo di critica e pubblico eppure rimane nella storia come un classico del rock.

Tre brani su otto furono creati in fretta e furia in una notte, per completare la lunghezza dell’album, mentre il resto era materia nuova per la band, usa più alle lunghe improvvisazioni su palco che non alla registrazione di album convenzionali.

Con il secondo album, “Fun House” (1970), la band volle catturare la vera essenza dei propri live, registrando tutto in presa diretta, senza alcuna sovraincisione successiva mentre per l’occasione aggiunsero persino un saxofono al loro set-up. Pur non diventando un album di successo, fu accettato più benevolmente di quello di debutto.

Gli anni successivi si spendettero un po’ allo sbando essendo un po’ tutti i membri della band inclini all’uso di droga, specie eroina. Il bassista fu sostituito per la sua dipendenza da alcol, venne aggiunto un secondo chitarrista, mentre lo stesso Iggy a malapena riusciva a reggere il palco, scordandosi i testi e sostituendoli con oscenità. Molti concerti vennero annullati e alla fine la Elektra scaricò la band che per un po’ restò in stand-by.

Fu in questo periodo che Iggy incontrò David Bowie, il Duca Bianco europeo, in America per il tour promozionale di “Station to Station”.

Bowie volle prendere sotto la sua ala protettiva la band facendogli firmare con la Columbia Records e proponendogli di incidere il terzo album in Inghilterra. Raffinato ancora una volta il nome, questa volta in Iggy & The Stooges, l’album in arrivo è lo storico “Raw Power” (1973). Nonostante l’apporto di Bowie, si rivelò un totale insuccesso… Il gruppo era nuovamente allo sbando, totalmente sovrastato dall’uso di droga dei suoi componenti mentre l’ultimo concerto della band, il 9 febbraio 1974 al Michigam Palace, terminò in una rissa tra i musicisti stessi e i membri di una gang di motociclisti.

Gli Stooges avevano consumato la propria carriera tra comportamenti estremi e continuo desiderio di oltrepassare i limiti, e ormai non c’era più tempo per loro. Ognuno dei membri passò a qualche altro progetto mentre l’Iguna di Detroit continuò la sua carriera da solista spaziando, nel tempo, tra i generi: elettronica e hard-rock, blues e perfino pop. Eppure l’esperienza con gli Stooges è quella che gli viene principalmente associata, rivelandosi anche la matrice per tutta una serie di generi musicali a venire, dall’hard rock al noise come dall’heavy metal al punk.

È di trent’anni dopo la reunion degli Stooges, riformatisi dopo uno slancio nostalgico dello stesso Iggy. Ne nascono due album, “The Weirdness” (2007) e “Ready to Die” del 2013, ancora una volta di scarso successo. Nonostante una vita di dissipazioni, Iggy Pop, all’età di 72 anni, resta l’ultimo membro degli Stooges ancora in vita mentre la band stessa, dopo ripetuti tentativi, riesce finalmente a far parte della Rock and Roll Hall of Fame soltanto nel 2010.

Questa la storia di una band che fece proprio LA storia della musica rock.

Leggi anche l’articolo sugli MC5, altra storica band dell’area di Detroit.

— Onda Musicale

Tags: Hard rock/David Bowie/Iggy Pop/Detroit/Velvet Underground/John Cale/MC5/Columbia Records/Punk Rock/Stooges
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