Musica

Protopunk e gli MC5

|

La band MC5

Presto passeremo a parlare del Punk Rock, come non approfondire quindi le band e gli ambienti dove tutto questo ebbe inizio, in forma germinale, soprattutto nell’attitudine?

La musica garage fu un vero fenomeno underground degli anni ’60 nato dai ritmi serrati del rock’n’roll e dal blues che lo precede (leggi l’articolo). Ogni zona degli Stati Uniti diede i natali a una sfumatura personale di questo genere musicale, e a Detroit essa fu sicuramente la più chiassosa e ribelle, come la classe operaia che lì prosperava, come le tensioni razziali che ripetutamente portavano a degli scontri in città.

Oltre agli Stooges di Iggy Pop (leggi l’articolo) ci sono anche i “Cinque della Motor City” a distinguersi ancor prima nello Stato del Michigan

La band fu attiva dal 1964 al 1972 (con una reunion nel 2003), diede alla luce 3 album considerati dei classici del rock, e con il proprio atteggiamento ribelle e critico iniziò a gettare i semi del punk a venire. E’ per questo motivo che, a posteriori, il garage rock di Detroit fu denominato protopunk.

Gli MC5, la sigla con cui si facevano chiamare i giovani musicisti in questione, nascono dall’incontro di due band. I galeotti furono i chitarristi Wayne Kramer e Fred “Sonic” Smith, amici fin dall’adolescenza e amanti dell’R&B, del blues, di Chuck Berry ma anche di ogni band che dimostrasse carattere, velocità, energia e attitudine ribelle.

I Bounty Hunters e i Vibratones furono le band da loro formate e quando per vari motivi iniziarono a disgregarsi nacque spontanea l’idea di crearne una sola dai loro sopravvissuti. Ecco salire a bordo il bassista e cantante Michael Fraser con Grant Palmer alle pelli. Erano gli Headhunters e piacevano così tanto da poter abbandonare i loro lavori salariati per vivere di sola musica.

Consci dell’utilità di un manager incappano nella figura di Rob Dermier, un ragazzo un po’ più avanti con l’età rispetto agli altri e fortemente coinvolto nelle scene politiche e hipster della città

Vollero inserirlo nella band dapprima come bassista ma vista l’incredibile voce baritona del nuovo arrivato (traditrice di una passione per il soul e la musica gospel) Dermier si trovò a dominare il palco come cantante principale. Pur non essendo il frontman tipico dell’epoca, non mancava di una certa presenza scenica e carisma.

Rob cambiò il cognome in Tyner, ad omaggio del pianista di Coltrane, e fu sempre lui a battezzare la band con un nuovo appellativo: con ora al basso e batteria Patrcik Burrows e Bob Gaspar, erano in cinque nella band, e gli MC5 erano definitivamente nati. All’epoca non si distaccavano ancora dalle centinaia di garage band della regione, erano appena fuori dall’adolescenza e suonavano nello scantinato della madre di Kramer a Lincoln Park.

La loro musica però in breve prese direzioni personali: i due chitarristi condividevano una passione per il free jazz e cercavano di imitare il sound estatico di John Coltrane; inoltre, fortemente ispirati da Sonny Sharrock, uno dei pochissimi chitarristi elettrici nella scena free jazz dell’epoca, svilupparono uno stile ad incastro dove Kramer stendeva i suoi solo con vibrato sopra la ritmica energetica ed esplosiva del collega Smith.

Feedback e distorti presero il sopravvento nel suono della band che, mescolato al garage, all’hard rock, al blues e alla psichedelia, determinò lo stile di successo degli MC5, destinati di lì a poco a raggiungere la notorietà grazie ai loro indimenticabili live esplosivi. Non soddisfatti di questi esperimenti chitarristici, Pat e Bob lasciarono venendo sostituiti da Michael Devis al basso e Dennis Thomposon alla batteria. Una sezione ritimica in continuo cambiamento, quella dei Cinque di Detroit…

Nell’estate del 1968 partirono per un tour nella Esat Coast dove spesso vennero acclamati più delle band per cui aprivano i concerti (vedi anche i Cream) e grazie al cui successo si guadagnarono una foto di copertina su Rolling Stones prima ancora di registrare l’album di debutto. Furono i mentori per molte band locali, tra cui gli stessi Stooges di Iggy Pop, tant’è che Danny Fields dell’Elektra Records (già etichetta dei Doors), giunto in città per reclutarli nel roster della casa discografica, fece un doppio colpo ingaggiando entrambe le band.

È indiscutibile che il sound rock di Detroit non passava inosservato

https://www.youtube.com/watch?v=8XhQRFO4M7A

Un’altra caratteristica della band (soprattutto nella loro fase d’esordio) fu quella di mescolare musica e politica, entrando in prima linea nei dibattiti dell’epoca.

In riferimento alle tematiche sociali è famosa la loro “Motor City is Burning” in occasione della rivolta in città del 1967, riadattamento di un brano di John Lee Hooker sulla rivolta a Detroit nel 1943. Ma si avvicinarono anche ad ambienti di sinistra riconducibili ad organizzazioni quali Up Against the Wall Motherfuckerso al White Panther Party di John Sinclair, nominato manager della band nel 1967 e del cui partito divennero band ufficiale e portabandiera.

Con i loro testi contro l’establishment, aggiunsero nuovo materiale per la generazione punk prossima a venire

Assieme alle proteste studentesche contro la guerra in Vietnam e gli assassini di Martin Luther King e Robert Kennedy, o alla controcultura di New York portata avanti da band quali i Velvet Underground, i “Magnifici Cinque” rappresentarono appieno lo stato di agitazione e insofferenza tipica dell’epoca.

In una maniera assolutamente personale, ovviamente, molto lontana dagli slogan di PeaceAndLove tipici dei contemporanei hippy nati in California.

Vale la pena ora fare una carrellata dei tre album degli MC5, ma gli spazi a disposizione stanno per terminare… rimando quindi l’approfondimento al prossimo articolo mentre vi lascio qui all’ascolto di un classico della band, del proptopunk, e della stroria dell’intero hard rock.

— Onda Musicale

Tags: John Lee Hooker/MC5
Segui la pagina Facebook di Onda Musicale
Leggi anche

Altri articoli