Musica

Il fenomeno della controcultura

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La controcultura, come rivela il termine stesso, è una cultura 'contro', una forma di opposizione culturale al sistema imperante, inteso come costituito di obblighi e doveri, di conformazione e autoritarismo: è una forma di cultura in contrapposizione a quella prevalente.

In questo senso la controcultura porta alla disobbedienza, al contrasto, ma è proprio questo nuovo fermento, questa ricerca alternativa e linea di rottura col passato, a condurre al progresso.

La controcultura si rivela così propositiva, portatrice d'innovazione, e in tal senso possiamo dire che la cultura dominante si è evoluta nei secoli proprio grazie allo scossone di periodici moti controculturali.

Da questo punto di vista furono controculturali certe filosofie dell'antica Grecia (vedi Diogene o Socrate), i Bohemienfrancesidel XIX e XX secolo (raccoltisi a Parigi nei quartieri di Montmartre e Montparnasse, e che diedero vita a correnti artistiche quali l'impressionismo, il dadaismo, il surrealismo o il cubismo) come il fenomeno degli huckers di questa ultima era cibernetica, forieri di una cultura di libero accesso alle informazioni contenute in internet e che non disdegnano di muoversi in maniera apertamente 'contro', anche dal punto di vista della legalità.

Insomma, l'anticonformismo sta alla base di ogni forma di controcultura, è un moto che proviene dal basso e che vuole proporre nuovi modelli dominanti. L'establishment può solo illudersi di reprimere o assorbire questi moti anticulturali venendone invece inevitabilmente condizionato.

Gli Stati Uniti, probabilmente perché maggiore espressione dell'opulenza e di tutti i difetti delle società moderne occidentali, basate sul capitalismo e sulle spietate regole di mercato, vide varie ondate di opposizioni controculturali. Quella della Beat Generation diede il via a tutte le altre.

I beatniks furono intellettuali di fine anni '50, per lo più scrittori, nel cui ambito nacque il concetto di 'underground': Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Neal Cassidy e Gregory Corso i nomi di punta del movimento. Il boom economico a seguito della fine del secondo conflitto mondiale non faceva parte del modo di pensare di questi intellettuali che formarono invece un'identità anticonformista e di dissenso nei confronti dell'autorità imperante.

Vita dissoluta, frequentazione di locali dei bassifondi con musica jazz, l'utilizzo di droghe, il viaggio come esperienza di vita e di apertura mentale furono le eredità che lasciarono alle generazioni di futuri ribelli.

I beatniks che popolarono San Francisco, stabilizzati nel quartiere di Haight-Ashbury, vennero definiti 'Hipsters', vocabolo dal quale deriva poi anche il termine 'hippy' (o 'hippie') del fenomeno di rivolta del decennio successivo. Fu infatti la beat generation a influenzare la controcultura degli anni '60 portata a livello mondiale dal fenomeno hippy.

Gli anni '60 furono un decennio di estremi, di sviluppo tecnologico, di boom economico, e anche questi rivoluzionari dell'epoca si espressero in maniera eclatante: abiti colorati, capelli lunghi, rivoluzione sessuale, raduni di massa, uso massiccio di droghe, in poche parole: libertà totale da ogni costrizione. Dalla beat generation precedente gli hippy avranno sì ereditato i valori e l'attitudine, ma non certo il modo sobrio di presentarsi, fatto all'epoca di pizzetto, occhiali scuri e colori sobri.

Fu lo studioso americano Theodore Roszak a coniare il neologismo nel suo libro "La nascita di una controcultura" (1968) e per farlo aveva proprio in mente la ribellione dei giovani americani degli anni '50 e '60.

Assieme alla New Left e all'American Civil Rights Movement, quello hippy è uno dei tre movimenti importanti di dissenso alla cultura dominante dell'epoca. Manifestazioni, happening musicali, ogni mezzo era espressione del disagio giovanile e veniva usato per combattere il sistema, anche a suon di droghe e rock'n'roll.

Originariamente il movimento hippy era composto da soli giovani, dai 15 ai 25 anni. Adolescenti e frequentatori di college i loro esponenti. Col tempo anche certi adulti, per lo più intellettuali e insegnanti dei college stessi, appoggiarono le loro ideologie, di sinistra e contro il sistema politico dell'epoca.

La guerra in Vietnam divenne il simbolo di tutti i mali e frequenti furono gli atteggiamenti di dissenso espressi con il rogo collettivo delle cartoline che chiamavano alle armi i presunti giovani patrioti. La disobbedienza civile era l'arma pacifica che questi novelli rivoluzionari impugnarono contro il governo, le autorità e i valori ristretti della classe media.

La cultura dominante era infatti ai loro occhi corrotta, ipocrita, anacronistica e andava combattuta; la battezzarono con appellativi originali come "il Grande Fratello" o "l'Istituzione".

Anche la diffusione in larga scala nell'uso di droghe fu tipica di quest'epoca e si ricollega ad un atteggiamento di contrapposizione nei confronti dello stato e delle autorità che le mettevano al bando considerando ogni fruitore alla stregua di un criminale.

La classificazione della marijuana come un narcotico portava a pene severe per coloro che ne facevano uso, eppure, paradossalmente, in contrapposizione si assistette a una crescita esponenziale nel suo uso, specie tra gli studenti dei college. Gli allucinogeni si ricollegavano invece a un tentativo di espansione della coscienza alla ricerca di soluzioni alternative allo stato politico e sociale dell'epoca. Almeno queste le giustificazioni 'filosofiche' del fenomeno, fermo restando l'aspetto ricreativo in sé.

In ogni caso questa contrapposizione forte tra legalità e ampia fascia della popolazione che si trovava a far uso di droghe, accentuò ancor più il concetto di 'underground' inteso come fenomeno-contro, o come fenomeno 'nascosto', lontano dalla 'luce del sole'.

Molti sono comunque gli aspetti positivi che la controcultura hippy lasciò in eredità all'epoca moderna, a partire da una maggiore eguaglianza tra i sessi e le razze, l'attenzione per l'ambiente e i cibi salutistici o la ricerca della spiritualità, da loro identificata con le religioni e filosofie orientali.

Le correnti di pensiero e i fenomeni sociali che presero il via in questo decennio furono però diversi nell'attitudine, pur combattendo tutti un medesimo nemico. Gli hippy, nati in California nei primi anni '60, proponevano una soluzione pacifista ai conflitti e il loro motto "Peace and Love" è sopravvissuto nell'arco del tempo fino ad oggi. Alle band protopunk dell'area di Detroit piaceva più urlare dal palco la propria rabbia e frustrazione, invece, incitando alla rivolta con i testi delle proprie canzoni.

Del resto diversi furono gli ambienti che videro nascere e svilupparsi le due 'filosofie di vita'. Da una parte le calde spiaggie assolate della California, dall'altra un ambiente urbano fortemente industrializzato, popolato da una folta classe proletaria e dove eventi di scontri razziali rimpinguavano quotidianamente la cronaca nera della città.

Diverso ancora fu l'atteggiamento della controcultura di New York, fenomeno urbano di opposizione a partire da un ambiente colto e più sofisticato, basato sull'avant-garde: la Factory di Andy Warhol e il collettivo di artisti Up Against the Wall Motehrfuckers i maggiori esponenti culturali, i Velvet Underground la band espressione del movimento.

Quello della controcultura moderna è quindi un fenomeno nato dapprima negli Stati Uniti e in Inghilterra, che si è poi esteso all'intero mondo 'civilizzato' dell'epoca.

Londra, New York e San Francisco furono la culla della filosofia, città dove sorsero aggregazioni contro l'interventismo militare nazionale, ma che si battevano anche per i diritti civili di donne ed emarginati di colore.

In Inghilterra l'Underground fu un fenomeno molto simile a quello della controcultura americana, spesso associato anche al fenomeno degli hippy, che annovera tutta una serie di editoria collegata (riviste e quotidiani), nonché uno stile di moda proprio, club e band musicali. Il punk degli anni Settanta, infine, il successivo, grande fenomeno controculturale della storia contemporanea.

Ecco, questo è il nostro compito e ruolo come rubrica underground: rivelare alla massa, usa solo alla cultura dominante, l'esistenza di floridi movimenti culturali alternativi. Mostrare generi diversi, modi musicali alternativi alla pop music imposta dalle Major, le grandi case discografiche abituate a lavorare come una ditta, un'industria, secondo leggi dettate dal mercato, dal proficuo sopra ogni cosa.

Tutto ciò che si trova nel sottosuolo richiede una certa dimestichezza con sonorità alternative, può anche non piacere, ma non per questo va bandito, escluso, considerato indegno di ogni attenzione. Ricordiamo invece che è proprio l'atteggiamento innovativo e di ricerca, di rottura e sperimentazione, a dare linfa nuova alla cultura dominante stessa che, grazie a questi stimoli provenienti dal basso, si è evoluta positivamente nell'arco della storia.

 

Giusy Locatelli (Onda Musicale)

 

— Onda Musicale

Tags: Velvet Underground/Andy Warhol/Underground
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