A Los Angeles Bowie non trascorse più di pochi mesi consecutivi, sufficienti però a fargli ricordare il 1975 come una lunga vacanza cocainica dalla realtà che lo portò sull’orlo di un esaurimento psichico.
Cocaina
In realtà Los Angeles è una città meravigliosa se hai uno stato di salute fisica e mentale precaria e vuoi provare a rimettersi in pista. Va detto che l’assenza di stagioni ben definite può rendere il tempo una dimensione indistinta: per chi già si sente alla deriva, soprattutto per effetto della droga, è facile avvertire un che di negativo. Così fu per Bowie.
Però si ha l’impressione che ci si fosse trasferito perché desiderava vivere un viaggio nel cuore nero del successo. Perché non c’è letteralmente nulla che costringa a tapparsi in casa per giorni e notti a sniffare quintali di cocaina, interrompendosi solo per un giro in una delle tante librerie esoteriche della città.
Intervistato da Thames Television nel 1979, Bowie avrebbe rivelato che il trasferimento a Los Angeles era stato dettato dal desiderio di:
mettermi in situazioni pericolose […] qualunque situazione io non sia in grado di tollerare.”
Dipendente dalla coca e sentendosi abbandonato dopo la rottura con la MainMan, appena mise piede a Los Angeles Bowie si diede a uno stile di vita tutt’altro che raccomandabile. Ospite disordinato, lasciava le stanze disseminate di testi magici e suoi appunti esoterici. A volte riceveva visite spiacevoli: amici cocainomani o spacciatori.
La cocaina era diventata la droga del rock soltanto di recente. Il suo primo apogeo erano stati gli anni Venti. Fra il 1930 e i tardi Sessanta era passata in secondo piano, uscendo di moda: le anfetamine avevano lo stesso effetto, costavano molto meno e rimasero legali per tutti gli anni Sessanta. Attorno al 1970, però, la coca cominciò a infiltrarsi nel mondo del rock, attratto dalla polverina bianca proprio per l’aura elitaria ed esclusiva a essa associata.
A differenza delle droghe psichedeliche, la cocaina si adattava perfettamente alla natura stakanovista e perfezionista di Bowie
Quando l’euforia della cocaina si tramuta in down, compaiono sintomi come nervosismo e percezioni discontinue. Famosa è l’apparizione irrequieta di Bowie al Dick Cavett Show nel novembre del 1974: come un pupazzo rotto, batte le dita su un bastone, spostandolo e accarezzandolo di continuo.
Imbottito di cocaina e nicotina (fumava fino a quattro pacchetti al giorno), Bowie si tuffava nella lettura di testi occulti deliranti. La cocaina offriva a Bowie l’illusione del controllo: per dirla con Crowley, «mi sentivo il padrone di tutti». L’occultista, la cui vita e opera Bowie ammirava, la paragonava all’appartenenza all’aristocrazia britannica.
Esoterismo
Los Angeles ha una sua tradizione esoterica: L. Ron Hubbard e il cineasta Kenneth Anger, per citarne un paio. Non sappiamo se Bowie abbia mai incontrato Anger, ma il suo lavoro doveva conoscerlo, fosse solo mediante amicizie comuni come Mick Jagger.
All’epoca nell’aria di Los Angeles si respirava qualcosa di orribile”
Diventò un habitué delle numerose librerie esoteriche di Los Angeles, come Gilbert’s in Hollywood Boulevard. Ora che l’insonnia concedeva troppo tempo alla sua mente esagitata, l’antico ma latente interesse di Bowie per il mistico e il paranormale tornò prepotentemente a galla. È altresì vero che nei Sessanta ci fu un boom editoriale di testi spirituali e magici.
Come tante altre figure cresciute in quel periodo, Bowie si trastullava anche con l’astrologia e l’ufologia. Non c’era superstizione, dottrina perduta e universo mistico che non approfondisse: cabala, magia enochiana, chiaroveggenza, magia sessuale, teosofia, tarocchi, egittologia, Gurdjieff, il Santo Graal, Atlantide.
Sentirsi speciali
La ragione principale che spingeva Bowie a leggere questi libri era il desiderio di trovare risposte e potere, comprese le teorie sulle forze oscure che governano il mondo. Inoltre, l’idea affascinante alla base della fede nella magia era che, se desideravi qualcosa, potevi farla accadere, se lo volevi.
Oltre a questo desiderio, c’era la necessità di sentirsi speciali. Il punto comune tra gnosticismo, teosofia, Gurdjieff e altri sistemi di credenze era la convinzione che chiunque abbracciasse queste idee facesse parte di un’élite esclusiva.
Uno dei testi fondamentali che Bowie studiò durante quella folle estate del 1975 era “Come difendersi dagli influssi negativi” di Dion Fortune. Bowie prendeva molto sul serio gli avvertimenti di Fortune e cominciò a conservare prodotti e fluidi del suo corpo nel frigorifero, adornava le case dei suoi ospiti con pentagrammi e altri simboli protettivi, e accendeva continuamente candele nere.
Inoltre, vi fu l’episodio dell’esorcismo della piscina. Peter Sellers lo mise in guardia sul significato occulto dei segni neri sul fondo delle piscine, così Bowie chiamò Walli Elmlark a New York, una “strega bianca”. La Elmlark eseguì un esorcismo per telefono e fornì a Bowie alcune formule magiche per aiutarlo a superare le sue ansie.
Nazismo e occultismo
Durante quel periodo, tra le diverse passioni di Bowie, vi era un interesse per i libri che suggerivano possibili legami tra il nazismo e l’occultismo. Uno dei testi che lo affascinò particolarmente fu “Occult Reich” di J.H. Brennan, il quale avanzava la tesi che Hitler fosse dotato di poteri precognitivi. Bowie acquistò diverse copie del libro per condividerle con i suoi amici.
Dopo cinque o sei giorni insonni, Bowie ricordava che la sua vita si trasformò in un bizzarro mondo di fantasie riguardanti una possibile fine imminente. Questo stato di profonda disforia lo portò a confessare che si era avvicinato pericolosamente a un abisso di abbandono totale.
Nel culmine della sua disperazione causata dall’abuso di cocaina, Bowie sviluppò una connessione assoluta tra il suo frammentato ego e il collasso del mondo circostante.