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Woodstock 1969: il più grande festival di musica della storia tra mito e realtà

La folla di Woodstock vista dal palco.

C’è chi dice che furono 400.000 i presenti, altri parlano di 500.000, ciò che è certo è che Woodstock fu il più grande festival di musica della storia.

Tanti sono i racconti legati a questo evento che aleggiano nell’immaginario di tutti quelli che sentono parlare di Woodstock. Ma cosa successe realmente? Il festival simbolo di una generazione che protestava per la guerra in Vietnam e che reclamava l’emancipazione, la libertà ideologica, il libero amore, la celebrazione delle arti e, soprattutto, la pace, vide protagonisti giovani provenienti da ogni parte del Mondo, in un vero e proprio raduno hippie.

Erano gli anni in cui c’era Nixon a capo dell’America e Neil Armstrong e Buzz Aldrin sbarcano sulla luna per la prima volta

E mentre la costa Est americana si accingeva ad accogliere ragazzi da tutto il mondo per quello che, poi, sarebbe stato l’ultimo capitolo della famosa Summer of Love, sulla Ovest, si stava scrivendo una delle più tragiche vicende di cronaca nera: la strage di Cielo Drive, eccidio commesso da Charles Manson e la sua setta. Un crudo epilogo che coincise anche con la fine del movimento hippie.

Charles Manson e la “Family” rappresentano il lato oscuro della cultura hippie. Quella notte, nella dimora del produttore Roman Polansky a Los Angeles furono uccise 5 persone, tra cui l’attrice Sharon Tate incinta di 8 mesi e mezzo. L’eccidio colpì il mondo della musica in modo diretto, poichè gli assassini furono ispirati da una distorsione della stessa cultura hippie e dall’interpretazione di una canzone dei Beatles. Tale vicenda mise in luce lo spirito contraddittorio della Generation of Love: da un lato il sogno, presto infranto, di un mondo migliore e dall’altro l’incubo dell’inquietante cupezza che aleggiava dietro le utopie.

I biglietti venduti per l’occasione furono 186.000, ma gli organizzatori dell’evento decisero di aprire le porte a tutti gratuitamente, perdendo il controllo degli accessi e, di conseguenza, del vero numero di spettatori presenti

Inizialmente Woodstock era stato pensato come un evento che sarebbe durato 3 giorni (15-16-17 agosto), ma venne aggiunta una quarta giornata (18 agosto), che finì per essere il giorno più bello e quello che tutti ricordano. Nonostante le due nascite, non mancarono gli episodi sgradevoli. Due ragazzi persero la vita durante il festival, uno investito da un trattore mentre dormiva in un sacco a pelo e l’altro di overdose di eroina. 

La maggior parte dei giornali dell’epoca colsero l’occasione per parlare di Woodstock come un evento simbolo di una catastrofe sociale. In realtà, però, era solo uno scenario che si allontanava troppo dal perbenismo americano. Essendo un festival che ebbe luogo a Bethel, una piccola cittadina americana nello stato di New York, non ci si aspettava il successo che, poi, effettivamente, riuscì ad ottenere. La curiosità più rilevante è inerente alla location.

Woodstock inizialmente era stato pensato come un evento al quale avrebbero preso parte circa 50mila spettatori

E il Mills Industrial Park nella contea di Orange, sarebbe stato il luogo idoneo. Tale scelta scaturì le ire degli abitanti di Walkill e, in un primo momento, il concerto venne spostato a Bethel, presso la tenuta di Elliot Tibet. Ma anche 15 acri risultarono essere pochi per la portata dell’evento e la fattoria di Max Yasgur, composta da 600 acri, si aggiudicò il concerto.

L’esperienza nella tenuta di Max Yasgur fu del tutto positiva. L’allevatore si mise a completa disposizione, offrendo agli spettatori anche acqua gratis e cibo. Fu citato a giudizio dai vicini per danni, ma con scarsi risultati. Oggi Max rappresenta il primo non musicista ad essere finito sul famoso magazine di musica Rolling Stones, nel 1973, anno in cui morì per un attacco di cuore.

Ciò che resta di Max Yasgur è il ricordo di un uomo la cui mentalità aperta ha salvato la possibilità di un’intera generazione di radunarsi e far sentire la propria voce. Probabilmente, senza Max, Woodstock non sarebbe mai divenuto realtà.

Le sue parole durante l’evento fuorono:

Se ci ispirassimo a loro, potremmo superare quelle avversità che sono i problemi attuali dell’America, nella speranza di un futuro più luminoso e pacifico.”

Quali artisti vi presero parte e quali fuorono quelli che rinunciarono?

A causa della mole esagerata di gente che l’evento mosse, gli artisti che presero parte a Woodstock furono costretti ad arrivare sul palco in elicottero. Il primo ad esibirsi fu Richie Heavens e la sua “Freedom” divenne inevitabilmente la colonna sonora dell’evento che cambiò il mondo. La prima giornata, in linee generali, fu dedicata alla musica folk, con la partecipazione di artisti di calibro come Joan Baez e Country Joe. Il giorno successivo, tra gli artisti di calibro si presentarono sul palco Carlos Santana, Janis Joplin e gli Who, i più attesi. Si narra che questi ultimi si siano esibiti alle quattro di mattina, poiché ancora in dubbio per motivi di cachet.

Il culmine dell’evento si ebbe con l’entrata in scena di Jimi Hendrix che, tra i tanti brani suonati, improvvisò anche una favolosa interpretazione dell’inno americano, tutt’oggi famosa. Hendrix, con l’aiuto del suo anello, ricreò uno scenario di guerra sonora, in una canzone di protesta pacifista contro la guerra in Vietnam e di critica contro il governo americano. Jimi Hendrix divenne, così, l’immagine iconica di Woodstock che tutti oggi conoscono.

A parte gli artisti che vi presero parte, però, vi furono anche importanti rifiuti

I Beatles furono uno tra gli esempi più eclatanti. John Lennon avrebbe accettato solo ed esclusivamente nel caso in cui avesse suonato anche Yoko Ono con la Plastic Ono Band, ma trovò solo il disaccordo degli organizzatori. Anche i Led Zeppelin e i Doors mancarono all’appuntamento tanto atteso e per due motivi diversi. I primi, per la poca voglia di dividere il palco con altri artisti e i secondi, a causa dei problemi di droga di Jim Morrison. Bob Dylan, invece, rifiutò a causa dell’incidente in moto che lo allontanò dalle scene per più di due anni.

Anche Johnny Cash, Frank Zappa ed Eric Clapton rifiutarono di partecipare a Woodstock. Quest’ultimo, reduce dallo scioglimento dei Cream, era alle prese con la fondazione dei Blind Faith (che ebbero una vita musicale molto breve) e la scrittura di nuovi pezzi.

Il caso Rolling Stones scaturì molte polemiche

C’è chi vocifera che non furono invitati, ma vi sono anche teorie secondo le quali i Rolling Stones non vi parteciparono per svariati motivi. Era da poco morto Brian Jones, chitarrista e fondatore della band; Mick Jagger era impegnato nelle riprese del film Ned Kelly e Keith Richards era a Londra per la nascita di suo figlio. Un altro mistero coinvolse la partecipazione dei Beach Boys che accettarono di prendere parte a Woodstock, ma non venne mai rivelato il motivo della loro assenza.

Cosa successe dopo Woodstock?

Dopo il 1969, ogni 10 anni sono stati organizzati degli eventi in ricordo di Woodstock. È stata anche organizzata un’edizione speciale per i 25 anni, alla quale presero parte anche i Red Hot Chili Peppers, gli Aerosmith, i Cramberries e i Green Day. Durante l’esibizione di questi ultimi, data la pioggia, partirono diverse battaglie di fango tra gli spettatori.

Un ritorno al passato, per via dei problemi di location e di artisti che vennero meno agli impegni presi, si verificò nel 2019, in occasione della celebrazione dei 50 anni di Woodstock. Il festival, dopo una serie di polemiche, fu annullato anche per la difficoltà degli organizzatori nel reperimento dei finanziatori.

Edizioni successive del festival di Woodstock
  • 1979
  • 1989
  • 1994
  • 1999
  • 2009

(scritto da Denise Carulli)

— Onda Musicale

Tags: The Rolling Stones, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Joan Baez, Bob Dylan, Sharon Tate, Charles Manson, The Doors
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