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La Fender sacrificata e il Monterey Pop Festival del 1967

Monterey Pop Festival 1967.

L’evento che ha segnato un momento fondamentale nella storia del rock, definendo nuove prospettive per l’intera generazione. Nel panorama musicale, pochi eventi possono vantare l’impatto culturale e musicale del Monterey Pop Festival del giugno 1967.

Generi distanti, ma complementari

Mentre eventi come Woodstock spiccano per la loro portata successiva, è il Monterey Pop Festival a meritarsi il titolo di primo festival davvero grande. Il suo impatto è stato amplificato dall’afflusso ingente di spettatori, che hanno testimoniato un radicale cambiamento nel modo in cui la musica veniva percepita e condivisa.

Monterey Pop Festiva

La lineup di artisti era senza dubbio eccezionale, con nomi che sarebbero diventati leggendari nel corso degli anni: Grateful Dead e Jimi Hendrix, per citarne solo alcuni. Una delle realizzazioni più straordinarie del festival è stata la sinergia tra generi musicali altrimenti distanti. La psichedelia dei Jefferson Airplane si fonde con il folk di Simon & Garfunkel, mentre la potenza dei The Who si intreccia con la sensualità di Janis Joplin.

Questa fusione di suoni, apparentemente contrastanti, ha segnato una svolta nella percezione musicale, aprendo la strada a un’era di sperimentazione e innovazione che caratterizzerà il rock degli anni successivi.

Il sacrificio della Fender al Monterey Festival

Era il 18 giugno 1967 quando venne scritta una pagina memorabile nella storia del rock. Ci troviamo nella città di Monterey, in California, che al tempo era il cuore pulsante della cultura hippie e dell’estate dell’amore. Con più precisione, ci troviamo sul palco del Monterey Festival dove un ancora – relativamente – sconosciuto Jimi Hendrix si preparò a lasciare il segno nel mondo della musica.

L’opportunità di esibirsi al Festival arrivò grazie all’insistenza di Paul McCartney, il quale aveva assisto alla straordinaria performance del chitarrista statunitense al Saville Theatre di Londra in cui Hendrix aveva eseguito anche una spettacolare cover di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”.

«Un assoluto virtuoso della chitarra», così lo aveva definito – ed elogiato – Paul McCartney.

Se il bassista dei Beatles aveva consacrato Hendrix al Monterey, a presentarlo sul palco ci pensò il padre dei Rolling Stones, Brian Jones. Bastarono pochi minuti per capire di star assistendo a un punto di svolta nel panorama del rock: con una serie di brani, tra cui “Killing Floor” e “Hey Joe”, e alcune indimenticabili cover, come “Like a Rolling Stone”, il chitarrista fu in grado di conquistare il pubblico e renderlo suo adepto.

In soli 40 minuti di performance, l’artista fece esplodere ogni singola potenzialità della chitarra, suonandola coi denti, dietro la schiena e in modi che evocavano immagini sessuali. Fu durante l’esecuzione di “Wild Thing“, però, che avvenne il momento culminante e indimenticabile, capace di scuotere il mondo della musica fin dalle fondamenta: Hendrix decise di “sacrificare” la sua adorata Fender dandole fuoco per poi lanciarla contro il palco e gli amplificatori, così da produrre suoni infernali e primitivi.

Una decisione stilistica, forse, soprattutto per superare la distruzione che Pete Townshend era solito portare ai loro concerti distruggendo tutta la strumentazione nel finale. Un modo per cercare di superare la performance dei The Who che si erano esibiti poco prima di lui, in ogni caso fu un momento indelebile nella storia del Monterey Fesival e non solo.

È importante ricordare che la chitarra bruciata non era la preferita di Hendrix, ma un modello simile che aveva scelto all’ultimo momento. Nel 1997, grazie a una collaborazione tra Fender Musical Instruments e la Experience Hendrix, LLC (gestita dalla famiglia Hendrix), fu creato un modello di chitarra ispirato proprio a quello utilizzato dall’artista al Monterey.

In seguito Hendrix ricordò con queste parole l’esibizione:

«Mi sembrava che stessimo per infiammare il mondo intero […] Così ho deciso di distruggere la chitarra alla fine della canzone. Come forma di sacrificio. Si sacrificano le cose che si amano. Io amo la mia chitarra»

Quell’atto di fuoco sarebbe rimasto inciso nella memoria collettiva come uno dei momenti più iconici nella storia della musica rock. Questa spettacolare esibizione fu catturata dal regista D.A. Pennebaker nel documentario ufficiale “Monterey Pop“, contribuendo notevolmente a consolidare la fama di Jimi Hendrix negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

Jimi Hendrix sacrifica la sua chitarra.

Il Monterey Pop Festival è stato molto più di un semplice evento musicale: è stato una dichiarazione di intenti, un’apertura verso l’ignoto e un appello per celebrare la diversità.

La sua eredità continua a risuonare nel panorama musicale contemporaneo, rappresentando un inno alla creatività senza confini e un monito a non temere di spingersi oltre i limiti della propria zona di comfort.

— Onda Musicale

Tags: Janis Joplin, The Who, Jimi Hendrix, Paul McCartney, Jefferson Airplane, Simon & Garfunkel
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