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Graham vs. Nash: the Hollies

Da destra a sinistra: Eric Haydock, Allan Clarke, Graham Nash, Tony Hicks, Bobby Elliott

Graham Nash è stato fondamentale per la crescita della coltura rock. Qui è in un’altra veste, più giovane ma già con tanto da dire.

In principio sono gli Everly Brothers

Graham Nash nasce a Blackpool, una città a nord di Liverpool che si affaccia sul freddissimo Mare d’Irlanda. Come molti coetanei scopre la musica grazie alla divagante moda dello skiffle, una specie di jazz artigianale, suonato con strumenti recuperati dal robivecchi: assi per lavare, bastoni infilati in un secchio. Il più importante musicista di questo periodo è tale Lonnie Donegan, grazie al quale – per dire – esistono i Beatles.

Un’altra band che piaceva molto ai giovani inglesi della fine degli anni ’50 sono gli Everly Brothers,un duo dalle meravigliose armonie vocali in grado di sfornare hit che facevano svenire le ragazzine.

Tutti si ispiravano agli Everly Brothers, anche John e Paul. Vuoi che non lo facessero Graham Nash e il suo amico Allan Clarke?

E così nascono Ricky and Dane Young, un duo di finti fratelli (le cosiddette “brother band” andavano un sacco di moda) dalle belle armonie vocali. O almeno è quello che si dice perché, ahimé, non esistono prove registrate. Dagli USA arriva anche il ben più elettrizzante rock ‘n’ roll e i due amici decidono di allargare la band e si uniscono alla formazione dei Fourtones, l’ennesima che se la tentava e non ci riusciva.

E infatti se ne vanno via un po’ tutti, compresi Nash e Clarke che si inseriscono nei Deltas, una band di Manchester, che, non troppo tempo dopo, cambia nome in the Hollies.

Sempre più su

Non so se conosciate gli Hollies di Graham Nash. Diciamo che la loro fama non era tanto minore di quella dei Beatles, non so se mi spiego. Dal 1963 fino alla metà degli anni ’70, gli Hollies ebbero più successi dei Beatles. Solo in quel periodo, ebbero 18 Top ten. Mica male per essere una band di cui si ricordano in pochi…

Caso vuole che inizino la carriera anche loro al Cavern, nel 1963. Notati da un discografico della Parlophone (la stessa dei Beatles: di nuovo), vennero ingaggiati e messi sotto contratto. Un paio di cover dei Coasters ed eccoli pronti per il grande lancio. La prima Top ten arriva nel 1964 e si intitola “Stay”, un’altra cover. Anche il disco da cui proviene (Stay With the Hollies, 1964) non se la cava male, e si piazza al numero due della chart inglese. Dietro ai Beatles, ovviamente.

Ma non c’erano solo cover. Graham Nash era un songwriter discreto e, insieme ai colleghi Clarke e Hicks, firmava i brani della band di Manchester. Il colpaccio è però di Clint Ballard Jr., un autore americano che scrive “I’m Alive” per Nash & C. e li fa raggiungere la vetta delle classifiche UK. È il 1965.

Go West!

Con il successo i tour diventano più lunghi ed eccitanti, e la bandiera a stelle e strisce chiama da lontano. Così gli Hollies partono per gli States contribuendo alla British Invasion. Solo che lo fanno con il piede sbagliato. Il primo singolo ad atterrare dall’altra parte dell’Atlantico è “Look Through Any Window”, che funzionicchia, ma il disco non entra neanche nelle chart. Per “Here! Here!” c’è solo il flop totale, nonostante la presenza di I’m Alive.

Se la ritentano l’anno successivo, con “Would You Believe?”, ma Graham e soci falliscono nuovamente clamorosamente. È il momento di prendersi una pausa e, ovviamente, sale il nervoso.

Nash se ne va

Il bassista Eric Haydock se ne va per motivi economici (e viene sostituito da Klaus Voormann) e gli altri iniziano a suonare come delle specie di session-men. Il primo ad approfittarne è Peter Seller, ma ci saranno anche i tanto amati Everly Brothers (e Nash e compagni suoneranno insieme a Jimy Page, John Paul Jones e Elton John).

Nell’ottobre del 1966 esce il quinto album del gruppo, “For Certain Because”, che divenne il loro primo album composto interamente da brani originali di Clarke, Nash e Hicks. Rilasciato negli Stati Uniti con il titolo “Stop! Stop! Stop!”, ha generato un singolo di sola uscita negli USA, “Pay You Back with Interest”, un lavoro modesto.

Nel frattempo, gli Hollies continuarono a pubblicare un flusso costante di singoli di successo: “Stop Stop Stop” (Ott. 1966, UK No. 2, US No. 7) da “For Certain Because”, noto per il suo caratteristico arrangiamento di banjo; “On a Carousel” (Feb. 1967, UK No. 4, 1967, US No. 11); “Carrie Anne” (Mag. 1967, UK n. 3, US n. 9).

Nel 1967, invece, accadono due fatti curiosi

Il primo è l’uscita del loro nuovo disco “Evolution”. Datato 1 giugno 1967 ha la caratteristica di essere uscito ESATTAMENTE lo stesso giorno di “Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band”. Non proprio una scommessa vincente. Il secondo fatto curioso è la partecipazione degli Hollies al Festival di Sanremo con nientepopòdimenochè Mino Reitano, cantando “Non prego per me”, una canzone di Mogol/Battisti.

Nash non ne può più. In questo periodo i suoi colleghi sono concentrati sullo scrivere brani pop che li avvicinino al pubblico e quindi alle vendite, mentre lui ha già scritto “Marrakesh Express”, che poi registrerà con Crosby, Stills e Young. Le strade si dividono perché è chiaro che le vedute sono diverse: Nash vorrebbe essere più sperimentale, mentre gli Hollies vorrebbero essere ancora più famosi.

Non c’è niente da fare e la quadra non si trova. Graham Nash rimane a Los Angeles e ci si trasferisce, forma una delle superband più importanti degli ultimi 60 anni (a casa di Joni Mitchell) e gli Hollies lo sostituiscono, perdendo la verve che avevano avuto fino a quel momento.

Now and Then

Il loro futuro funziona alternando qualche successo a momenti di pura amnesia collettiva nei loro confronti. Il brano più rappresentativo e forse più famoso è “The Air That I Breath”, ma poi nulla più.

Ovviamente meritano l’inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame, avvenuto nel 2010, per il loro contributo fondamentale alla crescita del rock e della musica mondiale.

— Onda Musicale

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