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Liam Gallagher John Squire, un disco rock come Dio comanda

Liam Gallagher e John Squire

Da qualche giorno è uscito Liam Gallagher John Squire, fatato mostro a due teste che vede collaborare la voce degli Oasis col chitarrista degli iconici Stone Roses.

La nostalgia, lo vediamo tutti, è ormai parte integrante delle nostre vite, soprattutto dopo l’avvento dei social. Se ne era accorto da tempo – come sempre – il marketing, che anticipa sempre le nostre ossessioni, a volte anzi causandole. Ogni generazione ha il suo momento di riflusso e Liam Gallagher John Squire è un disco che cavalca alla perfezione quello degli anni Novanta.

Non si tratta di una reunion, anche se la prima collaborazione tra i due, quando gli Oasis erano al culmine della loro parabola, data 1996. All’epoca la band dei fratelli Gallagher era una sorta di versione rock del mito di re Mida. Tutto quello che il complesso toccava si tramutava in oro. Di lì a poco, tutto si sarebbe trasformato in liti tra i due fratelli.

Oasis e Stone Roses fanno parte dello stesso fenomeno, quel Brit Rock che ha imperversato per tutti i Nineties, ma con ruoli molto diversi. Gli Stone Roses sono la band prodromica del fenomeno, quella che dà la stura alla sovrappopolazione di gruppi che seguiranno Oasis e Blur in cima alle classifiche.

Gli Stone Roses, però, pur essendo l’origine del fenomeno, non riescono mai a uscire del tutto dalla nicchia di culto in cui sono tuttora. Un culto fortissimo e di grande successo in Gran Bretagna, ma che non riesce a decollare del tutto nel resto del mondo, complice anche una vita artistica breve e sregolata.

A pescare il jolly sono invece gli Oasis che, pur rifacendosi in parte al suono degli Stone Roses, per alcuni in chiave più popolare, sfondano su tutta la linea. In quell’agosto del 1996, Squire incrocia per la prima volta gli strumenti con la band di Manchester sul palco del prestigioso Festival di Knebworth. John presta la sua chitarra a Champagne Supernova, uno dei cavalli di battaglia dei mancuniani.

In studio, la canzone vedeva alla sei corde un altro ospite di prestigio, quel Paul Weller che, proprio con gli Stone Roses, i Beatles e i Kinks, costituiva una delle ispirazioni più sincere di Noel Gallagher e soci. La vera coincidenza è però un’altra. Liam Gallagher John Squire, infatti, inizia a prendere forma proprio a Knebworth, ma ventisei anni dopo.

Il 3 e 4 giugno del 2022 è proprio nel parco di Knebworth che Squire e Gallagher si ritrovano per suonare insieme. Ne è passata d’acqua sotto i ponti, spesso trascinandosi le liti furenti tra Liam e Noel, e ora il più giovane dei fratelli è un solista affermato. Certe cose, però, non cambiano: Squire e Liam si ritrovano sullo stesso palco per suonare di nuovo insieme Champagne Supernova.

In quei due giorni i due hanno però un’altra idea, quella di incidere un disco assieme. Squire – che non ha mai fatto mistero di digerire dell’ondata Brit solo gli Oasis – ha passato vent’anni da musicista a singhiozzo, un po’ ai margini di una scena che aveva contribuito a creare. John però ha continuato a perfezionare la sua tecnica e a scrivere pezzi.

Quando propone a Liam il progetto, Gallagher è imprevedibilmente umile, o forse ha solo poca voglia di lavorare. Fatto sta che la voce degli Oasis accetta, a patto di prestare solo l’ugola a canzoni che portano in tutto e per tutto la firma di Squire.

John fa tutto il lavoro, dice Liamio compaio alla fine e metto la palla in rete. John aveva scritto le canzoni, per cui aveva già tutto mappato e fatto. Io canto ed è bellissimo. Lui aveva le canzoni, era tutto fatto, per cui non era necessario che arrivassi io a rovinare la festa. Io ho solo fatto la mia parte, che ho trovato molto semplice, capisci? È fantastico e penso che abbia funzionato bene.

Le dichiarazioni del chitarrista su Liam Gallagher John Squire smentiscono in parte il basso profilo di Liam. Secondo Squire, molte canzoni sono uscite trasformate dall’approccio di Liam, sempre pronto a dare suggerimenti o a stravolgere arrangiamenti. Un atteggiamento molto rispettoso tra i due, proprio quello che – conoscendo Liam – prelude in genere alla tempesta.

Mettiamo allora Liam Gallagher John Squire sul piatto e vediamo insieme come suona: ci saranno delle sorprese.

L’attacco è subito forte con Raise Your Hands, uno dei pezzi che a giudizio di Squire hanno tratto giovamento dai suggerimenti di Gallagher. Le atmosfere sono rilassate e beatlesiane, all’insegna di un pop trattato in modo psichedelico. A sorprendere, fin dall’inizio, è la chitarra di John Squire.

Infatti, al di là del ritornello parecchio catchy e dell’andamento pop, la musica è fin dall’inizio guidata dalla chitarra. Il suono di John è quanto di più diverso da quello a cui sono abituati i fan degli Oasis. Liquido, sciolto e votato a scale blues dove aleggia il fantasma di Jimi Hendrix. Una sorpresa piacevole che potrebbe forse scioccare i nostalgici di Noel Gallagher.

Si prosegue col secondo singolo, Mars To Liverpool. Siamo ancora di fronte a un pezzo pop dalle atmosfere Nineties molto vicine a certe cose dei Kula Shaker, altri paladini del periodo ancora pienamente in attività. Ecco, la chitarra di Squire è molto più vicina a quella del collega Crispian Mills dei Kula Shaker, che non al sound Oasis. Tuttavia, John ci dà molto più dentro, quasi che gli anni ai margini li abbia impiegati a costruirsi una solida tecnica da guitar hero.

One Day At A Time attacca come una sorta di Paint It Black degli Stones, ma poi si apre ancora a un pop leggero e anni Novanta. Il decennio del Brit Rock non è l’unica ispirazione, tanto che questa canzone in particolare potrebbe far parte tranquillamente del repertorio di qualche band beat dei 60s. Solo la voce di Liam, inconfondibile col suo tono indolente e la pronuncia strascicata di Manchester, rende subito riconoscibile il tutto.

John Squire si cimenta anche qui in un solo di chitarra che rimanda in particolare ai Rolling Stones, niente male davvero.

Parte I’m A Wheel e l’effetto straniante è completo. Il riff è puro blues, tra il Texas degli ZZ Top e il Jimi Hendrix di Voodoo Chile. La voce di Liam è quanto di meno adatto al blues, ma il vocalist ce la mette tutta e riesce a creare qualcosa di intrigante. Quando arriva il ritornello, che esce dalle dodici battute blues, si sente che Liam è più a suo agio.

Perfettamente nelal sua comfort zone pare invece Squire, perfetto nel proporre deliziosi lick di chitarra blues. È una gioia scoltare in un pezzo del 2024 parti di chitarra che svisano da Hendrix a Clapton, passando per la delicatezza di George Harrison. Non un pezzo che farà impazzire i fan, essendo la cosa più lontana immaginabile dagli Oasis, ma una curiosità da non perdere.

Con Just Another Rainbow, brano che per primo ha annunciato Liam Gallagher John Squire, si torna in territori conosciuti. Si tratta del tipico brano beatlesiano alla Oasis, tra Tomorrow Never Knows e una delle tante intuizioni di Noel. La voce di Liam qui è perfetta, ma lo è un po’ tutto, in quello che è forse il brano migliore della raccolta, se vista in senso puramente Brit Rock.

Fantastica la parte di chitarra che si ritaglia Squire e che occupa tutta la parte centrale. Una lunga cavalcata che fa immaginare cosa sarebbe stato degli Oasis con un chitarrista blues. Senza nulla togliere a Noel Gallagher, sicuramente superiore a Squire nella composizione e nel saper trovare ganci melodici inconfondibili, ma la sensazione è comunque curiosa.

Superiamo la metà dell’album e pare – girando il vinile – di aver sbagliato qualcosa. Love You Forever pare infatti un pezzo di Hendrix, introdotto da un riff alla Foxy Lady e da una chitarra che pare posseduta. Quando entra la voce di Liam il pezzo torna un po’ più nei ranghi, anche se Squire continua a prendere per le corna il toro hendrixiano che si è impossessato della sua chitarra.

Make It Up As You Go Along vanta ancora una breve introduzione alla Jimi, dalle parti delle sue rare ballate, ma l’andamento prende poi una strada Sixties alla maniera dei Kinks. Non il pezzo migliore di Liam Gallagher John Squire, ma una bella immersione nel sound da cui tutto parte.

Parte l’indiavolata You’re Not The Only One e pare di trovarsi tra i T Rex di Marc Bolan e una versione rallentata di Rock ’n’ Roll dei Led Zeppelin. Entra la voce di Liam Gallagher e il ritmo rallenta, portando il pezzo dalle parti degli Oasis. La chitarra di Squire, quasi che i due litigassero, si riprende la scena e torna verso lidi blues.

Il contrasto è piacevole e dà sapore al disco. Tuttavia, a volte sembra che manchi un po’ la direzione e che la voce di Liam e la chitarra blues di Squire fatichino a fondersi. Ogni tanto, se ci passate il concetto, pare che ognuno suoni un po’ per i cavoli suoi. Il risultato è però sempre gradevole.

I’m So Bored è invece un inno agli anni Settanta, con un bel riff che sembra rubato agli Who. Il sound è tirato e Liam sembra molto a suo agio; Squire ci dà dentro in lunghi assoli ispirati e il pezzo può dirsi uno dei più riusciti di Liam Gallagher John Squire.

Siamo in chiusura con Mother’s Nature Song, riuscito gioco di parole col classico dei Beatles. Al netto dell’attacco hendrixiano, dalle parti delle ballate soul, siamo ben dentro un pop melodico più in stile Gallagher solista che Oasis. Un buon brano, con una chitarra che evoca George Harrison, ma non tra i pezzi forti di questo Liam Gallagher John Squire.

Tirando le somme, Liam Gallagher John Squire è un disco che venderà bene, lo sta già facendo, forse più in virtù del semplice effetto nostalgia che altro. Eppure, è un lavoro che merita. Non fosse altro perché è buon vecchio rock, suonato da Dio e senza concessioni alle mode contemporanee.

Una vera boccata d’aria per gli amanti del suono rock di una volta. Sempre che decidano di dargli una possibilità e non siano troppo presi a scrivere un post sul rock di una volta che non esiste più.

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Liam Gallagher, Oasis, George Harrison, The Kinks, ZZ Top, Paul Weller
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