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Nickelback: “Abbiamo sofferto ad essere la band più odiata al mondo, ma le cose sono cambiate”

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Nickelback

Il gruppo rock canadese Nickelback si racconta a poche settimane dal concerto che li riporta in Italia, il 2 giugno a Bologna.

Dall’odio all’amore

Si potrebbe riassumere così la parabola che accompagna i Nickelback, rock band canadese che torna dal vivo in Italia il 2 giugno all’Unipol Arena di Bologna. «Hate to Love» è anche il titolo del loro documentario, realizzato per raccontare alti e bassi, aneddoti e retroscena di una formazione che macina palchi ininterrottamente da metà degli anni 90.

 «Ci sono tante cose che la gente non sa del gruppo e ci siamo resi conto che valeva la pena scavare più a fondo sulle nostre vite», spiega Mike Kroeger, 51 anni, bassista e portavoce del gruppo guidato dal fratello Chad. Quel che si sa, dei Nickelback, oltre ai 50 milioni di dischi venduti e ai successi come «Photograph» o «How You Remind Me», è che ad un certo punto, senza un motivo scatenante, si sono ritrovati addosso l’etichetta di «gruppo più odiato al mondo»

Un marchio non facile da accettare, hanno ammesso i Nickelback, di cui hanno provato a ridere, ma di cui hanno anche parecchio sofferto:

Ora non è più così, ma per un periodo è stato difficile parlarne perché era una cosa che ci faceva male. Non abbiamo mai pensato di mollare per questo, né di cambiare quel che facevamo, però ci ha fatto soffrire ricevere quelle critiche crudeli in cui, fondamentalmente, si tentava solo di ferirci

Il dolore oggi è alle spalle, prosegue Mike Kroeger:

Il tempo cura le ferite, è una cosa che abbiamo superato e abbiamo capito che è anche un po’ l’effetto collaterale del successo. Ma ci siamo anche accorti che quell’odio è andato via, stiamo ricevendo più amore e sostegno che mai e stiamo vendendo più biglietti per i concerti di quanto sia mai successo, non capiamo neanche perché”

In un certo senso, quel che è accaduto ai Nickelback ha anticipato dinamiche di odio online che poi si sono tristemente diffuse: «Siamo emersi proprio nel momento in cui stava facendo largo l’idea che tutti potessero dire la propria opinione su tutto, ma se un tempo me ne preoccupavo, ora non mi interessa per nulla. Anzi, mi piace la libertà di parola anche perché così gli stronzi si identificano da soli».

Per loro, comunque, la sorte sembra essersi capovolta: dopo la pausa forzata della pandemia, sono tornati in tour e nel 2022 hanno pubblicato il decimo album «Get Rollin’». Nel 2023 sono anche stati ammessi alla Music Hall of Fame canadese, un riconoscimento dal loro Paese, di cui sono una delle band col maggior successo commerciale.

«Siamo cresciuti ad Hannah, una piccola cittadina in mezzo alla campagna e il nostro pezzo “Photograph” parla proprio della nostra infanzia lì»

Ad Hannah sono tornati anche per le riprese del documentario: «Il nostro paesino ci sostiene moltissimo. Ci sono dei murales giganti che ritraggono tutte le copertine dei nostri dischi e una volta c’era anche un cartello stradale che diceva “orgogliosa città dei Nickelback”, ma hanno dovuto toglierlo perché la gente si fermava a fare selfie ed era pericoloso per la sicurezza».

La loro carriera è lunga ormai quasi 30 anni: «All’inizio non pensavo che avremmo superato il primo – dice Kroeger -, è andato tutto oltre la nostra immaginazione». Intanto anche il rock ha trovato giovani adepti: «C’è una nuova generazione di ragazzi che vuole imparare a suonare la chitarra o la batteria e ne sono felicissimo. Si sta sviluppando una scena molto bella». Tra loro i Måneskin? «Non li conosco, dovrò ascoltarli».

(fonte: link)

— Onda Musicale

Tags: Maneskin
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