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The Libertines: viaggio tumultuoso tra caos, poesia e Rock ‘n’ Roll

I The Libertines sono una band indie rock del panorama musicale britannico degli anni 2000 nata dall’incontro tra due anime ribelli, Pete Doherty e Carl Barât,

Il gruppo The Libertines ha incarnato lo spirito del rock ‘n’ roll più autentico e caotico, diventando un simbolo della scena indie rock e del movimento post-punk revival. La loro storia è un intreccio di talento straordinario, eccessi, drammi personali e una connessione unica con i fan, che li ha resi leggendari nonostante una carriera relativamente breve nella loro formazione originale.

Gli inizi: Londra, fine anni ’90

La storia dei The Libertines inizia a Londra alla fine degli anni ’90, quando Pete Doherty e Carl Barât si incontrano. Entrambi sono studenti universitari con una passione sfrenata per la musica, la poesia e uno stile di vita bohémien. Doherty, originario di Hexham, e Barât, di Basingstoke, si legano subito grazie a un amore condiviso per band come The Smiths, The Clash e Velvet Underground. Vivono insieme in un appartamento squallido a Camden, scrivendo canzoni e sognando di creare qualcosa di unico. Il loro approccio romantico e disordinato alla musica si riflette nel nome della band, ispirato ai libertini del XVIII secolo, figure di eccesso e libertà.

Nel 1997 iniziano a suonare come duo, ma è solo nel 2001, con l’arrivo del bassista John Hassall e del batterista Gary Powell, che i The Libertines prendono forma ufficialmente. La loro energia grezza e i testi che mescolano ironia, malinconia e racconti di vita urbana attirano subito l’attenzione della scena underground londinese.

“Up the Bracket” e il successo improvviso

Il 2002 è l’anno della svolta. I The Libertines firmano con la Rough Trade Records e pubblicano il loro album di debutto, Up the Bracket, prodotto da Mick Jones dei Clash. L’album è un’esplosione di punk, garage rock e melodie accattivanti, con brani come “Time for Heroes” e “What a Waster” che diventano inni per una generazione disillusa. I testi di Doherty e Barât dipingono un ritratto vivido della Londra working-class, tra sogni infranti e ribellione giovanile.

I live della band sono altrettanto leggendari: concerti caotici, spesso improvvisati in piccoli locali o addirittura nelle case dei fan, chiamati “guerrilla gigs”. La chimica tra Pete e Carl sul palco è magnetica, un mix di complicità e tensione che cattura il pubblico. In poco tempo, i The Libertines diventano i portabandiera del movimento post-punk revival, accanto a band come The Strokes e Franz Ferdinand.

Il declino: droga, conflitti e la rottura

Nonostante il successo, i problemi personali iniziano a minare la band. Pete Doherty, in particolare, cade in una spirale di dipendenza da eroina e crack, che compromette i rapporti con gli altri membri, soprattutto con Carl Barât. La loro amicizia, che era il cuore pulsante dei The Libertines, si incrina irreparabilmente. Nel 2003, mentre Carl è in tour, Pete viene arrestato per aver svaligiato l’appartamento dell’amico, un episodio che segna una svolta drammatica.

Nel 2004 esce il secondo album, The Libertines, che include capolavori come “Can’t Stand Me Now”, un brano che riflette apertamente il conflitto tra i due leader. L’album riceve ottime critiche, ma la band è ormai al capolinea. Doherty viene escluso dal gruppo per il suo comportamento autodistruttivo, e alla fine del 2004 i The Libertines si sciolgono ufficialmente.

Progetti solisti e reunion

Dopo lo scioglimento, Doherty fonda i Babyshambles, mentre Barât dà vita ai Dirty Pretty Things. Entrambi ottengono un discreto successo, ma il mito dei The Libertines rimane vivo nei cuori dei fan. Nel frattempo, Pete continua a lottare con i suoi demoni, finendo spesso sui tabloid più per scandali che per musica.

La reunion arriva nel 2010, quando Doherty e Barât si riconciliano per un concerto a Reading e Leeds. La performance è carica di emozione, ma è solo nel 2015 che la band torna davvero insieme con Anthems for Doomed Youth, un album maturo che esplora temi di redenzione e nostalgia. Sebbene non raggiunga i picchi dei primi lavori, dimostra che la scintilla tra Pete e Carl è ancora viva.

Nel 2022 i The Libertines pubblicano All Quiet on the Eastern Esplanade, il loro quarto album, accolto positivamente come un ritorno alle origini con un tocco di saggezza acquisita. La band continua a esibirsi dal vivo, dimostrando una resilienza sorprendente.

I The Libertines non sono stati solo una band, ma un fenomeno culturale

Hanno riportato il rock britannico alle sue radici sporche e poetiche, influenzando una generazione di musicisti, dagli Arctic Monkeys a Sam Fender. La loro storia è un monito sugli eccessi del talento non domato, ma anche una celebrazione della creatività e dell’amicizia, per quanto fragile. Oggi, a distanza di oltre vent’anni dai loro esordi, i The Libertines restano un simbolo di ribellione romantica, una band che ha vissuto intensamente e ha scritto pagine indimenticabili della musica moderna.

Formazione

  • Pete Doherty – voce e chitarra
  • Carl Barât – voce e chitarra
  • John Hassall – basso
  • Gary Powell – batteria

Album in studio

  • 2002 – Up the Bracket
  • 2004 – The Libertines
  • 2015 – Anthems for Doomed Youth
  • 2024 – All Quiet on the Eastern Esplanade

— Onda Musicale

Tags: Arctic Monkeys, Franz Ferdinand, The Strokes
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