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“Selling England By The Pound”: il testamento di Peter Gabriel con i Genesis

A partire dal 1970, i Genesis si candidavano a diventare una delle formazioni di punta del progressive rock, distinguendosi per originalità e visione artistica.

Con l’uscita di Nursery Cryme (1971) e Foxtrot (1972), i Genesis firmarono due album che non solo consolidarono la loro identità musicale, ma che sarebbero entrate di diritto nell’immaginario collettivo come pietre miliari del genere, consacrandoli tra i protagonisti della scena europea e internazionale.

Tra testi enigmatici e spiccatamente Fantasy, come nella miglior tradizione prog, i Genesis univano la dinamicità e i numerosi cambi di tempo di Phil Collins e Mike Rutherford alle armonie barocche dipinte dalle tastiere di Tony Banks e cucite dal sound inconfondibile della chitarra di Steve Hackett. A questo aggiungiamo la teatralità e il genio di Peter Gabriel e ne esce uno dei gruppi destinati a far parlare di sé per ancora parecchi secoli.

Il capolavoro dell’era Gabriel

Dopo due pilastri come Nursery Cryme e Foxtrot, i Genesis sfornano quello che è indubbiamente il loro capolavoro: Selling England By The Pound. L’album è intriso di nostalgia per quello che aveva rappresentato fino ad allora la società britannica e rappresenta una critica alla svendita del Paese che si avviava a commercializzarsi strizzando l’occhio alle sole apparenze e allo smisurato consumismo proprio invece di culture più propriamente d’Oltreoceano.

Il titolo del platter prende spunto dal testo del brano di apertura Dancing with the moonlit knight.

Can you tell me where my country lies?

Said the unifaun to his true love’s eyes

“It lies with me,” cried the Queen of Maybe

For her merchandise, he traded in his prize

“Paper late!” cried a voice in the crowd

Old man dies

The note he left was signed, ‘old Father Thames’

It seems he’s drowned

Selling England by the pound

Peter Gabriel lo trasse da un manifesto del Partito Laburista che – appunto – denunciava l’eccessivo orientamento verso interessi meramente finanziari ed economici. Sotto il profilo musicale, già da questo primo episodio si nota l’incessante dialogo tra la chitarra di Hackett e le tastiere di Banks, in una danza armonica senza soluzione di continuità.

I Know What I Like (In Your Wardrobe) lascia per un momento le atmosfere prog per arrivare all’ascoltatore in modo più immediato. Il ritratto di Jacob delinea la figura di un individuo indolente, che sembra opporsi alle convenzioni e alla tradizione, pur essendo profondamente influenzato da esse.

Firth of Fifth è il capolavoro nel capolavoro: il brano più significativo di tutto l’album con un’intro di pianoforte già diventato leggenda. La struttura è tra le più complesse mai scritte dai Genesis e, oltre all’intro già menzionato, si compone di più sezioni dove l’apice compositivo tocca più vette difficilmente raggiungibili.

Dal piccolo waltzer di pianoforte accarezzato dal flauto traverso di Peter Gabriel e dal walking del basso di Rutherford si culmina in una parte sincopata che riprende tramite il synth l’intro per poi sfociare nel magnifico solo di chitarra di Steve Hackett: poche note di gran gusto che fanno semplicemente sognare, passando per un interscambio modale tra armonia minore e maggiore di altri tempi. Niente sarà più come prima per i Genesis dopo questa prova monumentale.

Con More Fool Me, si torna a tonalità più rilassate e immediate per l’ascoltatore. Cantato da Phil Collins, More Fool Me è una canzone d’amore per chitarra e voce che chiude il lato A.

Il lato B si apre con un brano energico come il tema trattato: in The Battle of Epping Forest, Gabriel racconta una guerra tra gangsters londinesi raccontato in terza persona da un immaginario ex-prete corrotto dal sesso e dal denaro. E’ un brano particolarmente teatrale che anticipa i temi musicali poi sviluppati nel successivo album The Lamb lies down on Broadway.

L’unica traccia strumentale dell’album, After the Ordeal, contiene nel titolo il riferimento alle antiche ordalie, secondo le quali l’innocenza o la colpevolezza dell’accusato venivano determinate sottoponendolo ad una prova dolorosa o a un duello. Prima della chiusura dell’album, si arriva al secondo capolavoro per ordine cronologico contenuto nel platter: The Cinema Show.

Riesce persino difficile trovare le parole per descrive un brano così complesso, per cui lascio che le parole lascino spazio alla musica di questa inarrivabile band. Insieme a Watcher of the skies, The Musical Box, Supper’s ready, The Cinema Show è uno dei brani più rappresentativi dell’era Gabriel dei Genesis, tanto da restare in scaletta per tutti gli anni ‘70 anche dopo che Peter Gabriel lasciò il gruppo dopo il tour di The Lamb lies down on Broadway.

Anche dopo alcune parti furono comunque utili a comporre diversi medley tra cui quello di In the Cage. L’album si chiude con il brano Aisle of Plenty enfatizzando ancor più il tema della svendita del paese attraverso un elenco di offerte in saldo di un supermercato, cantate a più voci sul tema musicale di Dancing with the Moonlit Knight che quindi apre ed idealmente chiude quello che è uno dei picchi compositivi più alti di una band che ancora dopo più di 50 anni continua ad avere pochi rivali.

— Onda Musicale

Tags: Phil Collins, Peter Gabriel, Tony Banks, Steve Hackett, Mike Rutherford
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