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Kevin Ayers: il viaggio di un pioniere geniale del prog rock britannico

Kevin Ayers

Kevin Ayers nacque il 16 agosto 1944 a Herne Bay (Kent, Inghilterra). La sua infanzia fu piuttosto insolita: trascorse infatti i primi anni di vita in Malesia, dove suo padre lavorava come funzionario coloniale. Questo contatto precoce con una cultura diversa avrebbe influenzato profondamente la sua musica, aprendola a sonorità e ritmi non convenzionali per l’epoca.

Dopo la separazione dei genitori, Kevin Ayers tornò in Inghilterra per completare gli studi. In questo periodo cominciò a sviluppare un interesse per la musica, imparando a suonare prima la chitarra e poi il basso. Frequentando la scena musicale di Canterbury nei primi anni ’60, entrò in contatto con musicisti come Robert Wyatt e Mike Ratledge, con i quali avrebbe poi collaborato nei Wilde Flowers, band considerata l’embrione di quella che sarebbe diventata la “Canterbury Scene“.

Soft Machine e l’esplosione della scena psichedelica

La vera svolta nella carriera di Kevin Ayers arrivò nel 1966, quando insieme a Robert Wyatt, Mike Ratledge e Daevid Allen fondò i Soft Machine, uno dei gruppi più innovativi e influenti del progressive rock britannico. Il nome della band fu ispirato dal romanzo di William S. Burroughs, “The Soft Machine“, testimoniando l’interesse del gruppo per la letteratura d’avanguardia e la controcultura.

Con i Soft Machine esplorò sonorità che mescolavano rock psichedelico, jazz e improvvisazione libera. La band si guadagnò rapidamente una reputazione nella scena underground londinese, esibendosi in luoghi iconici come l’UFO Club e supportando artisti del calibro dei Pink Floyd. Nel 1968, i Soft Machine accompagnarono addirittura Jimi Hendrix nel suo tour americano, guadagnando un’esposizione internazionale.

Il primo album omonimo dei Soft Machine, pubblicato nel 1968, è considerato una pietra miliare del rock progressivo. Tuttavia, l’intensa attività live e il rigore della vita in tour cominciarono presto a pesare su Ayers, che dopo il completamento del primo album del gruppo decise di abbandonare la band.

La carriera solista e il suo stile inconfondibile

Dopo aver lasciato i Soft Machine, Kevin Ayers si ritirò per un periodo a Ibiza, dove compose il materiale per il suo album di debutto solista, “Joy of a Toy“, pubblicato nel 1969. Quest’album definì il suo stile caratteristico: canzoni eccentriche e melodiche, testi contemplativi e spesso ironici, arrangiamenti sofisticati che spaziavano dal folk al jazz, fino alla musica d’avanguardia.

Lo stile musicale di Kevin Ayers è difficile da categorizzare

La sua voce baritonale profonda e distintiva, unita a un approccio non convenzionale alla composizione, creava un mix unico che attingeva dal folk, dal rock psichedelico, dal jazz e dalla musica d’autore europea. I suoi testi, spesso introspettivi e surrealisti, esploravano temi come l’alienazione, l’amore, il viaggio e la ricerca di significato, il tutto con un sottile senso dell’umorismo.

Nel 1970 formò la band The Whole World, che includeva un giovane Mike Oldfield alla chitarra e Lol Coxhill al sassofono. Con questa formazione pubblicò “Shooting at the Moon“, un album che consolidò la sua reputazione di artista eclettico e innovativo. Seguirono “Whatevershebringswesing” (1971) e “Bananamour” (1973), opere che mostravano la sua crescente maturità compositiva.

Le collaborazioni e il network artistico

Una delle caratteristiche più notevoli della carriera di Kevin Ayers è stata la sua propensione a collaborare con altri artisti di spicco. Oltre ai già citati membri dei Soft Machine e The Whole World, lavorò con:

  • Brian Eno, con cui collaborò nell’album “June 1, 1974“, registrazione dal vivo di un concerto al Rainbow Theatre di Londra, che vedeva anche la partecipazione di John Cale e Nico;
  • Syd Barrett, con cui condivideva una sensibilità artistica simile;
  • John Cale, ex membro dei Velvet Underground, che produsse alcuni suoi brani;
  • Nico, la cantante tedesca ex Velvet Underground, con cui ebbe anche una relazione sentimentale;
  • Ollie Halsall, chitarrista virtuoso che divenne uno dei suoi più stretti collaboratori musicali;
  • Lady June (June Campbell Cramer), artista e poetessa con cui realizzò diversi progetti.

Queste collaborazioni testimoniano quanto Ayers fosse apprezzato nella comunità musicale dell’epoca, fungendo spesso da ponte tra diverse scene artistiche: il progressive rock di Canterbury, il glam rock londinese, l’avanguardia newyorkese e la chanson francese.

Gli anni ’70 e il periodo francese

Negli anni ’70 Kevin Ayers continuò a pubblicare album acclamati dalla critica come “The Confessions of Dr. Dream and Other Stories” (1974) e “Sweet Deceiver” (1975). In questo periodo, si trasferì temporaneamente in Francia, dove trovò un pubblico particolarmente ricettivo. L’influenza della cultura francese è evidente in album come “Yes We Have No Mañanas (So Get Your Mañanas Today)” (1976).

Il suo rapporto con la Francia fu significativo: in un’epoca in cui molti musicisti rock britannici guardavano principalmente agli Stati Uniti, Ayers si orientò verso l’Europa continentale, assorbendone le influenze culturali e musicali. Questo approccio cosmopolita caratterizzò tutta la sua carriera e lo distinse dai suoi contemporanei.

Gli alti e bassi di Kevin Ayers degli anni successivi

Verso la fine degli anni ’70 e durante gli anni ’80, la carriera di Kevin Ayers subì alti e bassi. Album come “Rainbow Takeaway” (1978) e “That’s What You Get Babe” (1980) ricevettero un’accoglienza più tiepida, e l’artista cominciò a soffrire di problemi personali, inclusa una battaglia con l’alcolismo.

Dopo “Diamond Jack and the Queen of Pain” (1983), si ritirò temporaneamente dalle scene, ricomparendo solo nel 1988 con “Falling Up“. Gli anni ’90 lo videro relativamente inattivo sul fronte discografico, anche se continuò occasionalmente a esibirsi dal vivo.

Nel 2007, dopo un silenzio di quindici anni, Kevin Ayers pubblicò “The Unfairground“, un album sorprendentemente vitale che vedeva la partecipazione di amici come Wyatt, Manzanera e Hugh Hopped, dimostrando la sua influenza su una nuova generazione di musicisti.

La sua scomparsa

Kevin Ayers morì nel sonno il 18 febbraio 2013, all’età di 68 anni, nella sua casa di Montolieu, nel sud della Francia. La sua scomparsa suscitò tributi da parte di numerosi artisti e critici musicali, che ricordarono la sua originalità, il suo talento compositivo e la sua influenza sulla musica alternativa.

L’eredità di Ayers risiede nella sua capacità di creare un corpus musicale profondamente personale e innovativo, che sfidava le convenzioni e mescolava liberamente generi diversi. La sua musica ha influenzato generazioni di artisti, dal progressive rock degli anni ’70 all’indie rock contemporaneo.

Sebbene non abbia mai raggiunto il successo commerciale di alcuni suoi contemporanei, Kevin Ayers è oggi riconosciuto come una figura seminale della musica britannica, un artista la cui opera trascende le mode e continua a affascinare nuovi ascoltatori. La sua indipendenza creativa e la sua integrità artistica rimangono un esempio per molti musicisti contemporanei.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, Mike Oldfield, Jimi Hendrix, Velvet Underground, Syd Barrett, Soft Machine
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