E’ disponibile da alcuni giorni “Passeggiando sul lato selvaggio” (Wudz Edizioni), la raccolta delle interviste più belle, più spericolate, più autentiche di Lou Reed.
Un diario in prima persona che non ripercorre solo la storia del Velvet Underground e del loro leader ma decenni di cultura rock che hanno trasformato le nostre vite e le nostre mitologie quotidiane. Ad aprire il volume la prefazione firmata da Patti Smith, un testo intenso come la sua autrice, mentre all’interno sono presenti due contributor d’eccezione: Paul Auster e William S. Burroughs.
Pochi musicisti hanno saputo influenzare l’immaginario collettivo fino ad assurgere a icone, bandiere rivoluzionarie, poster generazionali: Kurt Cobain, per esempio, o David Bowie, Paul McCartney e, senza dubbio, lui: Lou Reed. Genio sregolato, persona e personaggio, adolescente rabbioso sputato dai sobborghi newyorchesi, pioniere di un nuovo modo di fare musica che ha poi creato stelle immortali: da Patti Smith ai REM, dai Joy Division ai Nirvana. Lou Reed è stato un musicista e cantautore americano. Chitarrista, cantante e autore dei The Velvet Underground, con le sue canzoni – come “Perfect Day”, “Sunday Morning” e “Venus in Furs” – ha rivoluzionato la musica contemporanea e segnato ben cinque generazioni.