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Grateful Dead: musica, misticismo e un’eredità senza tempo, nel nome di Jerry Garcia

Grateful Dead

I Grateful Dead sono noti (e apprezzati) per la loro fusione unica di generi musicali, il loro approccio improvvisativo e una fanbase chiamata “Deadheads“. La loro storia abbraccia oltre tre decenni, e ha segnato profondamente la controcultura degli anni ’60.

Le origini: gli anni ’60 e la scena di San Francisco

I Grateful Dead nacquero nel 1965 a Palo Alto, California, nel cuore della nascente controcultura psichedelica della San Francisco Bay Area. La band si formò quando Jerry Garcia, un chitarrista e cantante con un background nel folk e nel bluegrass, si unì ad altri musicisti locali: Bob Weir (chitarra ritmica e voce), Ron “Pigpen” McKernan (tastiere, armonica e voce), Phil Lesh (basso e voce) e Bill Kreutzmann (batteria). In seguito, nel 1967, Mickey Hart si unì come secondo batterista, completando la formazione classica.

Inizialmente, il gruppo si chiamava The Warlocks, ma dopo aver scoperto che un’altra band usava lo stesso nome, cambiarono il loro moniker. Il nome Grateful Dead fu scelto da Jerry Garcia, che lo trovò casualmente sfogliando un dizionario di folklore. Il termine deriva da una categoria di racconti popolari, i “grateful dead tales”, in cui un defunto, grato per un atto di gentilezza ricevuto (come una sepoltura dignitosa), aiuta un vivente. Questo nome rifletteva l’interesse della band per il misticismo, la spiritualità e l’esplorazione di temi esistenziali, oltre a incarnare il loro spirito comunitario e altruistico.

La band si inserì rapidamente nella vibrante scena musicale di San Francisco, che includeva gruppi come Jefferson Airplane e Quicksilver Messenger Service. I Grateful Dead divennero noti per le loro esibizioni agli Acid Tests, eventi organizzati dallo scrittore Ken Kesey e dai suoi Merry Pranksters, in cui la musica si mescolava all’uso di LSD e a performance artistiche sperimentali. Questi eventi contribuirono a definire il loro stile improvvisativo e la loro connessione con il pubblico.

Il loro genere musicale: un autentico mosaico sonoro

Definire il genere musicale dei Grateful Dead è complesso, poiché la loro musica sfugge a categorizzazioni rigide. La loro cifra stilistica è un’amalgama di rock psichedelico, folk, blues, country, jazz e bluegrass, con un’enfasi sull’improvvisazione che li avvicinava al jazz più che al rock tradizionale. Questo approccio, spesso descritto come “jamming“, prevedeva lunghe sezioni strumentali in cui i musicisti si “rispondevano” a vicenda, creando performance uniche per ogni concerto.

Negli anni ’60, i loro primi album come The Grateful Dead (1967) e Anthem of the Sun (1968) erano fortemente psichedelici, con suoni sperimentali e testi surreali. Negli anni ’70, con album come Workingman’s Dead e American Beauty (entrambi del 1970), la band abbracciò un suono più acustico e radici, influenzato dal folk e dal country, con testi poetici che esploravano temi di amore, perdita e mitologia americana. Negli anni successivi, incorporarono elementi di funk, reggae e persino disco, dimostrando una versatilità straordinaria.

L’evoluzione dei Grateful Dead

Negli anni ’70 i Grateful Dead costruirono una reputazione leggendaria grazie ai loro concerti. Ogni show era un’esperienza unica, con setlist imprevedibili e lunghe jam session. La band incoraggiava i fan a registrare i concerti, una pratica insolita per l’epoca, che contribuì a creare un vasto archivio di bootleg e a rafforzare il legame con i Deadheads. Questi fan non erano semplici spettatori, ma una comunità che seguiva la band in tour, condividendo valori di pace, libertà e sperimentazione.

La band affrontò anche momenti difficili

Nel 1973 Ron “Pigpen” McKernan morì a causa di problemi di salute legati all’alcolismo, lasciando un vuoto emotivo e musicale. Negli anni ’80, Jerry Garcia lottò con la dipendenza da eroina, che influenzò la sua salute e le performance della band. Tuttavia, il gruppo continuò a evolversi, raggiungendo un nuovo picco di popolarità con l’album In the Dark (1987), che conteneva il loro unico successo da Top 10, “Touch of Grey“.

Il declino dei Grateful Dead

La morte di Jerry Garcia nel 1995 segnò la fine dei Grateful Dead come band attiva. Garcia era il cuore creativo e spirituale del gruppo, e la sua perdita fu devastante per i fan e i membri della band. Sebbene i membri superstiti abbiano continuato a suonare in vari progetti (come Dead & Company, con John Mayer), i Grateful Dead come entità originale si sciolsero ufficialmente.

I Grateful Dead è immensa hanno influenzato il concetto moderno di jam band, ispirando gruppi come Phish e Widespread Panic. La loro filosofia di condivisione musicale ha anticipato il modello di distribuzione gratuita della musica nell’era digitale. Inoltre, i Deadheads rappresentano un fenomeno sociologico unico, una comunità che trascende la musica per abbracciare uno stile di vita.

Il significato del nome: una riflessione filosofica

Il nome “Grateful Dead” non è solo un riferimento folkloristico, ma un simbolo della visione della band. La gratitudine, centrale nelle storie di “grateful dead“, riflette il loro approccio alla vita e alla musica: un senso di connessione con gli altri, un apprezzamento per il momento presente e un’apertura verso l’ignoto. Questo spirito si manifestava nei loro concerti, dove il pubblico e la band creavano un’esperienza collettiva, quasi spirituale.

Cinque canzoni iconiche dei Grateful Dead

  1. “Truckin’” (da American Beauty, 1970): un inno rock-folk che racconta la vita on the road, con il celebre ritornello “What a long, strange trip it’s been”.
  2. “Ripple” (da American Beauty, 1970): una ballata acustica con testi poetici e un messaggio di speranza e unità.
  3. “Casey Jones” (da Workingman’s Dead, 1970): un brano vivace che narra la storia di un macchinista ferroviario, con un ritmo trascinante.
  4. “Touch of Grey” (da In the Dark, 1987): il loro unico successo mainstream, un brano ottimista sull’affrontare le difficoltà della vita.
  5. “Dark Star” (singolo, 1968): un’epica improvvisazione psichedelica, considerata il manifesto delle loro jam session dal vivo.

I Grateful Dead sono stati un fenomeno culturale che ha ridefinito il rapporto tra musica, pubblico e creatività. Il loro nome, radicato nel folklore, incarna il loro spirito di gratitudine e connessione, mentre il loro genere musicale – un mosaico di influenze – riflette la loro libertà artistica.

Album in studio ( ai quali vanno aggiunti 27 singoli, 9 live, 11 raccolte e 7 cofanetti)

  • 1967 – The Grateful Dead
  • 1968 – Anthem of the Sun
  • 1969 – Aoxomoxoa
  • 1970 – Workingman’s Dead
  • 1970 – American Beauty
  • 1973 – Wake of the Flood
  • 1974 – From the Mars Hotel
  • 1975 – Blues for Allah
  • 1977 – Terrapin Station
  • 1978 – Shakedown Street
  • 1980 – Go to Heaven
  • 1987 – In the Dark
  • 1989 – Built to Last

— Onda Musicale

Tags: John Mayer, Jerry Garcia
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