I Jefferson Airplane, formatisi a San Francisco nel 1965, sono una delle band più influenti del movimento psichedelico e della controcultura degli anni ’60.
Fondati da Marty Balin (voce) e Paul Kantner (chitarra), il gruppo dei Jefferson Airplane includeva Grace Slick (voce), Jorma Kaukonen (chitarra), Jack Casady (basso) e Spencer Dryden (batteria). La loro musica, un mix di rock, folk e psichedelia, rifletteva lo spirito ribelle e sperimentale dell’epoca, con testi spesso ispirati a temi di libertà, amore e critica sociale. Album come Surrealistic Pillow (1967) li consacrarono come pionieri del rock psichedelico.
La genesi di White Rabbit
White Rabbit fu scritta da Grace Slick nel 1966, prima che entrasse nei Jefferson Airplane, quando era ancora con la band The Great Society. La canzone fu composta in un contesto di sperimentazione musicale e culturale, influenzato dall’uso di droghe psichedeliche come l’LSD, che caratterizzava la scena di San Francisco. Slick scrisse il brano al pianoforte, ispirandosi a un riff ripetitivo e ipnotico, e lo portò con sé quando si unì ai Jefferson Airplane nel 1966. Registrata per l’album Surrealistic Pillow (1967), White Rabbit divenne uno dei loro maggiori successi, grazie alla sua struttura in crescendo, alla voce potente di Grace Slick e al suo testo evocativo.
Il brano si distingue per il suo ritmo incalzante, ispirato al bolero, e per l’atmosfera surreale che richiama il viaggio psichedelico
La produzione, curata da Rick Jarrard, enfatizzò il suono psichedelico con effetti di riverbero e un arrangiamento che costruisce tensione fino al climax finale. Il testo di White Rabbit è fortemente ispirato a Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, un’opera che Grace Slick considerava ricca di immagini surreali e simbolismi. La canzone usa il racconto come metafora per esplorare l’esperienza psichedelica e la liberazione della mente. Versi come “One pill makes you larger, and one pill makes you small” alludono agli effetti delle droghe, ma anche alla ricerca di nuove prospettive e alla rottura delle convenzioni sociali. Il “White Rabbit” (Coniglio Bianco) rappresenta la guida verso un mondo alternativo, un invito a seguire la curiosità e ad abbandonare la realtà ordinaria, come Alice fa nel libro.
“One pill makes you larger,
and one pill makes you small
And the ones that mother gives you
don’t do anything at all
Go ask Alice when she’s ten feet tall”
Frasi come “Feed your head” (Nutri la tua mente) sono un’esortazione a espandere la coscienza, sia attraverso l’arte, la conoscenza o le esperienze psichedeliche
Tuttavia, il testo può essere interpretato anche come una critica alla società conformista, che cerca di controllare l’individuo con regole e “pillole” (simbolo di manipolazione). Il titolo del brano richiama direttamente il Coniglio Bianco di Carroll, un personaggio che attira Alice nel mondo fantastico. Nella canzone, diventa un simbolo di ribellione e di esplorazione dell’ignoto, in linea con lo spirito della controcultura degli anni ’60.
White Rabbit fu pubblicata come singolo nel 1967
Raggiunse la posizione numero 8 nella classifica Billboard Hot 100. La canzone divenne un inno della Summer of Love e della cultura psichedelica, ma fu anche controversa per i suoi riferimenti impliciti alle droghe, tanto da essere bandita da alcune radio. La sua influenza si estende ancora oggi, con il brano spesso utilizzato in film, serie TV e pubblicità per evocare l’atmosfera degli anni ’60.
White Rabbit è una celebrazione della libertà mentale e un invito a esplorare l’ignoto, incapsulando lo spirito rivoluzionario dei Jefferson Airplane e della loro epoca e fu interpretata dalla band al Festival di Woodstock del 1969
Alcune cover di White Rabbit
- Patti Smith (2007) – Inclusa nell’album Twelve, questa versione mantiene l’atmosfera psichedelica con il caratteristico stile provocatorio di Smith, adattandosi alla sua estetica punk.
- Pink (2016) – Eseguita per il film Alice Through the Looking Glass e presentata al Jimmy Kimmel Live!, la cover di Pink è fedele all’originale, con un’interpretazione potente e un tocco moderno.
- Molly Tuttle & Golden Highway (2023) – Una versione roots-rock registrata come Amazon Original, con un arrangiamento collaborativo che esplora nuove sonorità, ispirata anche dal legame personale di Tuttle con Grace Slick, entrambe originarie di Palo Alto.
- Emiliana Torrini (data non specificata) – Una cover eterea e minimalista, con un approccio più morbido e introspettivo rispetto all’intensità dell’originale.
- Amie Bishop (2025) – Una recente reinterpretazione condivisa su X, che conserva il carattere psichedelico della canzone con un tocco personale.
- Collide (2001) – Una versione industrial-rock, con un remix apparso nei titoli di coda di Resident Evil: Extinction (2007).
- In the Woods… (1996) – Una cover heavy metal per il loro White Rabbit EP, con un’atmosfera oscura e intensa.
- Grace Potter & The Nocturnals (2010) – Una versione rock energica che enfatizza il crescendo drammatico della canzone.
- Ladyhawke (2012) – Eseguita per triple j’s Like A Version, questa cover pop-elettronica offre un’interpretazione fresca e moderna.
- Alexa Melo (2017) – Una cover acustica e personale, condivisa su YouTube, che mette in risalto la voce dell’artista.
Altre cover includono versioni di artisti come Enon, Shakespears Sister, The Last Word (acid punk), George Benson (jazz strumentale) e Sanctuary (speed metal), che mostrano la versatilità della canzone attraverso generi diversi, dal jazz al metal. Queste reinterpretazioni variano da fedeli omaggi a rivisitazioni audaci, dimostrando come White Rabbit continui a ispirare artisti di epoche e stili diversi. Se desideri approfondimenti su una cover specifica o su un genere particolare, fammi sapere!