I Kings of Leon sono una delle band rock più influenti degli ultimi due decenni, noti per il loro sound unico che mescola garage rock, southern rock, post-punk e pop-rock.
Originari di Nashville, Tennessee, la band Kings of Leon è composta dai fratelli Followill— Caleb (voce e chitarra ritmica), Nathan (batteria), Jared (basso) e il cugino Matthew Followill (chitarra solista). La loro carriera, iniziata nei primi anni 2000, è un viaggio di crescita artistica, successi commerciali e una costante evoluzione musicale, che li ha portati da club underground a stadi sold-out.
Gli inizi: radici nel Sud e un’infanzia nomade
I Kings of Leon nascono da un contesto familiare unico e profondamente radicato nella cultura del Sud degli Stati Uniti. I tre fratelli Followill— Caleb (nato Anthony Caleb Followill il 14 gennaio 1982), Nathan (nato Ivan Nathan Followill il 26 giugno 1979) e Jared (nato Michael Jared Followill il 20 novembre 1986)—crescono viaggiando con il padre, Ivan Leon Followill, un predicatore pentecostale itinerante, e la madre, Betty-Ann. La loro infanzia è segnata da spostamenti continui tra Oklahoma, Tennessee e altri stati del Sud, vivendo spesso in una station wagon e frequentando chiese pentecostali. La musica gospel e country, insieme ai dischi di artisti come Neil Young e Rolling Stones trovati nei negozi dell’usato, influenzano profondamente il loro gusto musicale.
Nel 1997, dopo il divorzio dei genitori, i fratelli si stabiliscono a Nashville
Qui incontrano il cugino Cameron Matthew Followill (nato il 10 settembre 1984), che si unisce a loro. La svolta arriva nel 1999, quando Caleb e Nathan iniziano a scrivere canzoni insieme, ispirati dalla scena musicale locale e da band come i Pixies e i Velvet Underground. Nel 2000, firmano un contratto con la RCA Records, grazie al talent scout Ken Levitan e al produttore Angelo Petraglia, che li scoprono dopo aver ascoltato le loro prime demo. Jared, ancora adolescente, impara a suonare il basso per unirsi alla band, mentre Matthew porta il suo talento chitarristico. Il nome “Kings of Leon” è un omaggio al padre e al nonno, entrambi di nome Leon.

L’ascesa: i primi album e il sound grezzo
I Kings of Leon debuttano con l’EP Holy Roller Novocaine nel 2003, che anticipa il loro primo album, Youth & Young Manhood (2003). Questo disco, prodotto da Ethan Johns, cattura un suono crudo e viscerale, influenzato dal garage rock e dal southern rock, con tracce come “Molly’s Chambers” e “Red Morning Light”. La critica li accoglie come una delle band più promettenti della “nuova ondata garage rock”, accanto a gruppi come The Strokes e The White Stripes. La loro immagine – capelli lunghi, jeans attillati e un’attitudine ribelle – li rende icone di stile, mentre le performance dal vivo, cariche di energia, conquistano i fan, soprattutto in Europa.
Il secondo album, Aha Shake Heartbreak (2004), consolida il loro successo, specialmente nel Regno Unito, dove brani come “The Bucket” e “King of the Rodeo” scalano le classifiche. Il disco mostra una maggiore raffinatezza, pur mantenendo il suono ruvido e le radici southern. La band inizia a costruire una fanbase internazionale, con tour estensivi in Europa e Australia.
La consacrazione: Because of the Times e Only by the Night
Con Because of the Times (2007), i Kings of Leon iniziano a esplorare un sound più maturo e atmosferico, influenzato dal post-punk e da band come U2. Brani come “Knocked Up” e “On Call” mostrano una crescita artistica, con testi più introspettivi e arrangiamenti complessi. L’album raggiunge la posizione numero 1 nel Regno Unito e segna il loro ingresso nelle arene.
Il vero punto di svolta per i Kings of Leon arriva con Only by the Night (2008), che li catapulta al successo globale
Prodotto da Angelo Petraglia e Jacquire King, l’album fonde il loro suono southern con un pop-rock accessibile, risultando in un capolavoro commerciale e artistico. I singoli “Sex on Fire” e “Use Somebody” diventano inni generazionali, dominando le classifiche mondiali (rispettivamente n. 1 e n. 2 nel Regno Unito). Only by the Night vende oltre 6,5 milioni di copie globalmente e vince tre Grammy Awards nel 2010, tra cui “Record of the Year” per “Use Somebody”. Tuttavia, il successo mainstream crea tensioni interne, con i fan della prima ora che accusano la band di “essersi venduta” al pop.
Anni di alti e bassi: Come Around Sundown e oltre
Il quinto album, Come Around Sundown (2010), continua sulla scia del successo con brani come “Radioactive” (Grammy per “Best Rock Performance”) e “Pyro”. Tuttavia, la band affronta difficoltà personali: Caleb lotta con l’alcolismo, e le tensioni tra i membri emergono durante un tour culminato in un concerto interrotto a Dallas nel 2011. Dopo una pausa, tornano con Mechanical Bull (2013), un ritorno alle radici southern con singoli come “Supersoaker” e “Wait for Me”. L’album è ben accolto, mostrando una band più coesa. Walls (2016) segna un ulteriore passo verso un sound pop-rock, con il singolo “Waste a Moment” che ottiene un buon successo
Tuttavia, alcuni critici notano una perdita dell’energia grezza degli esordi
When You See Yourself (2021), prodotto durante la pandemia, esplora un sound più introspettivo, con brani come “The Bandit” che richiamano il loro stile post-punk. L’album più recente, Can We Please Have Fun (2024), prodotto da Kid Harpoon, è un ritorno a un suono più diretto e ottimista, con singoli come “Mustang” e “Nothing to Do” che celebrano la loro energia live.
Il loro stile musicale
Lo stile musicale dei Kings of Leon è una fusione unica di generi, radicata nella loro identità del Sud ma aperta a influenze diverse:
- Garage rock e southern rock: gli esordi sono caratterizzati da un suono crudo, con riff di chitarra sporchi e ritmi incalzanti, influenzati da band come Lynyrd Skynyrd e The Allman Brothers Band.
- Post-punk e indie rock: a partire da Because of the Times, incorporano elementi di U2, Joy Division e The Cure, con atmosfere più cupe e testi introspettivi.
- Pop-rock mainstream: con Only by the Night e Come Around Sundown, abbracciano melodie accattivanti e produzioni levigate, rendendo il loro sound accessibile a un pubblico più ampio.
- Evoluzione sonora: gli album più recenti mostrano un mix di sperimentazione (synth e influenze elettroniche in When You See Yourself) e un ritorno al rock diretto (Can We Please Have Fun). La voce di Caleb, graffiante e carica di emozione, è un marchio distintivo, mentre le chitarre di Matthew, spesso arricchite da effetti, creano paesaggi sonori evocativi. La sezione ritmica di Nathan e Jared fornisce una base solida, con influenze blues e country.
I Kings of Leon hanno prodotto numerosi brani iconici e hanno accumulato riconoscimenti significativi
- “Sex on Fire” (Only by the Night, 2008): inno rock per eccellenza, ha raggiunto la posizione n. 1 in Regno Unito, Australia e Irlanda, con oltre 1,5 miliardi di streaming su Spotify. Ha vinto un Grammy per “Best Rock Vocal Performance”.
- “Use Somebody” (Only by the Night, 2008): ballata epica che ha conquistato il pubblico mondiale, raggiungendo la n. 2 negli Stati Uniti e vincendo tre Grammy, tra cui “Record of the Year”.
- “Molly’s Chambers” (Youth & Young Manhood, 2003): brano simbolo degli esordi, con il suo riff di chitarra irresistibile, ha scalato le classifiche indie.
- “The Bucket” (Aha Shake Heartbreak, 2004): primo singolo a entrare nella Top 20 britannica, emblema del loro sound garage rock.
- “Radioactive” (Come Around Sundown, 2010): ha raggiunto la Top 40 negli Stati Uniti e vinto un Grammy per “Best Rock Performance”.
- “On Call” (Because of the Times, 2007): ballata atmosferica che ha segnato la loro transizione verso un sound più maturo.
- “The Bandit” (When You See Yourself, 2021): ritorno al rock energico, con un riff potente e un video iconico.
- “Mustang” (Can We Please Have Fun, 2024): singolo recente che ha ricevuto elogi per il suo ritorno al sound diretto e vibrante.
I Kings of Leon hanno venduto oltre 20 milioni di album in tutto il mondo e sono stati premiati con 4 Grammy Awards, 3 NME Awards e 2 Brit Awards. Sono stati headliner di festival come Glastonbury, Reading e Leeds, e hanno influenzato band come The Killers e Arctic Monkeys. La loro capacità di evolversi senza perdere la propria identità li ha resi una delle band rock più longeve e rispettate.
La band ha affrontato momenti difficili
Tra cui le lotte di Caleb con l’alcolismo e le tensioni familiari, spesso amplificate dal loro legame fraterno. Tuttavia, la loro capacità di superare queste sfide, come dimostrato dal ritorno con Can We Please Have Fun, mostra la loro resilienza. La pandemia da Covid 19 ha influenzato la creazione di When You See Yourself, registrata in remoto, ma ha anche rafforzato il loro legame come band.
Album in studio dei Kings of Leon
- 2003 – Youth and Young Manhood
- 2004 – Aha Shake Heartbreak
- 2007 – Because of the Times
- 2008 – Only by the Night
- 2010 – Come Around Sundown
- 2013 – Mechanical Bull
- 2016 – WALLS
- 2021 – When You See Yourself
- 2024 – Can We Please Have Fun