“Speranze Nuove” è il nuovo singolo prodotto da Alex D’Errico e scritto da Oras insieme a Daniel Riggione, con la direzione artistica di Franco Iannizzi (The Lab Music Factory)
Manfredi Orazio, in arte Oras, è un cantautore calabrese originario di San Mango d’Aquino (CZ). Il suo legame con la musica nasce a soli 4 anni, davanti a un pianoforte, e da allora diventa la colonna sonora della sua vita. Dopo essersi formato alla Jul Academy, si diploma in Canto Moderno e Music Performance, intraprendendo un percorso artistico indipendente, guidato da autenticità e passione. Nel tempo ha partecipato a numerosi concorsi, vincendo il premio per il miglior inedito al contest “Chi Fermerà la Musica” con il suo singolo d’esordio “Molecole”. È stato finalista al Premio Mia Martini, al Tour Music Fest, ha calcato il palco di Area Sanremo, aperto concerti per artisti come Eman, Gemelli Diversi, Amedeo Minghi, e ha partecipato a tre puntate del programma “Mezzogiorno in Famiglia” su Rai2.
Come cantautore ha autoprodotto i primi singoli “Molecole”, “Prima Che Brucerò” e “Fragile”. Con l’etichetta Lab Music Factory ha pubblicato “Nuvola d’Argento” e “Mantra”, e si prepara ora a raccontare una storia ancora più intima con il brano “Speranze Nuove”, dedicato al rapporto profondo e complesso con il padre. Nel 2025 si esibisce in Russia con l’orchestra di Sergiev Posad, portando “Speranze Nuove” e alcuni classici italiani davanti a oltre 2000 persone. Le sue canzoni nascono da emozioni vere, trasformate in storie che parlano a chi ascolta. Perché ogni nota di Oras è una ferita che ha scelto di farsi bellezza.
Cosa rappresenta per te “Speranze nuove”?
“Speranze Nuove” è forse il brano più intimo che abbia mai scritto. Parla del mio rapporto con mio padre, un legame che non è mai stato semplice, ma che oggi sto cercando di ricostruire. Ho voluto trasformare questo percorso personale in una canzone che potesse diventare universale, perché credo che in molti si portino dentro una ferita simile: il bisogno di riconciliarsi, di trovare parole che non si sono mai dette. Il titolo rappresenta proprio questo: la possibilità di aprirsi a un dialogo nuovo, prima che sia troppo tardi.
Come nasce la tua passione per la musica?
La musica è sempre stata una costante nella mia vita. Ricordo ancora quando, da bambino, ho toccato i tasti di un pianoforte per la prima volta: avevo solo quattro anni. È stato come se qualcosa si fosse acceso dentro di me. Poi crescendo ho trovato nel canto il mio modo per esprimere quello che a parole non riuscivo a dire. A 19 anni ho iniziato a scrivere canzoni, e da lì non mi sono più fermato. La musica per me non è un hobby, è una necessità. È il mio modo di sentire, di raccontarmi e di esistere.
Cosa pensi della scena musicale attuale italiana?
Penso che ci sia un grande fermento, ma anche tanta confusione. Da un lato, ci sono artisti che riescono a portare avanti un percorso autentico, con messaggi profondi e una visione chiara. Dall’altro, vedo molta musica fatta per cavalcare il momento, priva di anima. Io credo ancora in un’arte che nasce da un’urgenza interiore, non da un algoritmo. La scena italiana ha tanto da offrire, ma serve più coraggio nel raccontarsi davvero, nel mettersi a nudo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, Oras?
Ho appena pubblicato “Speranze Nuove” e sto lavorando a nuovi brani che seguano questa direzione, ancora più autentica e personale. Ho tanti progetti in mente, anche a livello visivo: mi piacerebbe portare avanti un racconto che unisca musica, immagini e parole, in modo coerente. In parallelo, sto anche rafforzando la mia identità sui social, creando contenuti che possano ispirare chi mi segue. Il mio obiettivo nei prossimi anni è fare un vero upgrade artistico, lavorando con un team che creda in me, ma senza mai tradire ciò che sono.
