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Glastonbury Festival: cinque decenni di musica, utopia e fango

Glastonbury

Il Glastonbury Festival, spesso definito semplicemente “Glasto”, è molto più di un evento musicale: è un’istituzione culturale, un pellegrinaggio per gli amanti della musica e un simbolo di libertà, creatività e comunità.

Nato nel 1970 in una fattoria di Worthy Farm, nel Somerset, in Inghilterra, il Glastonbury Festival è cresciuto da un raduno hippie di poche centinaia di persone a un colosso globale che attira oltre 200.000 partecipanti ogni anno. Con la sua combinazione unica di musica, arte, attivismo e atmosfera utopica, Glastonbury è diventato un punto di riferimento nella cultura contemporanea. Questo articolo ripercorre la storia del festival, dalle sue umili origini al suo status di leggenda, esplorando i momenti chiave, le controversie e il suo impatto culturale.

Un sogno Hippie

Il Glastonbury Festival nacque il 19 settembre 1970, il giorno dopo la morte di Jimi Hendrix, un evento che segnò simbolicamente la fine di un’era musicale. Michael Eavis, un allevatore di latticini della Worthy Farm, ispirato dal festival blues di Bath e dall’energia della controcultura degli anni ’60, decise di organizzare un evento musicale nella sua proprietà. Il primo festival, chiamato Pilton Pop, Folk & Blues Festival, attirò circa 1.500 persone, che pagarono un biglietto di 1 sterlina, con latte fresco offerto gratuitamente dalle mucche della fattoria. Tra gli artisti si esibirono i T. Rex, guidati da Marc Bolan e altri gruppi locali.

L’atmosfera era informale

Quasi improvvisata, e rifletteva lo spirito hippie dell’epoca: pace, amore e connessione con la natura. Sebbene il primo evento non fosse un grande successo finanziario, piantò il seme per qualcosa di più grande. Eavis, con il sostegno della moglie Jean, decise di continuare, spinto dalla passione per la musica e dall’idea di creare un spazio dove le persone potessero riunirsi in armonia.

Gli anni ’70: la crescita e l’identità

Negli anni ’70 il festival iniziò a prendere forma, anche se in modo irregolare. Non si tenne ogni anno, ma eventi come il Glastonbury Fayre del 1971, organizzato senza il coinvolgimento diretto di Eavis, consolidarono la sua reputazione come raduno controculturale. Questo evento, gratuito e caotico, attirò migliaia di hippie e fu immortalato in un documentario diretto da Nicolas Roeg. Fu durante questo periodo che il festival iniziò a essere associato alla spiritualità, grazie alla sua vicinanza a Glastonbury Tor e ai miti arturiani che circondano la zona.

Nel 1979 Eavis tornò al timone, organizzando un festival più strutturato. Gli anni ’70 videro anche l’introduzione di elementi che sarebbero diventati iconici, come la Green Fields, un’area dedicata all’ecologia e alla spiritualità, e il sostegno a cause benefiche, un aspetto centrale dell’identità di Glastonbury.

Gli anni ’80 segnarono un punto di svolta per Glastonbury

Il festival si stabilizzò come evento annuale (con alcune pause) e iniziò ad attirare artisti di fama internazionale. Nel 1981, Eavis decise di devolvere i profitti alla Campaign for Nuclear Disarmament (CND), cementando l’impegno del festival per l’attivismo politico. Questo periodo vide anche l’introduzione della Pyramid Stage, il palco principale che sarebbe diventato un simbolo del festival, inizialmente costruito con materiali di scarto.

Tuttavia, gli anni ’80 portarono anche sfide. Il festival crebbe rapidamente, attirando decine di migliaia di persone, e ciò causò problemi logistici e tensioni con le autorità locali. Nel 1985, il festival fu teatro di scontri tra la polizia e i Travellers, un gruppo di nomadi che si stabilivano regolarmente nei pressi del sito. Questi episodi portarono a critiche e a una maggiore regolamentazione, ma non fermarono la crescita di Glastonbury.

Musicalmente, gli anni ’80 videro esibirsi artisti come The Smiths, Elvis Costello e Van Morrison, che contribuirono a diversificare il pubblico. Il festival iniziò a riflettere i cambiamenti nella musica britannica, dal post-punk al pop, mantenendo però la sua anima eclettica.

Gli anni ’90 sono spesso considerati l’epoca d’oro di Glastonbury

Il festival si trasformò in un evento di portata globale, grazie anche alla copertura mediatica della BBC, che iniziò a trasmettere le performance in diretta. Artisti come Oasis, Radiohead, Pulp e The Prodigy si esibirono su palchi sempre più grandi, mentre la Pyramid Stage ospitava leggende come Paul McCartney e Johnny Cash.

Il 1997 fu un anno memorabile

Fu anno che vide la performance dei Radiohead durante il tour di OK Computer, considerata una delle più iconiche nella storia del festival. Tuttavia, il 1997 fu anche l’anno del “fango leggendario”, con piogge torrenziali che trasformarono Worthy Farm in un mare di melma, un’immagine che divenne sinonimo di Glastonbury.

Gli anni ’90 portarono anche una maggiore professionalizzazione. Eavis, affiancato dalla figlia Emily (che avrebbe preso le redini negli anni successivi), introdusse misure per migliorare la sicurezza e gestire la folla. Tuttavia, il festival mantenne il suo spirito anarchico, con aree come la Lost Vagueness che offrivano esperienze surreali e alternative.

All’inizio degli anni 2000 Glastonbury affrontò nuove sfide

Nel 2000 il festival fu criticato per problemi di sovraffollamento, con oltre 100.000 persone che entrarono senza biglietto, causando preoccupazioni per la sicurezza. Questo portò alla cancellazione dell’evento nel 2001, per consentire una riorganizzazione. Nel 2002, Glastonbury tornò con una delle edizioni più sicure e meglio organizzate, grazie a una nuova recinzione superforte e a controlli più severi.

Musicalmente, gli anni 2000 videro il festival abbracciare la diversità di generi, con artisti che spaziavano da Coldplay a Jay-Z, la cui performance del 2008 fu inizialmente controversa ma poi acclamata come un momento di svolta per l’inclusione dell’hip-hop. Glastonbury si confermò come un evento capace di unire generazioni e culture musicali diverse.

Negli ultimi anni, Glastonbury ha consolidato il suo status di festival leggendario

Le performance di artisti come Beyoncé (2011), Adele (2016) e Stormzy (2019) hanno segnato momenti storici, mentre il festival ha continuato a sostenere cause come il cambiamento climatico e la giustizia sociale. La Pyramid Stage ha ospitato anche discorsi di figure come Greta Thunberg e David Attenborough, rafforzando il ruolo di Glastonbury come piattaforma per l’attivismo.

Il festival è stato cancellato nel 2020 e 2021 a causa della pandemia di COVID-19, ma è tornato trionfalmente nel 2022, con Paul McCartney come headliner, diventando il più anziano artista a chiudere il festival. Nel 2023, Glastonbury ha festeggiato il suo 50° anniversario (con un anno di ritardo), attirando artisti come Elton John per la sua ultima performance dal vivo nel Regno Unito.

Glastonbury non è solo un festival musicale, ma un microcosmo culturale. Tra le sue caratteristiche distintive ci sono:

  • Eclettismo: con oltre 100 palchi, il festival offre musica di ogni genere, dal rock all’elettronica, dal folk al reggae, oltre a teatro, circo, poesia e dibattiti.
  • Attivismo: Glastonbury sostiene cause come Greenpeace, Oxfam e WaterAid, e promuove temi come la sostenibilità e la pace.
  • Comunità: l’atmosfera di Glastonbury è unica, con un senso di cameratismo tra i partecipanti, nonostante le dimensioni enormi.
  • Fango e imprevedibilità: le condizioni meteorologiche spesso difficili aggiungono un elemento di avventura, con il fango che è diventato parte del mito del festival.
  • Arte e installazioni: aree come l’Arcadia e la Shangri-La offrono esperienze immersive, con installazioni artistiche e performance interattive.

Controversie e critiche

Nonostante il suo status iconico, Glastonbury non è stato privo di critiche. Alcuni accusano il festival di essersi “commercializzato” negli ultimi anni, con biglietti sempre più costosi (circa 350 sterline nel 2023) e una presenza crescente di sponsor. Altri sottolineano la difficoltà di ottenere i biglietti, che si esauriscono in pochi minuti, favorendo un pubblico più benestante. Inoltre, il festival è stato criticato per la mancanza di diversità tra gli headliner in alcune edizioni, anche se negli ultimi anni ha fatto passi avanti in questo senso.

Glastonbury è un simbolo di libertà, creatività e resistenza culturale

Ha influenzato innumerevoli festival in tutto il mondo e ha dimostrato che la musica può essere un catalizzatore per il cambiamento sociale. La sua capacità di evolversi, pur mantenendo la sua anima ribelle, lo rende un fenomeno unico. Come disse Michael Eavis, “Glastonbury è un luogo dove le persone possono essere se stesse, senza giudizio”.

Con Emily Eavis al timone e una nuova generazione di partecipanti, il futuro di Glastonbury sembra luminoso. Che si tratti di un leggendario set musicale, di un discorso che scuote le coscienze o di una notte trascorsa sotto le stelle, Glastonbury continua a essere un’esperienza che cambia la vita per chi ha la fortuna di viverla.

Dalle sue origini hippie nella fattoria di Michael Eavis al suo status di colosso culturale, il Glastonbury Festival ha attraversato cinque decenni di storia ed è diventato un luogo dove le barriere cadono, le idee si incontrano e la musica unisce. Per chi non lo conosce, Glastonbury non è solo un festival: è un viaggio, una celebrazione e un sogno che si rinnova ogni anno a Worthy Farm.

— Onda Musicale

Tags: Oasis, Radiohead, Jimi Hendrix, Beyoncè, Paul McCartney, Adele, Elvis Costello, T – Rex, Marc Bolan
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