In un panorama musicale in cui l’heavy metal si evolve a ritmi vertiginosi, i Periphery si ergono come una forza dirompente, capace di ridefinire il concetto di progressive metal con il loro suono complesso, emozionante e audace.
Nati come progetto solista del chitarrista Misha Mansoor nel 2005 a Bethesda, Maryland, i Periphery sono diventati una band iconica, leader del movimento djent, un sottogenere che unisce riff poliritmici, produzione iper-compressa e un mix di melodie eteree e aggressività brutale. Con sette album in studio, due EP e un liveil loro percorso è una testimonianza di ambizione e creatività senza confini.
Tutto inizia con Misha Mansoor, un giovane chitarrista noto online come Bulb, che negli anni 2000 costruisce una reputazione su forum come quelli di Meshuggah, John Petrucci e sevenstring.org. A Bethesda (Maryland), Misha, nato nel 1984, si fa notare per le sue produzioni casalinghe, registrate con un computer e un POD XT, creando brani che fondono riff complessi, poliritmie e ambientazioni elettroniche. Il progetto Bulb è un laboratorio di idee, e molti dei suoi brani confluiscono in quello che diventerà Periphery.
Nel 2005 Mansoor fonda ufficialmente la band, ma è solo nel 2007 che prende forma una formazione stabile con Jake Veredika (voce), Alex Bois (chitarra), Tom Murphy (basso) e Matt Halpern (batteria)
I primi anni sono segnati da cambi di lineup: i cantanti si susseguono (Veredika, Casey Sabol, Chris Barretto) mentre Misha affina il suono, passando da influenze nu-metal a un approccio più sperimentale. Nel 2009, con l’arrivo di Spencer Sotelo alla voce, la band trova il suo equilibrio. Sotelo, con il suo mix di scream gutturali e melodie pulite, diventa il frontman perfetto per il suono stratificato di Periphery. Nello stesso anno, firmano con Sumerian Records, e nel 2010 pubblicano il loro omonimo debutto, Periphery, che li lancia come pionieri del djent.
L’album, auto-prodotto, è un’esplosione di riff intricati e dinamiche emotive, con brani come “Icarus Lives!” che catturano l’attenzione della scena metal underground
Il nome Periphery (in italiano “periferia”) riflette l’approccio della band: operare ai margini, lontano dal mainstream, senza essere vincolati a un unico genere. Come spiegato da Misha Mansoor in un’intervista a Everything Is Noise (2023), il nome è stato scelto perché non specifico di un genere, permettendo alla band di esplorare liberamente senza essere incasellata. “Periphery” evoca l’idea di essere al confine, di spingersi oltre i limiti convenzionali della musica metal, mescolando poliritmie Meshuggah-esque con melodie pop, synth elettronici e persino elementi jazz e orchestrali. È un nome che incarna la loro filosofia: innovare, sorprendere e non conformarsi.
I Periphery sono sinonimo di djent, un termine coniato da Meshuggah e reso popolare da Mansoor, che descrive il suono onomatopeico dei riff di chitarra in palm-mute, accordati bassi, con ritmi sincopati e poliritmici. Ma definire i Periphery solo djent è riduttivo: il loro genere è un ibrido di progressive metal, metalcore e influenze che spaziano da industrial a post-rock, con tocchi di pop e ambient. La loro musica si distingue per la produzione cristallina (tutta auto-prodotta), virtuosismi tecnici (specialmente le chitarre a 7 e 8 corde) e contrasti dinamici tra aggressività e melodie emozionanti.
Il loro disco di debutto Periphery (2010) è un manifesto djent, con riff intricati e la voce versatile di Sotelo
Periphery II: This Time It’s Personal (2012) alza l’asticella, con singoli come “Make Total Destroy” e l’aggiunta di Adam “Nolly” Getgood al basso, che diventa un pilastro creativo. Il doppio album Juggernaut: Alpha e Omega (2015) è il loro primo concept, un’epopea narrativa con richiami tra brani come “Alpha” e “Omega”.
Periphery III: Select Difficulty (2016) introduce elementi sinfonici e corali, con “The Price Is Wrong” nominato ai Grammy 2017 per Best Metal Performance. Nel 2018, i Periphery lasciano Sumerian per fondare la loro etichetta, 3DOT Recordings, dando vita a Periphery IV: Hail Stan (2019), un capolavoro di 64 minuti con l’epica “Reptile” (16:44, la loro canzone più lunga) e il singolo “Blood Eagle”. Il 2023 segna il loro apice con Periphery V: Djent Is Not a Genre, un titolo ironico che sfida l’etichetta djent. L’album, acclamato con 10/10 da Distorted Sound e 5/5 da New Noise, spazia da riff brutali (“Wildfire”) a momenti pop come “Silhouette”, con richiami a Juggernaut e un sax solo in “Thanks Nobuo”.

La loro versatilità si riflette nei tour: hanno aperto per Dream Theater (2012), suonato al Summer Slaughter e condiviso palchi con Dillinger Escape Plan, Animals As Leaders e Spiritbox (tour 2025). Ogni membro contribuisce alla scrittura, rendendo i Periphery una band in cui tecnica e creatività si fondono. Con oltre un milione di dischi venduti (dato stimato da Sumerian e 3DOT), i Periphery hanno prodotto inni che risuonano nella scena prog-metal.
Nel 2025, i Periphery raggiungono il culmine: Periphery V è celebrato come il loro lavoro più completo, un “manicomio poliritmico”
La loro influenza si estende a band come Spiritbox, Loathe e Novelists FR, mentre la loro etichetta 3DOT li rende indipendenti e audaci. Nonostante le difficoltà pandemiche, con sessioni di scrittura via Zoom fallimentari, si sono riuniti per creare un album che sfida ogni aspettativa, come raccontato da Misha a Guitar.com. Si vocifera di un possibile Periphery VI nel 2027. La loro abilità è di aver modernizzato il djent, rendendolo accessibile e vario, senza sacrificare la complessità.
Come scrive Scream Blast Repeat, “Pochi gruppi sono stati influenti come i Periphery negli ultimi dieci anni”.








