Fondato nel 2012 a Parigi, il Quartetto Van Kuijk ha vinto nel 2015 il Primo premio al “Concorso internazionale per quartetto d’archi” della Wigmore Hall di Londra, nel quale si è aggiudicato anche i due premi speciali per la miglior esecuzione di opere di Beethoven e Haydn.
Entrato subito nei “BBC 3 New Generation Artists” per il triennio 2015-17, è stato scelto pure dalla Philharmonie di Parigi quale “Rising Star” per la stagione 2017-18, nomina che prevede un fitto programma di concerti nelle più prestigiose sale europee. Questi riconoscimenti si aggiungono al Primo premio e premio del pubblico ottenuti nel 2013 al “Concorso di musica da camera” di Trondheim in Norvegia e, in Francia, alla vittoria del “Fnapec-Musiques d’Ensembles” con alla nomina quali migliori allievi “lauréats” 2014 dell’Accademia del Festival di Aix-en-Provence.
Il quartetto è “in residenza” dal 2014 presso l’Associazione Proquartet di Parigi, dove ha avuto l’opportunità di seguire gli insegnamenti di quartetti leggendari come il Quartetto Berg, Hagen e Artemis. Dopo gli studi iniziali con il Quartetto Ysaÿe, si è perfezionato presso l’Escuela Superior de Mùsica Reina Sofia di Madrid con Günter Pichler (Quartetto Berg).
Già presente sulla grande scena internazionale, e frequente ospite della Wigmore Hall di Londra, il quartetto si è esibito alla Philharmonie di Berlino, al Musikverein di Vienna, alla Tonhalle di Zurigo, all’Auditorium del Louvre di Parigi e ai festival di Lockenhaus, Heidelberg, Aix-en-Provence e Verbier. Una formazione nata adulta, si direbbe, ma con tutte le qualità di energia, entusiasmo e sorriso di un felice gruppo giovanile.
Parlare di musica è di per sé un paradosso: non è possibile verbalizzare logicamente l’astratto mondo in cui questa si crea e si muove. Il discorso estetico sulla musica può essere dunque solo metaforico, condotto per via analogica.
Analogia è ad esempio descrivere l’arte dei suoni con categorie stilistiche mutuate dalla pittura, qual è il caso della musica di Debussy, etichettata spesso come impressionista. Certo, il termine può considerarsi riduttivo e vago; la sua efficacia e la sua immediatezza sono tuttavia innegabili. Nel Quartetto op. 10 (1893) il soggetto musicale principale – esposto con chiarezza nelle prime battute – è di volta in volta inserito in differenti contesti armonici, trasfigurato da cangianti atmosfere timbriche; Debussy non è quindi troppo dissimile dal Monet, che in quegli stessi anni immortalava più volte la facciata della cattedrale di Rouen, colta nel suo divenire coloristico.
Largamente ispirato al lavoro di Debussy e dedicato al primo maestro della musica da camera francese, Gabriel Fauré, il Quartetto in Fa maggiore di Ravel (1903) è ricco di effetti insoliti, strappi mordaci e pizzicati; a differenza del primo – basato su un tema unico ciclicamente riproposto – questo quartetto presenta una più ricca varietà di idee tematiche. Il timbro luminoso e la tonalità chiara dell’opera possono mandare alla mente certi paesaggi campestri del tardo Cézanne, in bilico tra nostalgia arcadica e presagio dell’arte futura.
Un edificio neoclassico sarebbe invece la musica di Mendelssohn, se questa prendesse forma con la sua struttura bilanciata, modulare e la perfezione aurea delle sue proporzioni. Classicismo che si fa consapevole, ispirato da un afflato romantico: questa è la musica del maestro di Amburgo, l’unico in grado di innestare sull’impalcatura ferrea del quartetto alla viennese il decoro di una “melodia lunga lunga lunga”.
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(re.t)