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Azzurra Caccetta, la protagonista dei corti ‘The Last Refugee’ e ‘Wait for her’ di Roger Waters, ospite a “Teatro in Sala”

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Azzurra Caccetta, la protagonista dei corti ‘The Last Refugee’ e ‘Wait for her’ di Roger Waters, ospite a ‘Teatro in Sala’, rassegna nazionale di teatro in corso di svolgimento a Sala Consilina (Sa).

Domenica scorsa, 11 marzo 2018, a ‘Teatro in Sala’ – rassegna nazionale di teatro in corso di svolgimento a Sala Consilina (SA) – l’artista ospite sul palcoscenico del ‘Mario Scarpetta’ è stata Azzurra Caccetta, la danzatrice e attrice protagonista dei corti "The Last Refugee" e "Wait For Her", tratti da due brani di ‘Is This  The Life We Really Want?’, l’ultimo album di Roger Waters.

Azzurra Caccetta ha partecipato ad un lungo talk show, con la proiezione dei due cortometraggi. Ne è venuto fuori il ritratto di un’artista e di una donna di straordinaria personalità e sensibilità: tanta roba oltre i due occhi di mediterranea bellezza scelti da Sean Evans e Roger Waters per dare anima e corpo alla rifugiata/ballerina raccontata nelle due canzoni.

Di seguito, il testo integrale della conversazione tenuta sul palco del Teatro ‘Scarpetta’ di Sala Consilina.

 

La direzione artistica di Teatro in Sala vuole evidenziare che il talento naturale deve essere accompagnato dalla forza di volontà e dallo spirito di sacrificio per emergere: tu, Azzurra, come tutti gli ospiti che si sono succeduti su questo palcoscenico, sei un esempio perfetto in tal senso. Tu sei originaria di Trepuzzi, in prov. di Lecce. A 4 anni hai cominciato con la danza, grazie alla lungimiranza di mamma e papà che intuiscono la tua predisposizione naturale. Poi, danza e studio proseguono a braccetto fino a 18 anni quando, dopo aver conseguito la maturità al liceo linguistico – questo è importante sottolinearlo – prendi la prima grande decisione: il trasferimento a Roma.

"Sono molto felice di essere qui con voi questa sera. Tutto quello che hai detto tu è sacrosanto. Ovviamente la determinazione, la forza di volontà, il sacrificio, una certa predisposizione, sono elementi fondamentali."

"Io vorrei soltanto aggiungere che nel mio percorso è stata determinante la fortissima connessione che ho sempre cercato di mantenere con la visione che avevo – e che sin da bambina ho avuto – di ciò che sarei voluta diventare. E questa visione mi ha guidato; molto spesso è stata per me più reale della realtà, proprio perché i sacrifici sono tanti, lo sconforto, le lacrime, le difficoltà sono tante… e tenermi stretta a questa idea è stato, come ho detto prima, determinante. E continuo ancora a fare affidamento su questa visione, su questa dimensione sognante che nella mia vita è stata veramente presente."

"Dunque…sì, mi trasferisco a Roma per continuare a perfezionarmi. Ho studiato fin da bambina… mi trasferisco a Roma che è stata una tappa transitoria ma molto importante perché lì mi sono formata. Roma mi ha formato sia artisticamente ma anche come essere umano perché mi ha insegnato a diventare indipendente, mi ha forgiato. Ho fatto anche tantissima esperienza di palco, ho fatto parte di una compagnia di danza contemporanea, ho fatto dei passaggi televisivi, ho preso parte a spettacoli di prosa, ho studiato anche musical theatre. Quindi devo molto all’esperienza che ho fatto a Roma. Roma è stata preparatoria."

 

A Roma prosegue la formazione di Azzurra Caccetta: danza, recitazione, musical theatre e laurea in "lingue e culture straniere", le prime importanti esperienze di lavoro nel mondo dello spettacolo. A 28 anni la seconda grande decisione: il trasferimento a Londra. Perché proprio Londra?

"Decido di trasferirmi a Londra perché Londra ha sempre esercitato su di me un grande fascino, sin da quando ero ragazzina; sentivo che un giorno sarei andata a vivere lì. Ogni volta che ci andavo provavo la sensazione di sentirmi a casa. Mi trasferisco a Londra e la scelgo non soltanto per continuare a crescere artisticamente ma anche perché era mio desiderio vivere in un contesto in cui si potesse avere la possibilità di entrare in contatto con persone che parlassero un’altra lingua, che venissero da un’altra cultura, che avessero un’altra mentalità, per confrontare la mia mentalità con la loro e magari scardinare la mia ed esplorare. Sentivo che c’era una parte di me che andava esplorata e per farlo dovevo andare lontano, dovevo uscire dal contesto che conoscevo, per avere un’altra prospettiva perché ho sempre considerato lo scambio culturale fondamentale per la mia crescita interiore."

 

Gli inizi a Londra non sono facili: nessun contatto, poco lavoro, pochi soldi. Però il talento, l'abnegazione, lo studio, la formazione, lo spirito di sacrificio, cominciano a pagare: arrivano ruoli nel teatro d'opera (in Idomeneo, Otello, Carmen, Rigoletto, per citare alcune opere), palcoscenici prestigiosi come la Royal Opera House, l'English National Opera; il cinema, cortometraggi come “The Expiration” della regista Lotus Hannon, “Bunny” del regista Adam Awni.

Ad aprile 2017, l'occasione della vita, che regala ad Azzurra Caccetta la ribalta mondiale. Roger Waters, fondatore e genio creativo dei Pink Floyd, dopo 25 anni sta per uscire con un nuovo album. Racconta dei mali del mondo e, da vecchio saggio anche se ancora molto arrabbiato, invoca l'empatia tra gli esseri umani quale unica via di salvezza. Ha bisogno di un volto dai tratti mediorientali che traduca in anima, corpo e immagini le sue idee e…che cosa succede Azzurra?

"Succede che io vengo invitata al provino; vado a fare il primo provino, poi ne faccio un secondo e…molto in fretta, loro hanno deciso molto in fretta che avrebbero voluto avermi nel video, per cui…è andata così…sono andata a fare un provino come ne faccio tantissimi e questo è andato bene!"

 

Il provino con Sean Evans?

"Sean Evans non era presente. Sean Evans e Roger Waters hanno visto il provino tramite video che erano stati inviati loro."

 

In "The Last Refugee" è commovente il modo in cui attraverso la tua performance attoriale e coreutica rendi il dramma dei rifugiati, che è il tema del brano e del cortometraggio. Come ti sei preparata alla performance tutta fondata sull'espressione?

"Non c’è stata una grande preparazione. Il regista mi ha guidato con grande maestria lungo le riprese, chiedendomi che cosa volessi che io esprimessi. Prima delle riprese, quello che ho fatto è stato provare ad immaginare come ci si sentisse ad aver perso tutto, ad aver abbandonato probabilmente per sempre la propria casa, ad aver perso i propri familiari in mare."

"L’argomento è straziante, è, appunto, un dramma. Solo ad immaginarlo mi mette dispiacere, mi fa sentire probabilmente soltanto una piccolissima parte del dolore che queste persone, purtroppo, sono costrette a vivere. Dunque, è stato un approccio attoriale, però secondo me tutti noi, ogni giorno, quando siamo dinanzi al telegiornale o ai mass media che ci propongono le immagini strazianti di questa gente o, comunque, di chi al momento vive sotto i bombardamenti…penso che sia umano sentire dell’empatia, sentire del dispiacere. Quindi, non bisogna essere chissà quali grandi attori per empatizzare con il dolore degli altri."

 

Però credo che occorra una straordinaria sensibilità per rendere questi sentimenti.

"Sì, ma è presente dentro ad ognuno di noi! Io sono sicura, non ho dubbi che dentro ad ognuno di noi c’è la capacità di sentirsi vicini agli altri. E’ il nostro modo di essere, è il nostro essere umani che ci rende capaci di tutto questo."

 

E’ straordinario il modo in cui dici questo. Però sappiamo che purtroppo nella realtà chi ha le più alte responsabilità non ha questa sensibilità. Ti vedo commossa nel dire queste cose, per cui immagino la straordinaria forza interiore che tu hai messo in questo lavoro, che diventa arte quando c’è questo pathos, questa forza di partecipazione. Credo che questo sia il discrimine tra l’attore e il grande attore, tra la danzatrice e la grande danzatrice.

"Sì, il cortometraggio è comunque la combinazione di vari fattori. Ci sono io, c’è Waters, c’è Sean Evans; quindi, è una collaborazione ma anche una profonda ricerca della bellezza ed è la volontà di raccontare il genere umano, ciò di cui siamo fatti, l’essenza di cui siamo fatti."

 

Sei stata libera nel montaggio della coreografia?

"Sì, assolutamente. Le riprese della sequenza danzata sono durate 6 ore e mi hanno lasciato la massima libertà. Praticamente sono durate 6 ore perché si voleva riprendere da ogni possibile angolazione ed io ero lasciata libera di improvvisare, di sperimentare, mentre la canzone veniva mandata a ripetizione."

 

"Wait For Her", pubblicato il 19 luglio 2017, è una sorta di sequel concettuale di "The Last Refugee". Qui la rifugiata/ballerina, nonostante l'angoscia irrimediabile del ricordo, si riappropria della sua identità di ballerina di flamenco.

"Sì, allora…i due video, così come ha dichiarato anche Sean, possono essere considerati sia come ‘compagni’ l’uno dell’altro sia come due video indipendenti perché il testo della canzone è un riadattamento di una poesia di uno scrittore palestinese e per la creazione del video avevano bisogno di una figura femminile che incarnasse la sensualità e la malinconia, per cui loro hanno scelto di riproporre il personaggio di The Last Refugee perché si tratta, appunto, di una donna che si porta dentro una grandissima cicatrice di cui la cicatrice che la donna ha sulla spalla è una metafora; quindi, una donna che ha dentro una profondissima malinconia e che poteva essere adatta per raccontare una storia e adattarsi al testo di Wait For Her. E quindi, sì, come hai detto tu, il video racconta questo momento in cui, pur portandosi dentro questa grandissima ferita, lei prova ad andare avanti e lo fa attraverso la danza."

 

Quindi, la danza ha un valore terapeutico.

"Sì, un po’ com’è stato per me nella mia vita."

 

In una intervista, hai dichiarato: "Credo che sia giunto il tempo di accorciare le distanze che ci separano  dal nostro prossimo, tenendo bene in mente che siamo tutti connessi da un filo invisibile e indivisibile", ovvero l'empatia, il concetto tanto caro a Roger Waters e che ha cercato di esprimere attraverso il suo ultimo album e i due corti che ti hanno visto protagonista.

"Con questo volevo dire che è giunto il momento di preoccuparci del nostro prossimo. Ma non soltanto di coloro che in questo momento vivono sotto i bombardamenti, che scappano dalla guerra, che purtroppo muoiono di fame o perdono la vita in mare . E’ giunto il momento, secondo me, di preoccuparci anche della persona che in questo momento ci è seduta accanto, perché credo che la nostra felicità dipenda dalla felicità della persona che ci è seduta accanto: se ci preoccupiamo della persona che ci è seduta accanto, noi saremo più felici. Questo è un concetto che ho sperimentato; non parlo perché ne ho sentito parlare o perché l’ho letto sui libri. Ne parlo perché personalmente l’ho sperimentato. Il condividere il dolore degli altri, preoccuparci che il nostro vicino sia felice è una nostra responsabilità ma ci rende felici. In realtà, potrebbe essere la ‘causa’ della nostra felicità. Sì, in realtà è come se fossimo sulla stessa frequenza. Ma non siamo gli unici; io sono sicura che tutti voi siete d’accordo con me, non ho dubbi su questo. Siamo tutti capaci di condividere le gioie e i dolori di chi ci è seduto accanto se soltanto ci apriamo a sentire le persone. E’ come se stessimo tutti sulla stessa barca: se la barca affonda, affondiamo tutti! Non possiamo permetterci di essere egoisti, di pensare soltanto ai nostri interessi. Non saremo felici così."

 

Progetti presenti e futuri?

"Sto lavorando su un progetto di danza con una coreografa…in realtà non posso dire altro perché le idee ancora non sono chiare neanche a me, però mi piacerebbe tantissimo potere esplorare il mondo del cinema, mi piacerebbe un giorno recitare in un film."

 

Vorresti scivolare sul versante della recitazione?

"Sì, perché non ho mai considerato la danza una disciplina soltanto atletica. Certo, è necessario allenarsi continuamente, la danza ha bisogno di allenamento, bisogna lavorare sul proprio corpo. Però danzare, per me, è sempre stato un po’ come interpretare. Sicuramente il cinema ha le sue particolarità, però l’indole per interpretare penso mi sia sempre appartenuta."

 

 

Carlo Maucioni

 

 

 

 

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Tags: Is This The Life We Really Want?/The last refugee/Azzurra Caccetta/Pink Floyd/Roger Waters/Sean Evans
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